giovedì 28 marzo 2019
Nuova provocazione del presidente turco a tre giorni dal voto amministrativo: «E' il tempo di prendere una misura». Ma secondo i sondaggi l'Akp rischia di perdere la capitale Ankara
Il museo di Santa Sofia a Istanbul (Ansa)

Il museo di Santa Sofia a Istanbul (Ansa)

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"Santa Sofia non sarà più un museo. Il suo status cambierà. La chiameremo moschea", ha dichiarato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Immancabile bordata propagandistica di stampo islamista, a soli tre giorni dalle elezioni amministrative in tutta la Turchia da parte del leader di Ankara. L'ennesima provocazione del reis turco, che cerca consensi spalleggiando le richieste delle correnti islamiste. "Chi resta in silenzio quando la moschea di al-Aqsa (a Gerusalemme) viene attaccata, calpestata, le sue finestre vengono rotte, non può dirci cosa fare con lo status di Santa Sofia", ha aggiunto Erdogan in un'intervista tv.

Una dichiarazione ricorrente negli ultimi tempi da parte del leader turco che pare costretto a far leva sul fondamentalismo religioso per occultare la contestazione strisciante cui è sottoposto il suo Akp a causa della crisi economica. E in base agli ultimi sondaggi Erdogan rischia di perdere l'amministrazione della capitale turca Ankara. L'Akp, il partito della Giustizia e dello sviluppo, dovrebbe invece conservare - in una serrata competizione elettorale - l'amministrazione di Istanbul in una serrata competizione elettorale. Ma l'impatto psicologico di aver perso una delle principali città potrebbe essere fortissimo. "Potrebbe essere percepito dagli elettori come l'inizio del declino", ha affermato l'analista politico Murat Yetkin. Per questo Santa Sofia diventa una bandiera da sventolare per ingraziarsi il consenso degli islamisti e coprire la reale portata del confronto elettorale. In passato Erdogan aveva già utilizzato la promessa prima di tornate elettorali difficili, pur senza mai intraprendere alcuna iniziativa concreta per riportare Santa Sofia allo status di luogo di culto islamico.

Affermando che "il tempo è venuto di prendere una misura" di cambiamento della denominazione di Santa Sofia "visto che c'è una domanda" da parte del popolo turco, Erdogan ha fatto capire che tale richiesta sarà esaminata dopo il voto. Una idea già espressa domenica da Erdogan. Una misura che, oltre che provocare le proteste dei cristiani, acuirà la tensione con la Grecia che ha più volte espresso la sua preoccupazione per lo status di Santa Sofia.

Dopo essere stata una basilica cristiana per quasi un millennio, Santa Sofia - uno dei monumenti simbolo di Istanbul - divenne una moschea con la conquista ottomana di Costantinopoli nel 1453. Dopo la creazione della Repubblica, Mustafa Kemal Ataturk nel 1935 la trasformò in un museo. Lo statuto di questo monumento, classificato come patrimonio mondiale dall'Unesco e visitato da milioni di turisti ogni anno, autorizza i credenti di tutte le religioni a meditare al suo interno, o semplicemente di godere dei suoi tesori architettonici. Da tempo si sono acuite le polemiche fra musulmani e cristiani a causa del moltiplicarsi di iniziative legate all'islam, con delle sedute di lettura pubblica del Corano o delle preghiere collettive all'interno o all'ingresso di Santa Sofia.


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