Trump: “grazia” a Netanyahu per «fare la pace a Gaza»
La richiesta provocatoria del tycoon già coinvolto in una mezza dozzina di processi fa discutere: chiede il perdono di un ricercato per crimini di guerra dalla Cpi e con tre casi aperti in Israele

La prima collocazione, naturale, è nello scaffale della “caccia alle streghe”, la seconda in quello della “pace che la porta la guerra” o gli schiaffi a qualsiasi forma di istituzione o giustizia internazionale. Infatti, se uno come Donald Trump si è visto congelare, cancellare o ribaltare l’esito di una mezza dozzina di processi sulle accuse immotivate di brogli elettorali quando è stato bocciato nella prima rincorsa alla Casa Bianca o di rivolta armata contro il Congresso; se uno deve milioni di dollari (e non li ha restituiti) dopo essere stato condannato, come primo presidente degli Stati Uniti ad esserlo, per il reato penale di truffa; o se sente insinuare da Elon Musk che il suo nome è tra i file segreti del defunto Jeffrey Epstein (insinuazione ritirata tre giorni dopo la pace segreta siglata prima che il Doge lasciasse la Casa Bianca); insomma: se chi fino a ora è riuscito a sfuggire al colpo di martello di un giudice americano propone la grazia per Benjamin Netanyahu, ebbene, qualcosa non torna. Netanyahu è inseguito da un mandato di cattura della Corte penale internazionale (il cui procuratore è stato nel frattempo a sua volta sospettato di molestie) per crimini di guerra e contro l’umanità, insieme al defunto leader di Hamas, e in compagnia del leader russo Vladimir Putin. Il premier israeliano ha ancora tre processi aperti in casa dopo aver presentato giustificazioni una mezza dozzina di volte quando i giudici volevano interrogarlo come hanno fatto invece con in suo più stretto collaboratore. Se tutto questo può avvenire, allora c’è qualcosa che non va.
«Sono rimasto scioccato – ha detto Trump – nell’apprendere (cinque anni dopo, ndr) che lo Stato di Israele, che ha appena vissuto uno dei suoi momenti più grandi della storia ed è fortemente guidato da Bibi Netanyahu, sta continuando la sua ridicola caccia alle streghe contro il suo primo ministro in tempo di guerra». Lo ha scritto il presidente degli Stati Uniti in un post sul social Truth, in cui esprime pieno sostegno al premier israeliano: «Bibi e io abbiamo appena attraversato l’inferno insieme - prosegue Trump - combattendo un nemico di Israele di lunga data, tenace e brillante, l’Iran, e Bibi non avrebbe potuto essere migliore, più acuto o più forte nel suo amore per l’incredibile Terra Santa. Chiunque altro avrebbe subito perdite, imbarazzo e caos!».
«Bibi Netanyahu è stato un guerriero - lo elogia ancora il tycoon - come forse nessun altro guerriero nella storia di Israele, e il risultato è stato qualcosa che nessuno pensava possibile, la completa eliminazione di una delle armi nucleari potenzialmente più grandi e potenti al mondo, e sarebbe successo presto!».
La chiosa è altrettanto “alla Trump”. «Una simile caccia alle streghe - conclude - per un uomo che ha dato così tanto, è impensabile per me. Merita molto di meglio, e lo merita anche lo Stato di Israele. Il processo a Bibi Netanyahu dovrebbe essere annullato immediatamente o dovrebbe essere concessa la grazia a un Grande Eroe, che ha fatto così tanto per lo Stato. Forse non conosco nessuno che avrebbe potuto lavorare in migliore armonia con il Presidente degli Stati Uniti, con me, di Bibi Netanyahu. Sono stati gli Stati Uniti d'America a salvare Israele, e ora saranno gli Stati Uniti d'America a salvare Bibi Netanyahu. Questo paradosso della Giustizia non può essere permesso!».
Inutile dire che poco dopo, smaltiti i fusi orari che spesso rallentano le reazioni, le risposte politiche si sono moltiplicate. Prima di quelle delle famiglie degli ostaggi o del popolo che da oltre un anno e mezzo ogni sabato sera chiede le dimissioni di Netanyahu. Una su tutte quella dell’opposizione israeliana. «Sebbene gli israeliani apprezzino il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, quest'ultimo non dovrebbe intromettersi in questioni giudiziarie interne israeliane», ha dichiarato il leader dell’opposizione israeliana Yair Lapid. «Siamo grati al presidente Trump ma il presidente non dovrebbe interferire in un processo legale in un Paese indipendente», afferma Lapid, aggiungendo che presume che intervenire nei problemi legali di Netanyahu sia una forma di "compensazione" da parte di Trump, «perché piegherà (Netanyahu) sulla questione di Gaza, per porre fine alla guerra».
I favorevoli sono altrettanti, a partire dai suoi ministri. «Il presidente Trump ha ragione: è ora di annullare il processo», ha scritto sui social il ministro della Cultura Miki Zohar, che ha pubblicato un'immagine generata dall'intelligenza artificiale di Trump e Netanyahu in piedi spalla a spalla con un leone ruggente alle spalle: «Il presidente della più grande superpotenza mondiale e un vero amico del popolo ebraico, Donald Trump, sta esprimendo ciò che molti cittadini israeliani sentono nei loro cuori», ha aggiunto. «Soprattutto in questi giorni, in cui tutti dobbiamo concentrarci sul ritorno degli ostaggi e sulla sconfitta dei nostri nemici, è tempo di porre fine all'inconcepibile ingiustizia e alla persecuzione personale contro di lui, e di annullare immediatamente il processo infondato», ha concluso Zohar.
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