«Restituiteli finché sono vivi». L'appello sui prigionieri del premio Nobel russo

Dmitrij Muratov ha scritto a Putin e Zelensky: favorite gli scambi tra civili, iniziando da adolescenti, donne, malati. Il reciproco rilascio e l'amnistia possono avvicinare la pace
May 29, 2025
«Restituiteli finché sono vivi». L'appello sui prigionieri del premio Nobel russo
Ansa | Il Premio Nobel per la pace russo, Dmitrij Muratov
Il 12 giugno è la festa nazionale della Russia. Il premio Nobel per la Pace Dmitrij Muratov ha colto l’occasione per rilanciare l’appello per la liberazione dei prigionieri politici. Questa volta si è rivolto ai due presidenti Putin e Zelensky proponendo di scambiare prigionieri civili per salvare loro la vita. Nonostante sia stato inserito nella lista dei cosiddetti “agenti stranieri”, Muratov rilancia quella che per lui è una missione personale e civile che dal 24 febbraio del 2022 si rivolge alle autorità col potere di decidere ma anche i cittadini perché non restino indifferenti. È un appello al senso di umanità, là dove le anime sono morte, annichilite o prigioniere.
«Signori Presidenti! I vostri negoziati continueranno. Vi prego, scambiatevi reciprocamente civili. Sostenitori del “mondo russo” che si trovano in Ucraina in cambio di oppositori della guerra che si trovano nelle prigioni e nei campi russi. Non esiste alcuna prassi di scambio o rilascio di civili reciproci in cambio di civili. Ma è ora di iniziare a farlo. Restituiteli finché sono vivi! Iniziate con gli adolescenti, le donne, i malati, coloro che hanno figli a casa». «Spero davvero che il reciproco rilascio, l'amnistia, la grazia, lo scambio – chiamatelo come volete – di civili avvicinino anche la pace tanto attesa».
A pochi giorni dallo scambio di prigionieri di guerra secondo la formula “1000 per 1000”, Muratov ha voluto ricordare i casi delle persone detenute in Russia e per i quali è urgente intervenire.
«Voglio ricordarli perché abbiamo smesso di sentire le loro grida dalle camere della tortura e dalle sale dei tribunali. Come negli anni ’40 gli abitanti di Dachau si abituarono all’odore del fumo dei forni dei lager». «Se non esisteva la pratica di scambiare o rilasciare civili in cambio di civili, è ora di iniziare. Restituiteli finché sono vivi. Iniziate dagli adolescenti, le donne, i malati, quelli che hanno figli a casa. Ci siete riusciti con i militari. Avete imparato a trasferire i corpi dei soldati caduti da entrambe le parti. Spero davvero che il rilascio reciproco, l'amnistia, la grazia, lo scambio, chiamatelo come volete, dei civili, questo passo avvicini anche la pace tanto attesa». Nel messaggio elenca i casi più drammatici che lo Stato ha trattato con particolare crudeltà. Il più anziano di loro è stato gettato in una cella a 67 anni, il più giovane a 14. Non tutti sopravviveranno in prigione. Tra questi il consigliere municipale di Mosca, Alekseij Gorinov in carcere da ormai più di tre anni al quale è stata appena diagnosticata la tubercolosi.
Igor Baryshnikov, pensionato di Kaliningrad, condannato a 7 anni per fake new sull’esercito ha il cancro allo stomaco. Per 2 anni ha potuto a malapena camminare e non gli era stato consentito di essere operato. Quando finalmente l’hanno fatto, sono iniziate gravi complicazioni. Baryshnikov è diventato cieco. Igor si occupava dell'anziana madre e quando è morta, la giudice si è rifiutata di lasciarlo andare al funerale. Andrey Shabanov è un sassofonista di 45 anni di Samara. Condannato a 6 anni per un post contro la guerra. Gravemente disabile, sta marcendo vivo. Si è spogliato in tribunale col corpo coperto di ulcere. Il giudice Dmitrij Ananev non ha retto la vista e l’ha rimandato in cella per non vederlo.
Oleg Belousov di San Pietroburgo, anche lui è disabile. È stato accusato di falsità sull'esercito, condannato a 5 anni di carcere. Rinchiuso in un centro di detenzione preventiva e registrato come persona predisposta alla fuga. Ogni 2 ore, anche di notte, mentre dorme, lo controllano per stabilirne l'identità e chiedergli di presentarsi. Non torturano solo lui, anche suo figlio, pure lui disabile. Un appello che richiama al senso di umanità e di solidarietà anche noi qui in Occidente.

© RIPRODUZIONE RISERVATA