venerdì 27 maggio 2022
Kiev: "12 milioni di sfollati; 5,5 sono fuggiti all'estero". Circondata la città di Severodonetsk. Il sindaco: "1.500 morti". "La Russia vuole il genocidio in Donbass", ha denunciato Zelensky
Avanzata russa sul Donbass. Draghi sente Zelensky: sblocchiamo i porti insieme

Ansa

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La guerra russa in Ucraina è arrivata al 93° giorno. Sfiora quota 4.000 il bilancio delle vittime civili accertate in Ucraina dal 24 febbraio, secondo l'agenzia dell'Onu per i diritti umani ripresa dal Kiev Independent che parla anche di 9 vittime a Kharkiv e di 7 a Lugansk. Gli abitanti uccisi finora dalle forze russe sono infatti almeno 3.998 (dato aggiornato a mercoledì), mentre i civili feriti sono almeno 4.693. L'agenzia ritiene comunque che i dati effettivi siano molto più alti.

Le azioni della Russia in Ucraina forniscono prove sufficienti per concludere che Mosca stia incitando al genocidio e commettendo atrocità con l'obiettivo di distruggere il popolo ucraino. Lo riferisce il primo rapporto indipendente sulle accuse di genocidio a carico della Russia. Il rapporto legale, firmato da oltre 30 studiosi di diritto ed esperti di genocidi, accusa lo stato russo di aver violato diversi articoli della Convenzione delle Nazioni Unite sul genocidio.

L'Ucraina non è ansiosa di parlare con la Russia di Vladimir Putin, ma deve affrontare la realtà e sarà necessario per porre fine alla guerra: lo ha affermato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky durante un discorso a un think tank indonesiano. Lo riporta la Reuters sul suo sito. "Ci sono cose da discutere con il leader russo. Non sto dicendo che il nostro popolo è ansioso di parlare con lui, ma dobbiamo affrontare la realtà. Cosa vogliamo da questo incontro? Rivogliamo le nostre vite. Rivogliamo la vita di un Paese sovrano all'interno del proprio territorio, ma la Russia non sembra essere pronta per seri colloqui", ha concluso Zelensky.

Il presidente russo Vladimir Putin ha definito le pressioni esercitate da una serie di Paesi ostili come "quasi un'aggressione". Lo riporta la Tass. L'Occidente sta cercando di cancellare il nostro Paese, di rimuoverlo dalla mappa del mondo" ha affermato il primo ministro russo Mikhail Mishustin, sempre citato dalla Tass. "Vengono imposte sanzioni finanziarie, economiche, umanitarie, la discriminazione e le pressioni continuano nei campi della scienza, dello sport, della cultura, e sui nostri compatrioti all'estero", ha aggiunto il premier. E questo "per la sola ragione che stiamo proteggendo i nostri interessi nazionali".

L'avanzata russa nel Donbass: come sta andando

Mentre riprendono i bombardamenti su Kharkiv, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha accusato la Russia di aver compiuto un "genocidio" nel Donbass, regione contesa nell'Est del Paese. "L'attuale offensiva degli occupanti nel Donbass potrebbe rendere la regione disabitata", ha detto Zelensky in un discorso diffuso nelle scorse ore, nel quale ha accusato le forze russe di voler "ridurre in cenere" diverse città della regione. La Russia pratica "la deportazione" e "le uccisione di massa di civili" nel Donbass, ha proseguito il leader ucraino, secondo cui "tutto ciò è un'evidente politica di genocidio portata avanti dalla Russia".

Almeno 10 persone sono morte e altre 35 sono rimaste ferite da un missile che ha colpito una caserma a Dnipro, nell'Est dell'Ucraina. Lo riferiscono fonti locali ucraine, citate da Unkriform.

