sabato 18 gennaio 2025
Una “catena di luci” a Vienna contro l’incarico al leader di estrema destra Kickl. L’Azione Cattolica: «La Repubblica è a un bivio. La gente che è intervenuta mostra l’urgenza»
Herbert Kickl, 56 anni, è il presidente del Partito della Libertà d’Austria dal giugno 2021

Herbert Kickl, 56 anni, è il presidente del Partito della Libertà d’Austria dal giugno 2021 - ANSA

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È una fredda sera di gennaio quando migliaia di persone accendono la luce dei propri smartphone per creare la “Lichterkette”, una catena di luci a illuminare il Ballhausplatz, la piccola piazza asburgica nel centro di Vienna, cuore del potere politico austriaco. Da un lato la Hofburg, il palazzo imperiale già di Francesco Giuseppe e oggi sede del presidente della Repubblica, dall’altro la cancelleria federale. Qui si sono riuniti, debordando per le strade vicine, cinquantamila manifestanti secondo gli organizzatori. «Non vogliamo un’Austria di estrema destra» si legge su uno degli striscioni.

Tra i tanti presenti, molti i cattolici. Perché nella Chiesa austriaca l’inquietudine per gli ultimi sviluppi è davvero tanta. Alle soglie della cancelleria c’è Herbert Kickl, il leader dell’estrema destra austriaca della Fpö, arrivata in testa alle elezioni del 29 settembre. A inizio gennaio sono falliti a sorpresa i negoziati tra popolari (Övp), socialdemocratici (Spö) e liberali (Neos) e ora l’Övp è pronta a farlo diventare cancelliere dopo aver escluso categoricamente questa ipotesi fino a poche settimane fa.

La folta presenza di cattolici non è un caso. L’Azione Cattolica austriaca (Kaö) è tra le organizzazioni più attive nel quadro della Rete austriaca per la società civile (Önz), cui aderisce una trentina di sigle.

La Rete ha lanciato l’iniziativa della manifestazione del 9 gennaio sotto il titolo “Allarme per la Repubblica”. La scelta del giovedì e la catena di luci non sono un caso: ricorda le altre Lichterketten che ebbero luogo ogni giovedì tra il 2000 e il 2003 contro il primo governo a partecipazione Fpö, con l’allora cancelliere Övp Wolfgang Schüssel. La Kaö ha voluto lanciare a sua volta un proprio appello, con parole chiare: «La nostra Repubblica – si legge – è a un bivio. C’è la minaccia di un attacco autoritario alla democrazia, ai diritti umani, ai media indipendenti, alla giustizia, alla tutela dell’ambiente e alla coesione sociale nel nostro Paese».

«È stato un incredibile successo – dice ad Avvenire Ferdinand Kaineder, presidente della Kaö – come dimostrano i numeri dei partecipanti. E questo solo con questo appello. La gente sul posto mostrava veramente l'urgenza di fare qualcosa. Un piccolo aneddoto: una donna mi ha chiamato dal Salzkammergut (le montagne del Salisburghese, oltre 300 km dalla capitale ndr) e mi ha detto: devo venire a Vienna, non posso stare a guardare. Qualcosa sta ribollendo».

La Kaö non è sola. Anche se non ha partecipato fisicamente, sui contenuti della Lichterkette è pienamente d’accordo anche la Caritas Austria. «Il nuovo governo – dice ad Avvenire la presidente Nora Tödtling-Musenbichler – è ancora in fase di formazione, ma già adesso vediamo che nella nostra società nel suo complesso si sono create delle fratture. Siamo davvero a un bivio». Per la Caritas, aggiunge, «è cruciale che questo nuovo governo rispetti lo Stato di diritto, i diritti umani e delle minoranze, che mantenga l’impegno per l’Europa e favorisca il dialogo evitando di scavare fossati o provocare divisioni». La Caritas, naturalmente, «cercherà il dialogo con le forze di governo» con l’intento di evitare una pericolosa deriva. Tuttavia «la nostra preoccupazione è che invece si vada nella direzione sbagliata. Dovremo mantenere la massima vigilanza». «Grande inquietudine per la deriva verso l’estrema destra» ha espresso pure Anna Wall-Strasser, presidente della Kabö (Movimento dei lavoratori cattolici austriaci).

La gerarchia cattolica austriaca è per ovvie ragioni prudente, ma la preoccupazione è apparsa chiara dall’appello lanciato dall’arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schönborn, in occasione delle elezioni europee di giugno. «Questo voto – ha detto – ci dà l’occasione di impegnarci per valori a noi sacri: dignità umana, giustizia, pace e preservazione della Creazione». Gli elettori dovrebbero «rafforzare quanti si impegnano per un’Europa della coesione, che si riconosce nell’inviolabile dignità delle persone». Alle Europee, per la cronaca, la Fpö è arrivata prima con il 25,4% dei voti, per aumentare poi al 28,8% alle politiche di settembre. Prima del voto nazionale la Facoltà teologica dell’Università di Vienna e l’Accademia sociale cattolica hanno pubblicato un opuscolo intitolato “Votare da cristiani in modo responsabile”.

Passaggio centrale: le posizioni rappresentate dalla Fpö, contengono «opzioni nazionalistiche, di estrema destra, di “popolo”» che «sono chiaramente inconciliabili con i principi cristiani». Un messaggio ora cruciale, soprattutto per raggiungere quei cattolici che hanno votato Fpö o ne sono comunque attirati. «Indubbiamente - spiega la presidente di Caritas Austria – tanti hanno dovuto affrontare anni di crisi, inflazione, pandemia, e c’è chi sa sfruttare queste insicurezze seminando paura».

Della situazione politica si è parlato anche al Congresso Pastorale a Salisburgo dal 9 all’11 gennaio, intitolato “Essere cristiani per una società democratica”. «Lì è stato affermato – racconta la presidente di Caritas, Tödtling Musenbichler – che i cristiani in democrazia hanno la missione di impegnarsi politicamente e di dare voce a quanti non ce l’hanno».

«Il fermento sta crescendo, lo percepiamo chiaramente – spiega il leader della Kaö, Kaineder – anche le chiese sono un luogo adeguato», con la possibilità di usare anche le «prediche durante le Messe per far capire, sulla base dei Vangeli, che cosa sta succedendo nella nostra società. Spiegando, ad esempio sul fronte della migrazione, che divisioni, espulsioni, emarginazione, non sono compatibili con la Chiesa». Per ora non sono state convocate nuove manifestazioni con Lichterketten, in attesa del nuovo governo. Ma certo è che, sottolinea il presidente dell’Azione Cattolica, «la piazza sarà uno dei modi in cui esprimeremo la nostra protesta». Si parla anche della recita di vespri «politici». L’Azione Cattolica, e con essa tanti fedeli, «non tacerà né si ritrarrà». «Se ci saranno sviluppi nella direzione sbagliata, useremo svariati modi per far sentire la nostra resistenza».

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