Le loro mani, i nostri occhi
venerdì 23 settembre 2022

Bruciano i veli, si tagliano i capelli, sfidano i gendarmi: quanto coraggio è necessario, per scendere in piazza a Teheran, a Shiraz o a Rasht? Quanto coraggio serve per pubblicare video a volto scoperto, consapevoli di listare a lutto il proprio futuro? È ciò che accade ormai da sei giorni in Iran, dopo la fine tragica della 22enne Masha Amini, morta 'misteriosamente' mentre era in custodia della 'polizia morale' per non aver indossato correttamente il velo.

Centinaia di giovani uomini e giovani donne iraniane si mettono a repentaglio, a mani nude contro leggi liberticide e un potere opprimente che nullifica le donne. Le vittime nelle manifestazioni sono già una trentina e «altri giovani moriranno» ha preconizzato la scrittrice Marina Nemat, fuggita dall’Iran all’inizio degli anni Novanta dopo aver sperimentato la tortura in carcere.
«Altri giovani moriranno»: quando il potere si sente minacciato, la repressione diventa più dura. Accade nelle stesse ore in Russia, dove in diverse città agenti in tenuta anti-sommossa infieriscono sui giovani, uomini e donne, che non vogliono sottostare alla mobilitazione ordinata da Putin e partecipare a una guerra ingiusta. A mani nude, come i coetanei iraniani, scaraventati a terra, trascinati via e infine identificati e richiamati immediatamente alle armi con la beffa della cartolina-precetto.

Non si conosce con certezza l’entità delle proteste, se siano centinaia o migliaia coloro che rischiano in proprio per le libertà di tutti gli altri. Ma il numero in fondo conta poco. Conta invece il segnale, la breccia. Se il tiranno di turno controlla e censura la libera stampa e oscura anche i social – accade in Iran come in Russia – è perché sa che grazie a quelle immagini, a quei video, a quei post diffusi in rete l’incendio può divampare e diventare globale, suscitando reazioni anche fuori dai confini. Qualche segnale che ciò stia in effetti accadendo si intravvede: le sanzioni comminate alla 'polizia morale' da parte degli Usa («Chiediamo al governo iraniano di mettere fine alla violenza contro le donne»), lo sdegno della ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock per il «brutale attacco contro le donne coraggiose» in Iran e la disponibilità della Germania ad accogliere i «disertori» russi, la ferma presa di posizione della scrittrice J.K.Rowling a Londra… Se c’è una minima possibilità che il sacrificio delle ragazze e dei ragazzi di Teheran e di Mosca produca frutti, di questo hanno bisogno. Del sostegno convinto e duraturo dei popoli liberi.
Lottano a mani nude, senza violenza, e questo vale moltissimo, vale di più. Non lasciamole sole, non lasciamoli soli.

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