lunedì 12 maggio 2014
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Caro direttore,
la mostra bolognese su Jan Vermeer e il suo famoso quadro ’’La ragazza con l’orecchino di perla’’ ha richiamato in queste settimane molti ammiratori del grande artista olandese. Personalmente di questo pittore preferisco il dipinto titolato ’’La lattaia’’ esposto al Rijksmuseum di Amsterdam: una donna che versa il latte da una brocca, un gesto paragonabile a ciò che tante mamme fanno ogni giorno, ma che richiama anche il latte materno che dà vita al neonato. Nel giorno della festa di noi donne e madri, vorrei poter dedicata a tutte le mamme il commento della poetessa polacca Wislawa Szymborska, dedicato proprio al dipinto di Veemer: «Finché quella donna del Rijksmuseum nel silenzio dipinto e in raccoglimento, giorno dopo giorno, versa il latte dalla brocca nella scodella, il Mondo non merita la fine del mondo».
Annamaria De Grandis - Castelminio di Resana (Tv)
È giusto, cara e gentile signora Annamaria, rendere merito e omaggio al lavoro silenzioso ed esplicito, visto e non visto, delle donne e madri che portano – quanto e più del mitico Atlante – il peso del mondo e la speranza del futuro. E non è affatto rituale farlo proprio oggi. Assieme, idealmente, a tanti bambini e tante bambine (ma anche a tanti adulti che non dimenticano di essere e restare figli). Sono molti e diversi i modi in cui le madri – che sono coloro che ci generano e che ci accolgono e ci nutrono, non solo fisicamente – versano "latte" nella scodella dell’umanità. E sono davvero coinvolgenti, emozionanti e stimolanti i modi in cui la grande arte ha saputo raccontarlo e sottolinearlo. È utile ricordarlo con semplice gratitudine in un tempo nel quale, incredibilmente, alcuni arrivano persino a condannare come "discriminatori" il concetto di "maternità" e la stessa parola "mamma". Lo dico solo perché – mentre ancora echeggiano iniziative e polemiche "contro" quella che si tende a etichettare come famiglia tradizionale e la naturale e feconda relazione uomo-donna – sarebbe un po’ tartufesco tacerlo in un giorno "per" come questo... Ma lo dico con un sorriso, convinto che la realtà è sempre più forte di ogni ideologia e che la vita vera, le relazioni vere, i legami veri e costitutivi – nella vicenda di chiunque, qualunque esperienza e condizione personale viva – risultano sempre più importanti dei nomi e delle etichette. Ciò che le madri sono, il loro amore, la loro inimitabile "capacità dell’altro", che è biologica tanto quanto spirituale, non è mai solo nome e sola etichetta. Non è roba da consegnare a vigilati vocabolari, ad ambigui laboratori, a filantropie asettiche e politicamente corrette. È la sostanza stessa della vita.
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