martedì 11 settembre 2012
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​Caro direttore,
lo scorso anno in agosto, con il consenso dei figli, chiesi – quale tutore – l’applicazione del sondino gastrico (Peg) per mia moglie affetta dal morbo di Alzheimer da oltre quindici anni e colpita in quel periodo da "polmonite ab ingestis". La scelta si mostrò valida. Mia moglie si riprese molto bene e gli esami clinici di controllo risultano tutt’oggi nella norma. L’assistenza continua, attenta e amorevole, le concede una vita accettabile, dignitosa e umana. È il centro dell’attenzione dei famigliari e degli amici e, nel suo silenzio, ricambia a tutti noi letizia e serenità. Qualcuno magari parlerebbe di «accanimento terapeutico» anche in questo caso, ma è stata un scelta propizia. Resta il dubbio se la scelta fatta dal tutore, cioè da me, sarebbe stata da lei rifiutata... Mi auguro di no. Cordiali saluti.
Piero Cornacchia, Maniago (Pn)
Macché «accanimento terapeutico», caro signor Pietro. Sua moglie non ha ricevuto – cito dal Catechismo cattolico, ma è un pensiero anche sanamente "laico" che ogni persona razionale può intendere e condividere – cure «sproporzionate rispetto ai risultati attesi». È stata alimentata e idratata perché non poteva farlo da sola e doveva combattere al meglio un’ulteriore malattia che poteva essere non solo curata bene, ma anche guarita. E così è stato. Con il vostro amore e in alleanza con i medici l’avete aiutata a vincere la battaglia contro la "polmonite ab ingestis". Certo, sua moglie era e resta affetta dal morbo di Alzheimer. E so bene che qualcuno considera «accanimento» dare da mangiare e da bere con un sondino a chi ne ha bisogno (e può ricevere utilmente cibo e acqua), ma non può provvedere da solo. Come lei, come i suoi figli e come i medici che in scienza e coscienza hanno agito di concerto con tutti voi, anch’io sono tra coloro – né pochi né rassegnati – che giudicano questo gesto di cura e di amore del nutrire e idratare semplicemente l’esercizio di un assoluto dovere di umanità e di solidarietà. Un accudimento, non certo un «accanimento». Mi è già capitato di dire, caro amico, che considero il chinarsi su chi non è più autosufficiente e il garantirgli cibo e acqua un gesto fondativo dell’idea stessa di civiltà, tanto quanto l’onorare i morti. Ne sono più che mai convinto.
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