Zelensky: con gli Usa per far finire questa guerra

Il presidente ucraino spiega che i colloqui con Washington vanno avanti. La speranza del governo di Kiev è che si possano ottenere risultati «già la prossima settimana»
March 4, 2025
Zelensky: con gli Usa per far finire questa guerra
Ansa | Una manifestazione a Kiev per le vittime della guerra e della libertà
«Il piano di pace sarà presto pronto con gli europei uniti intorno all’Ucraina e la leadership degli Stati Uniti per mettere fine alla guerra una volta per tutte». Lo ha assicurato Volodymyr Zelensky dopo i colloqui con il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il premier sloveno Robert Golob. Ancora una volta, con il riconoscimento della guida Usa, il presidente ucraino ha voluto confermare l’apertura a Washington dopo l’incontro-scontro di venerdì nello Studio Ovale. A conferma che qualcosa si muove in tale direzione, il suo principale collaboratore, Andriy Yermak, ha discusso, in una conversazione telefonica, con il consigliere per la Sicurezza nazionale, Mike Waltz «i passi per una pace giusta e duratura». E ha anticipato su X un incontro tra le rispettive squadre di addetti alla sicurezza «nel prossimo futuro». Quanto «prossimo» non è dato saperlo. Zelensky, tuttavia – che ha confermato personalmente l’annuncio di Yermak – ha parlato di possibili «risultati positivi» già la «prossima settimana». In mattinata, in realtà, era circolata la notizia di un nuovo viaggio negli Usa del leader ucraino dopo il fine settimana. Stavolta sarebbe andato insieme al presidente Emmanuel Macron e il premier britannico Keir Starmer. I tre avrebbero presentato a Donald Trump una proposta congiunta di accordo. La notizia è stata in un primo tempo avvallata da Parigi. La portavoce governo di Parigi, Sophie Primas, ha detto che effettivamente Macron stava prendendo in considerazione la missione a tre. Mezz’ora dopo la brusca smentita dell’Eliseo: nessun viaggio in programma. Nell’annunciato discorso serale del capo di Stato francese, poi, la questione ucraina – oggetto del messaggio – è scivolata nel dimenticatoio rispetto al tema del riarmo Ue. Non è un segreto che Trump voglia “guidare” la trattativa tra Kiev e Mosca. Il rischio di irritarlo ancor più con un’entrata a gamba tesa del duo Macron-Starmer appare la più probabile ragione della marcia indietro. Le rassicurazioni sulla «leadership», non hanno, però, fatto mollare a Trump la presa sull’Ucraina. Dopo la “sospensione” alle forniture di armi, la Casa Bianca ha congelato anche la condivisione delle informazioni dell’intelligence. Un colpo potenzialmente frontale per la resistenza ucraina. I dati di Washington – sostengono fonti militari – sono, forse, il contributo più prezioso per le forze armate. Ventiquattro ore su 24, sette giorni su sette, come ha precisato l’agenzia statale Ukrinform – via Nato o direttamente dal Pentagono –, Kiev riceve aggiornamenti sui raid di Mosca, gli spostamenti delle sue truppe lungo il fronte e la localizzazione dei centri logistici russi.
Il direttore della Cia, John Ratcliffe, è stato comunque possibilista. Alla luce delle recenti aperture di Zelensky, «riprendermo a lavorare fianco a fianco, come abbiamo sempre fatto». Intanto, però, il flusso di comunicazioni si è interrotto. Il “metodo Trump”nei confronti di Zelensky alterna, con bruschi sbalzi, bastone e carota. Appena qualche ora prima, il Casa Bianca, nel discorso alle Camere riunite al Congresso, aveva detto di avere ricevuto garanzie dall’omologo ucraino – recapitate con una lettera, ha precisato – sulla sua disponibilità a negoziare. Poi ha raccontato di avere avuto «conversazioni serie» con Mosca. «I russi sono pronti per la pace. Hanno mandato forti segnali», ha assicurato. In realtà, dal Cremlino, arrivano messaggi ambivalenti. Il portavoce, Dmitrij Peskov, ha accolto «positivamente» le recenti affermazioni di Zelensly. Mosca non rinuncia, però, a imporre le proprie condizioni. A cominciare dalla sede di eventuali colloqui. Vladimir Putin insiste per Minsk, a casa, cioè, del fedelissimo Aleksandr Lukashenko. Quest’ultimo aveva offerto la propria ospitalità già il 27 febbraio, senza, finora, molto successo. Kiev ha reagito con cautela. Da una parte, il portavoce del governo, Serhiy Nikiforov, ha precisato che le dichiarazioni di Zelensky sono contenute in un messaggio social e non in una lettera a Trump. Dall’altra, il Consiglio di difesa ha affermato che le parole di quest’ultimo a proposito della volontà di pace del Cremlino, «avranno senso solo quando si fermeranno gli attacchi quotidiani». Al momento, invece, i raid russi vanno avanti implacabili: nella notte tra martedì e ieri, quattro missili e quasi duecento droni hanno colpito il territorio ucraino.

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