martedì 3 novembre 2015
«Già diecimila in fuga da Sadad». ​Il leader di al-Qaeda, Zawahiri: sosterremo il Califfato contro Russia e Usa.
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Un’altra località cristiana in Siria rischia di finire tra le fauci dello Stato islamico. Si tratta di Sadad, città sita nella provincia centrale di Homs, non lontana da al- Qaryatayn, caduta in mano ai jihadisti lo scorso agosto. Due giorni fa, un kamikaze ha aperto la strada al controllo di alcune postazioni dell’esercito siriano facendosi esplodere con il suo automezzo all’ingresso della località. L’avanzata verso Sadad è stata preceduta dall’occupazione della vicina Mahin e il suo importante deposito di armi. Nell’offensiva, secondo l’Osservatorio siriano sui diritti umani, almeno una cinquantina di soldati di Assad sarebbero rimasti uccisi. Le scarse notizie parlano di un esodo della popolazione di Sadad, diecimila in totale, in maggioranza cristiani siro-ortodossi. Obiettivo dei jihadisti, a quanto pare, è quello di tagliare la strada principale – che si trova ad appena una ventina di chilometri – che collega Damasco a Homs, oltre a minacciare la regione di al-Qalamun, dove sono in corso da alcune settimane feroci combattimenti tra i lealisti e Hezbollah, da una parte, e i ribelli islamisti dall’altra.   Un’eventuale caduta di Sadad costituirebbe un nuovo duro colpo alla salvaguardia delle comunità cristiane in Siria. Non è difficile immaginare la dimensione della catastrofe che sta per abbattersi, avendo in mente un precedente, ossia il trattamento riservato ai cristiani della vicina al-Qaryatayn, costretti a sottoscrivere un umiliante “Patto di protezione” (dhimma) con il Califfato, che prevede il versamento della famosa jizya, la tassa imposta ai non musulmani che intendono vivere sotto l’islam. Per non parlare poi della spietata distruzione dell’antico monastero di Mar Elian, condannata da più parti nel mondo. Ora, Sadad vanta una quindicina di chiese, tra cui quelle di San Sergio e di San Teodoro, nonché un’antichissima storia che risale ai tempi biblici. La città è, infatti, citata nel Libro dei Numeri e in quello di Ezechiele sotto il nome di Zedad, dove viene indicata come l’estremo confine settentrionale della Terra di Canaan. Sui siti jihadisti si denota da parecchie ore un clima di euforia per la prossima «vittoria» contro la «città dei nazareni ». «Non credo che rimarranno dei cristiani a Sadad per entrare sotto la protezione del Califfato», scrive con sarcasmo un simpatizzante del-l’Is su Twitter. «Le donne sono già fuggite altrove – spiega – mentre gli uomini sono tutti degli shabbiha (miliziani pro-Assad), compresi i sacerdoti ». Un massacro annunciato, allora.  Sadad era stata occupata nell’ottobre di due anni fa dal Fronte al-Nusra, affiliato ad al-Qaeda. Dopo una settimana, l’esercito lealista era riuscito a riprenderla, ma vi ha rinvenuto due fosse comuni contenenti i corpi di trenta civili, compresi donne e bambini.  Nelle ultime ore, l’aviazione russa ha moltiplicato i raid contro la zona compresa tra al-Qaryatayn e Sadad. Un intervento che, per ora, non ha intaccato minimamente la capacità di minaccia dell’Is. Anzi, ieri il leader di al-Qaeda, Ayman al-Zawahiri, ha rivolto un appello all’unità dei jihadisti contro Stati Uniti e Russia. «Dobbiamo unirci, accantonare le dispute e cessare il combattimento tra mujaheddin», ha detto Zawahiri in un messaggio audio diffuso sui siti Web jihadisti.  La registrazione, che dura 16 minuti, sembra indicare un cambio di atteggiamento di al-Qaeda rispetto all’Is, anche se Zawahiri non cita espressamente il gruppo rivale. Per il medico egiziano, «gli statunitensi, i russi, gli iraniani, gli alauiti e Hezbollah stanno lanciando la loro guerra contro di noi. Non siamo capaci di cessare di lottare tra di noi per poter convogliare tutti i nostri sforzi contro di loro?».
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