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Fumo dagli edifici di un quartiere di Kiev colpiti da un attacco di droni e missili russi - Fotogramma
«Difenderemo insieme i nostri cieli». Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è detto soddisfatto della telefonata con l’omologo americano Donald Trump. In quaranta minuti di «conversazione approfondita sulle capacità dell’industria della difesa e sulla produzione congiunta», i due leader hanno «discusso le opzioni di difesa aerea» e «concordato di collaborare per rafforzare la protezione del nostro spazio aereo», ha detto Zelensky. «Siamo pronti per progetti diretti con gli Stati Uniti e crediamo che questo sia di fondamentale importanza per la sicurezza, soprattutto quando si tratta di droni e tecnologie correlate», ha spiegato. Ventiquattr’ore prima Trump aveva parlato per quasi un’ora al telefono con l’omologo russo Vladimir Putin. Per poi ammettere: «Non ho fatto alcun progresso con lui». Aggiungendo: «Non sono contento».
Sul tavolo del negoziato di Zelensky con gli Usa c’era la questione della fornitura dei Patriot, i missili per la difesa che lunedì il Pentagono ha smesso di inviare e che sono scudo indispensabile ai civili ucraini. Tanto più che, da settimane, la Russia ha intensificato i lanci di droni. Dopo la decisione di Washington di interrompere le consegne – una trentina di Pac-3 Patriot, una ventina di Stinger, missili aria-terra Hellfire e oltre 90 aria-aria Aim sono bloccati in Polonia – la Germania sta valutando la possibilità di acquistarli dagli Usa per cederli a Kiev. Dopo la telefonata con Zelensky, fonti dell’Amministrazione hanno confidato al sito Axios che «Trump ha detto di voler aiutare nella difesa aerea e che controllerà cosa è stato fermato». Sei fonti citate da Politico sostengono che lo stop ordinato dal Pentagono avrebbe «colto di sorpresa persino le persone solitamente informate su tali questioni». Sotto accusa è il vicesegretario alla Difesa, Elbridge Colby, che avrebbe preso la decisione da solo giustificandola con il rischio di esaurire le scorte. Eventualità che un’analisi di funzionari del Dipartimento della Difesa avrebbe smentito. Lo stop ordinato dal Segretario alla Difesa, Pete Hegseth, sarebbe un’applicazione burocratica dell’America First.
«Abbiamo ottenuto molto insieme all’America – ha dichiarato Zelensky – e sosteniamo tutti gli sforzi per fermare le uccisioni e ripristinare una pace giusta, duratura e dignitosa». Con Trump è stato concordato un incontro tra funzionari della Casa Bianca e di Kiev. All’inizio della settimana era stato il presidente francese Emmanuel Macron a sentire al telefono Putin, per la prima volta dal 2022. Ieri Macron, che ha parlato mercoledì con Trump e lo risentirà oggi, ha annunciato che presiederà congiuntamente con il premier britannico Keir Starmer il vertice della “coalizione dei volenterosi”, il 10 luglio nella base militare di Northwood, vicino a Londra, sede del Comando marittimo alleato della Nato. Al vertice, che riunisce trenta Paesi che sostengono Kiev, parteciperà Zelensky in collegamento da Roma, dove nella stessa giornata si terrà la Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina. Come dire: europei divisi alla meta ma videocollegati. Si uniranno da remoto, tra gli altri, la premier Giorgia Meloni e il cancelliere tedesco Friedrich Merz.
Sul terreno, proseguono i combattimenti. In pieno giorno, un raid ha colpito la città natale di Zelensky, Kryvyi Rih, causando gravi danni e almeno 6 feriti. Ed è di un morto e 26 feriti, tra cui un bambino, il bilancio di un attacco sulla periferia di Kiev. Il ministro degli Esteri, Andrii Sybiha, postando la foto di frammenti di droni abbattuti, denuncia che alcuni sono di fabbricazione cinese. I russi sostengono di avere conquistato il villaggio di Predtechine, nel Donetsk. E denunciano l'uccisione di quattro civili in un raid ucraino sulla città di Donetsk. Sempre ieri, Mosca e Kiev hanno condotto un nuovo scambio di prigionieri, in attuazione dell’accordo di Istanbul. La maggior parte degli ucraini era detenuta in Russia dal 2022.