Servizio civile, tre mesi dopo è chiaro che bisogna avviare in concreto la svolta
martedì 7 luglio 2020

Caro direttore,
tre mesi fa 53 di noi hanno firmato un appello per ripensare il Servizio Civile Universale. Avevamo immaginato che, in una emergenza come quella che ancora stiamo vivendo, una forza nazionale giovanile ben distribuita sul territorio e ben organizzata potrebbe fare moltissimo per aiutare le fasce più deboli della popolazione. Ci siamo sentiti rassicurati dall’immediata risposta dal ministro Spadafora e dalla successiva attenzione del presidente del Consiglio Conte, giunta attraverso il suo giornale, oltre che dal dibattito che si sviluppato sulle stesse pagine e dall’approvazione che ci è giunta da molte parti. Con questo nuovo appello intendiamo rilanciare la nostra proposta con la convinzione che deriva dal più largo consenso che essa ha riscontrato nell’opinione pubblica e soprattutto dare un seguito alle sagge parole del Presidente della Repubblica che ci esorta tutti alla solidarietà e allo spirito civico. Siamo infatti convinti che Il Servizio Civile Universale possa costituire una risorsa e una riserva di capitale umano inestimabile a sostegno del funzionamento delle istituzioni e del benessere collettivo. Può infatti rappresentare una opportunità di crescita per i giovani, capace di rafforzarne il senso di appartenenza e di responsabilità verso la comunità e quindi un modello di impegno e rinnovamento civile per tutta la nostra società. Oltre 500mila giovani hanno già servito come volontari in passato e il governo si appresta ad avviare una quantità notevole e crescente di giovani a progetti che riguardano la tutela della salute, la valorizzazione del patrimonio ambientale e artistico- culturale, l’assistenza delle persone più vulnerabili. Molte altre sono le necessità che il Servizio Civile Universale potrebbe intercettare a sostegno dell’integrazione e della coesione sociale, della lotta alla povertà, della riduzione delle diseguaglianze e della estensione delle opportunità di sviluppo a livello educativo e lavorativo. Prendiamo atto dei progressi compiuti in questi anni dal Servizio Civile Universale, ma riteniamo che esso debba essere profondamente riformato, oltre che potenziato economicamente, per effettuare il salto di qualità che le circostanze attuali sollecitano e che noi auspichiamo. Il Servizio Civile Universale va ripensato come infrastruttura sociale di primaria importanza ed espressione concreta di responsabilità e cittadinanza attiva, che si affianca alle istituzioni e agli enti del Terzo settore per assicurare la più ampia e partecipata tutela bei beni comuni. Riteniamo indispensabili un maggiore e più chiaro indirizzo e un maggior coordinamento nazionale delle attività svolte dai diversi enti, pubblici e privati, per quanto riguarda la qualità della formazione, il bilancio delle competenze acquisite e l’efficacia del servizio nei diversi contesti. Per questo siamo convinti che occorra una struttura di regia in grado di elaborare strategie e coordinare piani di intervento su tutto il territorio nazionale, valorizzando l’impegno di migliaia di persone. Vanno perciò assicurati una direzione strategica a livello centrale e un coordinamento operativo sul territorio in grado di certificare l’efficacia delle attività di formazione e di addestramento, lo sviluppo delle competenze dei volontari e i benefici che la collettività ha tratto dalle attività del Servizio Civile Universale. Il Servizio Civile Universale dovrebbe assumere la responsabilità della formazione dei volontari che accoglie e coordina. Prima dell’addestramento presso gli enti di assegnazione, i volontari dovrebbero ricevere una formazione di base comune, volta a chiarirne le motivazioni e ad assicurare che essi facciano proprie le finalità del Servizio e si rendano responsabili del loro conseguimento. Tale formazione dovrebbe fornire le conoscenze necessarie in materia di princìpi costituzionali, di diritti e doveri, di legalità e promuovere gli atteggiamenti e i comportamenti più consoni allo spirito di solidarietà e civismo del servizio. Il Servizio dovrebbe infine accordare i criteri di valutazione dei progetti presentati alla loro effettiva efficacia e assicurare il riconoscimento e la più ampia valorizzazione delle pratiche migliori. Poiché l’impegno economico è notevole, non vanno deluse le aspettative dei giovani che si apprestano a compierlo in un momento particolarmente difficile per la tenuta del prestigio delle istituzioni democratiche, lo sviluppo economico ed il futuro delle nuove generazioni. I tempi che ci attendono, non consentono ulteriori indugi e premono affinché le grandi riserve di entusiasmo, generosità e coraggio di cui dispone il Paese siano messe in campo perché dalle buone intenzioni si passi alle realizzazioni già con la prossima Legge di Bilancio. Cordiali saluti.

