lunedì 7 novembre 2016
Tutto quello che c'è da sapere sul sistema elettorale degli Stati Uniti. Martedì si vota: la sfida tra Hillary Clinton e Donald Trump per la Casa Bianca è a un passo dalla conclusione
I due sfidanti per le presidenziali americane (montaggio di due foto Ansa)

I due sfidanti per le presidenziali americane (montaggio di due foto Ansa)

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Perché si vota martedì 8 novembre?

Il Congresso ha stabilito nel 1845 che si votasse sempre il primo martedì del mese di novembre quattro anni dopo l'ultima elezione del presidente. Una scelta del mese legata alle radici fortemente agricole del paese - a novembre si era concluso il raccolto e le strade non erano ancora bloccate dalla neve - e una scelta del giorno legata al fatto che, calcolando che la domenica era dedicata alla chiesa, molti degli elettori che vivevano nelle zone più remote non sarebbero riusciti a raggiungere i centri dove si votava in tempo il lunedì. Secondo la Costituzione i requisiti per diventare presidente sono tre: un'età superiore ai 35 anni, essere nati negli Stati Uniti e risiedervi da almeno 14 anni.

Come si vota?

Inserito nella Costituzione americana come un elemento teso a tenere lontana dalle elezioni "le passioni popolari", il sistema del Collegio elettorale si basa sull'idea che l'elettore esprimendo il proprio voto in realtà non vota il candidato ma una serie di grandi elettori, a lui collegati, che eleggeranno effettivamente il presidente in un secondo momento. L'elezione del presidente degli Stati Uniti è quindi indiretta. Eletti nei singoli Stati in numero proporzionale alla popolazione - numero che corrisponde alla somma dei deputati e senatori che rappresentano lo Stato al Congresso - i grandi elettori sono 538: ad un candidato sono necessari quindi 270 voti per aggiudicarsi la Casa Bianca.

Come vengono distribuiti i voti?

I voti elettorali vengono aggiudicati all'interno di ciascuno Stato con un sistema maggioritario secco, che viene definito il “winner takes all”. Fanno eccezione Nebraska e Maine, gli unici due Stati che hanno scelto di assegnare i loro voti elettorali, rispettivamente cinque e quattro, con il sistema proporzionale. In tutti gli altri Stati il vincitore prende quindi tutto anche se per uno scarto minimo di voti, come hanno dimostrato sempre le elezioni del 2000, quando George W. Bush si è aggiudicato, con un vantaggio di poche centinaia di voti, tutti i 27 voti elettorali della Florida che gli hanno consegnato la Casa Bianca.

Cosa succede se nessun candidato ottiene la maggioranza?

In caso di parità tra i due candidati all'interno del Collegio elettorale, la decisione viene demandata alla Camera dei rappresentanti che sceglie il presidente fra i tre candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti elettorali. La delegazione di ciascuno Stato alla Camera deve esprimere un solo voto, e se non riesce ad avere una maggioranza al suo interno, il suo voto non verrà conteggiato. Diventa presidente chi ottiene la maggioranza dei voti degli stati, che è 26. Le elezioni presidenziali sono state decise due volte dalla Camera: nel 1800, quando Thomas Jefferson e Aaron Burr ottennero ciascuno 73 voti del Collegio Elettorale e Jefferson vinse solo al 36esimo ballottaggio. E nel 1824 Andrew Jackson ottenne 99 voti elettorali, John Quincy Adams 84, William Crawford 41 e Henry Clay 37, dal momento che nessuno aveva raggiunto la maggioranza, decise la Camera e vinse Jackson al primo ballottaggio.


I grandi elettori possono cambiare idea?

Nella storia americana, anche più recente, non sono mancati questi "tradimenti". Nel 1988, per esempio, Margaret Leach, grande elettrice del candidato democratico Michael Dukakis - che fu nettamente sconfitto da Ronald Reagan - votò invece per il candidato alla vice presidenza, il senatore Lloyd Bentsen. Nel 1976 un grande elettore repubblicano dello stato di Washington invece di votare per lo sconfitto Gerald Ford votò, anticipando i tempi, per Reagan. Anche nel 2000 ci fu una sorpresa, ininfluente ai fini dei risultati: in segno di protesta per il modo in cui era stata condotta l'elezione un grande elettore di Al Gore votò scheda bianca.


A che ora chiuderanno i seggi?

L’orario di chiusura dei seggi si differenzia nei 50 Stati perché gli Usa hanno 6 fusi orari dalla costa Est sull’Atlantico alle Hawaii nel Pacifico. I primi a chiudere a mezzanotte (ora italiana) saranno Indiana e Kentucky, a seguire all’1 Florida, Georgia, South Carolina, Vermont e Virginia. L’ultimo Stato a chiudere i seggi sarà l’Alaska alle 6 di mercoledì mattina ora italiana.

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