Le forze di terra russe continuano il loro tentativo di circondare Severodonetsk e Lyschansk, catturando di recente diversi villaggi a nord-ovest di Popasna. Stando a quanto riportato dall'ultimo bollettino dell'intelligence militare britannica, la Russia sta facendo pressioni sulla sacca di Severodonetsk sebbene l'Ucraina mantenga il controllo di più settori difesi, negando alla Russia il pieno controllo del Donbas.Più della metà delle case di Severodonetsk, ''il 60%, sono state distrutte dai bombardamenti russi, mentre l'80-90% sono state danneggiate e necessitano di importanti interventi per la ricostruzione''. Lo ha dichiarato il sindaco di Severodonetsk, Oleksandr Struk, secondo il quale 1.500 persone sono morte in città dall'inizio della guerra.​

La Russia ha disseminato nel Mar Nero tra le 400 e le 500 vecchie mine sovietiche, che vengono strappate dalle ancore quando il mare è agitato e vanno alla deriva, rendendo impossibile l'esportazione di merci dai porti ucraini. Lo ha affermato il portavoce dell'amministrazione militare regionale di Odessa Sergiy Bratchuk, aggiungendo che Mosca ha "creato una crisi alimentare nel mondo" e sta usando un "alibi informativo" incolpando l'Ucraina della crisi alimentare.

Circa 70 cadaveri sono stati trovati nell’ex stabilimento di Oktyabr, a Mariupol. Lo ha affermato il consigliere del sindaco Petro Andryushchenko. «Le persone sono rimaste tra le macerie dell’edificio dopo il bombardamento. I corpi sono stati chiusi in sacchetti di plastica e portati per la sepoltura in una fossa comune nel villaggio di Stary Krym», in attesa di una sepoltura più degna quando finirà la guerra.

Draghi sente Zelensky: sblocchiamo i porti insieme

"Sblocchiamo i porti insieme". Volodymyr Zelensky abbraccia l'iniziativa di Mario Draghi di tentare di risolvere la crisi del grano fermo in Ucraina che mette a rischio la sicurezza alimentare globale, in un colloquio telefonico che lo stesso premier italiano aveva annunciato sul tema, rendendo conto ieri della sua telefonata con Vladimir Putin, mentre tra Mosca e Kiev continua il rimpallo delle responsabilità sulle mancate esportazioni dei cereali dai porti chiusi dalla guerra.

"L'Ucraina deve sminare i porti" per consentire il passaggio delle navi, ha di nuovo attaccato il presidente russo parlando a sua volta con il cancelliere austriaco, Karl Nehammer, e bollando come "infondate" le accuse alla Russia per i problemi sulle forniture alimentari. Dal resoconto arrivato dal lato austriaco, tuttavia, Vienna conferma che Putin ha di nuovo legato la soluzione dell'approvvigionamento di grano alla fine delle sanzioni. Per Zelensky, invece, è Mosca a costringere gli ucraini a tenere fermi "22 milioni di tonnellate di grano nei silos", ostacolando le principali rotte di esportazione sul Mar Nero e il Mar d'Azov, quest'ultimo ormai completamente sotto il controllo dei russi. Secondo l'amministrazione militare dell'oblast di Odessa, inoltre, la Russia ha disseminato nel Mar Nero tra le 400 e le 500 vecchie mine sovietiche che, strappate dalle ancore quando il mare è agitato, vanno alla deriva rendendo impossibile la navigazione.

È da questa impasse che nasce la mossa di Draghi per cercare di portare le parti a un accordo mirato alla questione alimentare "che minaccia i Paesi più poveri del mondo". Nel colloquio odierno, il leader ucraino "ha espresso apprezzamento per l'impegno da parte del governo italiano" sul tema e "ha concordato con il presidente Draghi di continuare a confrontarsi sulle possibili soluzioni", ha riferito Palazzo Chigi, anche in vista di possibili ulteriori tentativi di mediazione con Putin.

Mediazione nella quale vorrebbe inserirsi anche il leader della Lega Matteo Salvini che sta esplorando "la possibilità" di una sua visita a Mosca.

La Chiesa ortodossa ucraina taglia i legami con la Russia

La Chiesa ortodossa ucraina, sostenuta da Mosca, afferma di aver tagliato tutti i legami con la Russia per l'invasione dell'Ucraina, dichiarando "piena indipendenza". "Non siamo d'accordo con la posizione del patriarca di Mosca Kirill... sulla guerra", ha affermato la chiesa in un comunicato dopo aver tenuto un consiglio incentrato sull'"aggressione" della Russia contro l'Ucraina, dove ha dichiarato la "piena indipendenza e autonomia dell'Ucraina Chiesa ortodossa".

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