Eugenia Scabini, Enrico Giovannini, Josefa Idem, Gianfelice Rocca, Evelina Christillin, Giovanni Azzone, Angela Santoni, Enrico Cereda, Irene Bozzoni, Salvatore Veca, Antonio Uricchio, Marisa Garito, Arturo Maresca, Mina Piccinini, Luca Formenton, Mariagrazia Monaci, Alessio Boni, Paola Ercolani, Vittorio Lingiardi, Cinzia Caporale, Pietro Passerin d’Entreves, Lucia Valente, Marco dell’Acqua, Donatella Pinto, Gianluigi Guido, Ornella Chinotti, Donato Ferri, Dora Capozza, Giordano Riello, Caterina Arcidiacono, Aldo Bonomi, Elena Cattelino, Franco Vaccari, Simona Morini, Giulio Vidotto, Laura Deithinger, Luca Stevanato, Ersilia Menesini, Carlo Felice Casula, Maria Antonietta Russo, Alessandro Rosina, Daniela Gianatti, Dino Ruta, Carlotta Klieman, Simone Cascino Milani, Elena Marta, Arnaldo Zelli, Brunetto Boscherini, Luciano Mecacci, Marina Salvi, Andrea Tubaro, Annamaria Schena, Simone del Curto, Antonia Autuori, Camillo Regalia, Ilaria Angeli, Gianni Profita, Maria Pia Viggiano, Andrea Granelli, Giambattista Armelloni, Marco Depolo, Guido Stratta, Stefano Venturi Questi nuovi firmatari si aggiungono ai 53 accademici e intellettuali firmatari del primo appello publicato su 'Avvenire' del 7 aprile 2020: Gian Vittorio Caprara, Marco Santambrogio, Raffaella Ida Rumiati, Vincenzo Ziparo, Simona Colarizi, Giuseppe Ciccarone, Alessandro Treves, Mauro Bussani, Michele Salvati, Donata Francescato, Luigi (Gino) Pizzamiglio, Carlo Ratti, Bianca Beccalli, Gilberto Corbellini, Laura Borgogni, Fabio Lucidi, Antonella Recchia, Sergio Roncato, Stefano Zamagni, Concetta Pastorelli, Gianfranco Tarsitani, Gianbattista Sgritta, Silvia Castorina, Guido Pescosolido, Tomaso Quattrin, Giuseppe Usuelli, Milka Pogliani, Giuseppe (Pino) Cogliolo, Gabriella Pravettoni, Augusto Blasi, Vittorio Mazzotti, Massimo Rivosecchi, Luigino Bruni, Andrea Ranieri, Ferdinando Chiaromonte, William (Bill) Mebane, Salvatore Maria Aglioti, Grazia Francescato, Fiorenzo Laghi, Emma Baungartner, Ada Fonzi, Gianluca Vago, Donatella Spinelli, Luca Ricolfi, Santo Di Nuovo, Simonetta Magari, Nino Dazzi, Giuliano Cerulli, Antonio Lapenta, Marisa Malagoli Togliatti, Paolo Valerio, Roberto Ball, Lorenzo Strik Lievers



Cari e illustri amici,
accolgo con gratitudine e condivido con convinzione questa seconda parte – e 'terzo tempo' – dell’appello per il rilancio del Servizio Civile Universale che un primo gruppo di voi – gli ormai famosi 53 – mi aveva inviato e che avevo proposto in questo stesso spazio esattamente tre mesi fa («Ripensare e rilanciare il Servizio civile. Per il presente e per il futuro ») ). Sottolineo subito l’importanza delle ulteriori 63 firme, poste in calce a questa lettera: altri importati intellettuali e accademici assieme a personalità del mondo imprenditoriale. Perché ho scritto che l’appello ora diventato «dei 116» è a un 'terzo tempo'? Perché tra il primo appello e questo secondo ha preso forza un dibattito di grande concretezza, al quale – come ricordate – hanno partecipato vertici del governo, esponenti politici, portavoce dei volontari oggi in servizio e protagonisti del mondo della solidarietà e della cittadinanza attiva. È importante che le idee, le proposte e le disponibilità che sono state messe in campo portino a esiti concreti. E che l’avvio dell’auspicata nuova fase si noti già con la dotazione di fondi che verrà stabilità con la prossima legge di Bilancio. Perché non c’è momento più appropriato di questa immane emergenza sanitaria per far crescere il numero dei giovani in servizio. Insistete di nuovo, cari amici, sul tasto della 'formazione', tornando a mettervi a disposizione. Penso che sia un segnale di grande valore. L’«appello dei 116» merita, insomma, di essere compreso e accolto.
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