sabato 26 aprile 2025
Non c'è stato il secondo incontro tra i due leader che «hanno concordato di proseguire i negoziati». Ieri il presidente Usa aveva assicurato che Russia e Ucraina sono a un passo dall'accordo
Trump e Zelensky seduti l'uno di fronte all'altro in San Pietro

Trump e Zelensky seduti l'uno di fronte all'altro in San Pietro - Ansa

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Assediati dalla vasta penombra, sorvegliati dalle incombenti architetture che fanno sembrare piccoli i cosiddetti “grandi”, tra la Porta Santa e la Pietà di Michelangelo il presidente ucraino e quello americano finalmente si ritrovano. L’uno sporto di fronte all’altro, senza interpreti né consiglieri. Per quindici minuti non sono più Trump e Zelensky, ma Donald e Volodymyr.

Mai si era visto e mai si sarebbe potuto immaginare che un giorno dall’altare di San Girolamo, che custodisce le spoglie di Giovanni XXIII, si sarebbero visti due uomini che da mesi si guardano in cagnesco e ora parlano non dei loro personali destini a poca distanza dal santo Pontefice della “Pacem in Terris”. I leader che a febbraio si sono insultati nello Studio Ovale, ora appaiono come due uomini sulle cui spalle pesano sorti ben al di là dei propri uffici. Zelensky, che con papa Francesco prima non si è capito e poi gli è corso incontro per ringraziarlo della “diplomazia umanitaria” spesa in Ucraina per salvare prigionieri e riportare a casa i bambini strappati dall’occupante. E Trump, in questo ricambiato, che a differenza del presidente Ucraino con Francesco non si è mai inteso fino in fondo.

La guerra in Ucraina «non è mia, è di Biden e non sarebbe mai successa se io fossi stato presidente. Io sto cercando solo di ripulire il pasticcio che mi hanno lasciato Obama e Biden», ha poi scritto sui social network il presidente americano. Ma stavolta ne ha anche per Putin, da cui si sente canzonato. «Non aveva motivo di sparare missili in aree civili e città negli ultimi giorni. Mi fa pensare che forse non vuole fermare la guerra, che mi sta prendendo in giro e che deve essere trattato in modo diverso, attraverso sanzioni bancarie o secondarie? Troppa gente sta morendo», ha aggiunto il capo della Casa Bianca.
Gli ottimisti parlano di «miracolo», con la regia discreta ma palpabile della Segreteria di Stato della Santa Sede, ma sarà il campo di battaglia a dire se si sta avvicinando il tempo per raffreddare le bocche da fuoco. Eccola la Storia. Il giorno dell’addio al Papa che nell’orizzonte aveva le periferie, vede il cuore del più piccolo Stato del pianeta tornare il centro del mondo. I leader che a febbraio si sono insultati a Washington, ora appaiono come due uomini sulle cui spalle pesano destini ben al di là dei propri confini. Zelensky ha deciso di nuovo di non indossare un abito, ma una camicia scura, abbottonata fino al collo, senza cravatta, sopra la quale ha indossato una giacca scura in stile militare. E la basilica diventa parlatorio, quando i due vengono raggiunti dal premier britannico Starmer e dal presidente francese Macron.

Una foto può diventare storica, ma non è detto che cambi la storia. Anche se è quello che tutti sperano, mentre Vladimir Putin non trova di meglio da fare che rivendicare la riconquista del territorio russo del Kursk, nelle ore in cui chiede con il peso di centinaia di droni, e ottiene dagli Usa, il sostanziale riconoscimento dell’acquisizione della Crimea mentre rivendica anche le quattro regioni ucraine che dopo tre anni di guerra non è riuscito a occupare completamente con le armi e ora vorrebbe gli venissero consegnate per preventiva resa. E lo ripete nel giorno dell’addio a Francesco, il Papa che per ottenere la pace non ha temuto di correre rischi diplomatici pur di dimostrare al capo del Cremlino che il Pontefice non ha pregiudizi, ma desidera a cerca la fine del bagno di sangue.

