Taiwan, il fantasma di Trump e la guerra elettronica con la Cina
di Luca Miele
L'isola ribelle teme di essere "abbandonata" dalla nuova presidenza Usa proprio mentre la pressione militare di Pechino ha raggiunto livelli mai registrati prima

Un fantasma aleggia sull’isola di Taiwan. Il fantasma di Donald Trump. Con la nuova presidenza a stelle e strisce, l’"isola ribelle" sarà più o meno sicura? Più o meno "tranquilla"? Una cosa, per ora, sembra certa: come scrive la Cnn, con la Cina che si fa sempre più minacciosa, “Taiwan si sta allacciando le cinture per quella che potrebbe essere una relazione molto più volatile con Washington”. I segnali, lanciati da Trump, sono stati ambivalenti. Ambigui. Durante il suo primo mandato, il tycoon non si è discostato dalla tradizionale linea di amicizia Usa nei confronti di Taipei. Tradotto: non ha fatto mancare le armi all’isola. Tanto che l’allora presidente Tsai Ing-wen dichiarò che le relazioni tra Stati Uniti e Taiwan non erano "mai state migliori".
La campagna elettorale, che lo ha visto vincitore, è stata però segnata dall’inabissamento del “dossier Taiwan” dai radar del tycoon. Se è vero che non sono mancati i toni aggressivi verso la Cina, Trump ha, però, allo stesso tempo, usato due argomenti, come altrettante clavi, nei confronti dell’isola ribelle. Primo: Taiwan deve pagare di più per la “protezione” Usa. Secondo: Taiwan "ruba" il business dei chip degli Stati Uniti. "Penso che la maggior parte delle persone sia ansiosa", ha commentato Chen Ming-chi, ex consigliere senior del Consiglio per la sicurezza nazionale di Taiwan. A causa dell'imprevedibilità del tycoon, non sappiamo se Taiwan sarà più sicura o più pericolosa durante il suo secondo mandato".
“Trump abbandonerà Taiwan?”, si è chiesto, prima della vittoria, il think that East Asia Forum. Taipei – che ha ricevuto i primi 38 carri armati Abrams dagli Stati Uniti, parte di un ordine di 108 mezzi effettuato nel 2019 - spende circa il 2,5 percento del suo Pil per la difesa e ha quasi raddoppiato il suo bilancio negli ultimi dieci anni. Ma a Trump sembra non bastare: il presidente eletto Usa ha indicato una soglia del 10 percento del Pil da spendere per la difesa. Mentre l’amministrazione Biden ha fornito a Taiwan 900 milioni di dollari in aiuti militari dal 2022, “il risentimento di Trump per il fatto che "Taiwan non ci dà nulla" potrebbe anche spingere la sua amministrazione a interrompere gli aiuti sulla base del fatto che Taiwan dovrebbe pagare per l'hardware militare degli Stati Uniti”.

La pressione attorno all’isola si fa sempre più forte. Con la Cina intensifica un aspetto che sta guadagnando una sempre più pronunciata centralità: la guerra elettronica, l'uso di energia diretta nello spettro elettromagnetico per attaccare o impedire le operazioni del nemico. Secondo quanto scrive il South China Morning Post, “l'unità di guerra elettronica dell'Esercito Popolare di Liberazione (Pla) ha stilato un elenco di obiettivi per un attacco coordinato contro i gruppi d'attacco delle portaerei statunitensi”. Pechino ha individuato una serie di vulnerabilità delle forze navali Usa. “Radar, sensori e sistemi di comunicazione militari statunitensi etichettati con precisione subiranno probabilmente il fuoco concentrato delle armi da guerra elettronica della Cina”, scrive il quotidiano di Hong Kong che cita Defence Industry Conversion in China, una rivista supervisionata dalla State Administration of Science, Technology and Industry for National Defence.
Le capacità di guerra elettronica (EW) - l'uso dello spettro elettromagnetico o di energia diretta a controllare lo spettro delle emissioni radio, un elemento cardine per il controllo del campo di battaglia del futuro - raggiunte dalla Cina "stanno trasformando l'equilibrio di potere nel Mar Cinese meridionale". Secondo Army Technology, gli Stati Uniti sono oggi il più grande investitore e sviluppatore di guerra elettronica al mondo, con una spesa stimata di 5 miliardi di dollari per la tecnologia dei segnali nel solo 2024. Tra il 2021 e il 2023, l'esercito statunitense ha rappresentato la quota maggiore di spesa con un margine significativo: il 45% della spesa globale rispetto al 14% della Russia e al 13% della Cina. La spesa totale dei nove principali eserciti in guerra elettronica del mondo supererà i 16 miliardi di dollari entro il 2033, rispetto agli oltre 11 miliardi di dollari di quest'anno. Il divario tra le potenze è destinato però ad assottigliarsi: si prevede che la quota di Russia, Cina e India aumenterà entro il prossimo decennio.
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