Voti sulla pelle dei migranti. Ecco la Germania che non ci sta

Nel Paese che domenica va alle urne domina la paura dell'avanzata dell'Afd, ormai data al 20%. I cortei si moltiplicano. Le voci delle associazioni
February 20, 2025
Voti sulla pelle dei migranti. Ecco la Germania che non ci sta
Reuters | Una manifestazione di protesta dei cittadini davanti alla sede del partito di ultradestra a Dusseldorf
«Il vostro voto, il nostro futuro». Seimila studenti di una quarantina di scuole sfilano davanti al municipio di Steglitz, nell’ovest di Berlino. Lo striscione, sorretto dai manifestanti in prima fila, usa un gioco di parole: in tedesco Wahl vuol dire sia “elezione, voto”, sia “scelta”.
«Non possiamo ancora votare – ci dice Silke, 16 anni – ma intanto le scelte degli adulti saremo noi a pagarle».
Domina la paura dell’avanzata dell’Afd ormai al 20% nei sondaggi, in tanti recano cartelli con su scritto «Fck Afd» o «votare Afd fa tanto 1933». Molti contestano anche la Cdu, che a fine gennaio ha accettato di far passare una mozione con l’aiuto proprio dell’estrema destra. «È stata rotta una diga», dice Hanno, 17 anni.
È una delle tante manifestazioni che ogni giorno mobilitano migliaia di tedeschi contro l’estrema destra. Sul sito demokrateam.org si possono consultare, giorno per giorno, dove sono gli eventi in tutto il Paese.
Spesso sono contro-manifestazioni in occasioni di comizi dell’Afd, sarà così domani, a Erfurt, dove parlerà Björn Höcke, l’esponente di spicco dell’ala più estremista del partito. Grazie al sito, troviamo a Spandau, un altro quartiere occidentale della capitale, la commemorazione di nove migranti uccisi nel 2020 da un estremista nel centro per richiedenti asilo di Hanau, vicino a Francoforte. Tra gli organizzatori c’è Omas gegen Rechts, le “nonne contro la destra”, fondata nel 2017 in Austria ma diffusissima in tutta la Germania. «Eventi come Hanau non si devono più ripetere, bisogna tenere vivo il ricordo», ci dice Bettina L. (non vuole dirci il cognome), una signora sulla settantina. «Siamo tante – sottolinea – solo a Berlino circa 700. Combattiamo per difendere la democrazia per il futuro dei nostri nipoti».
La mobilitazione è forte. Il 2 febbraio, dopo il voto della Cdu insieme all’Afd, 250.000 persone si sono radunate davanti al Bundestag con il motto "Rivolta delle persone per bene. Siamo noi l’argine (contro l’estrema destra ndr)!", un corteo sfilato poi fino alla Konrad-Adenauer-Haus, sede della Cdu. Considerando analoghe dimostrazioni a Essen, Amburgo, Lipsia, Stoccarda, quel giorno hanno sfilato 700.000 persone in tutta la Germania. Domenica 38.000 persone nella storica Unter den Linden, nel cuore della capitale hanno sfidato temperature rigidissime con una manifestazione intitolata Hand in Hand, mano nella mano. «È stato toccante – ci dice uno dei gli organizzatori, Sophia Oppermann, direttrice di “Gesicht zeigen”, (prendere posizione”), un’Ong finanziata con fondi pubblici e impegnata per la promozione dei valori democratici e il contrasto all’estremismo di destra nelle scuole – vedere tante persone esporsi in prima persona, al gelo, per la democrazia, la solidarietà, i diritti umani. Sono momento importantissimi, la nostra società è sempre più spaccata, e le forze autoritarie hanno tutto l’interesse a che lo sia sempre di più».
Il clima è cupo. «Osserviamo con grande preoccupazione – ci spiega Sophie Scheytt, esperta di politica di asilo di Amnesty International Deutschland – che ormai tutti i partiti fanno una campagna razzista sulla pelle di migranti e rifugiati, associando la provenienza, che siano siriani, afgani, o genericamente musulmani, a una presunta maggiore disposizione alla violenza. Le parole spianano la strada alle violenze». E infatti, sottolinea, «nel 2024 si sono registrati 218 attacchi contro centri per richiedenti asilo, con una crescita costante, anno dopo anno, dal 2017. A questo si aggiungono 1.905 delitti contro richiedenti asilo e rifugiati individualmente. È inaccettabile». Si può fare qualcosa? Oppermann di Gesicht Zeigen è convinta di sì, ma è sempre più arduo. «Cominciammo la nostra missione per parlare di democrazia nelle scuole venticinque anni fa – ci dice – allora pensavamo: lo facciamo per pochi anni, poi non serviremo più. E invece…». Certo, «quando parliamo con gli studenti di antisemitismo, razzismo, neonazismo, sentiamo tanto interesse, questo ci permette di non perdere l’ottimismo».
Tuttavia, le cose sono peggiorate soprattutto dopo la pandemia. «Abbiamo cominciato a incontrare studenti ostili, provocatori – racconta – non era mai successo». E poi ci sono i social network. «L’estrema destra – ammette la direttrice – è stata bravissima a sfruttarli per presentarsi ai giovani come rivoluzionaria, alternativa alle élite, al “sistema. Anche noi cerchiamo di usarli, ma non è facile trovare il linguaggio giusto». Oppermann non vuole scoraggiarsi. «Per la nostra generazione, democrazia, tolleranza, diritti umani erano scontati. Ora invece dovremo rimboccarci le maniche per spiegarne i vantaggi ai giovani».

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