Fermo immagine del Tg1 che ritrae Zelensky e Trump ai funerali di papa Francesco

Fermo immagine del Tg1 che ritrae Zelensky e Trump ai funerali di papa Francesco - ANSA


C’è il conflitto in Ucraina e c’è la «Terza guerra mondiale a pezzi» sul sagrato della Basilica vaticana. Qualche gradino più in basso i “respinti”, guardano allo loro destra come se quello dei potenti sia non la tribuna dei “grandi”, ma il banco degli imputati. C’è il ragazzo sudanese che sulla schiena ha le cicatrici a cui se potesse darebbe il nome di quelli che a capo chino ascoltano le parole ammonitrici del cardinale Re, ma non hanno mosso un dito per fermare le frustate nei campi di prigionia, le bastonate della sbirraglia sulla rotta balcanica, le cannonate nelle repubbliche dei deserti, le deportazioni dall’Ucraina al Medio Oriente.

Ma nel giorno in cui riceve l’abbraccio dai cinque continenti, a papa Francesco è riuscito a rimettere di nuovo uno di fronte all’altro due dei tre uomini che volenti o nolenti devono negoziare la via dalla guerra che ha cambiato la geopolitica e le priorità del nostro tempo. Si parlano protesi l’uno verso l’altro, occhi negli occhi. Cosa siano detti lo sanno, forse, solo i monsignori rimasti nelle vicinanze. Nessun assistente, nessun interprete, anche le guardie del corpo tenute fuori dall’inquadratura del grandangolo con cui è stata scattata la foto del giorno, forse dell’anno. Il presidente ucraino ha riconosciuto che il colloquio potrebbe «rivelarsi storico» se si riuscisse a ottenere il tipo di pace che lui stesso ha in mente, e che stavolta Trump sembra meno disposto a ostacolare. Un portavoce della Casa Bianca ha parlato di colloquio «molto produttivo».

Il momento del primo incontro tra Trump e Zelensky insieme a Macron e Starmer

Il momento del primo incontro tra Trump e Zelensky insieme a Macron e Starmer - Ansa

Ne esce male Vladimir Putin, e lo ha fatto capire facendo di nuovo suonare le sirene d’allarme in mezza Ucraina, ancora una volta ben lontano dalla linea del fuoco. Kiev è pronta per un cessate il fuoco incondizionato. Lo rivela Emmanuel Macron, che riporta le parole a lui rivolte dal leader ucraino. «Il presidente Zelensky me lo ha ripetuto oggi. Vuole collaborare con americani ed europei per attuarlo. Ora tocca al presidente Putin dimostrare che desidera davvero la pace», ribadisce il presidente francese. A Mosca c’è stato Steve Witkoff, il negoziatore inviato da Trump a parlare per la quarta volta con il presidente russo Vladimir Putin. Ed è stato lui a dire che stavolta «la Russia è pronta a riprendere i colloqui con Kiev senza alcuna precondizione». Anche l’Ucraina, a quanto apprende Avvenire da fonti qualificate della diplomazia di Kiev, sta considerando questa possibilità. A una condizione: fermare il massacro, poi sedersi a discutere.

Nel pomeriggio il presidente ucraino ha avuto un colloquio con il cardinale Matteo Zuppi, a cui ha ribadito la riconoscenza "per l'assistenza fornita dal Vaticano, dal Pontefice in persona e da Matteo Zuppi - scrive Zelensky in una nota fine giornata - per il ritorno dei bambini ucraini illegalmente deportati e sfollati dalla Russia e per il rilascio dei prigionieri". Il leader ucraino ha anche ringraziato "per l'opportunità di incontrare il presidente degli Stati Uniti nella basilica di San Pietro".

L’accelerazione negoziale potrebbe essere imminente. Prima di tornare negli Usa Trump ha avuto un fugace colloquio con la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Si sono ripromessi di fissare un nuovo appuntamento, nel quale guerra e dazi saranno sul tavolo. Anche il premier britannico Keith Starmer, che con Macron guida la non saldissima “coalizione dei Volenterosi”, ha parlato con il tycoon: «Abbiamo discusso dei progressi positivi compiuti negli ultimi giorni per garantire una pace giusta e duratura in Ucraina. Dobbiamo mantenere lo slancio». Tra il rosso porpora dei cardinali che dovranno scegliere il nuovo successore di Pietro e i colori del lutto delle autorità mondiali, ai piedi del Colonnato era dispiegata la geografia del potere spirituale e temporale. E mai come ieri sono sembrati , chi per vocazione chi per necessità, alleati nel dare speranza al sogno di pace di Jorge Mario Bergoglio.

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