lunedì 25 marzo 2024
Il Paese è un'isola di stabilità nell'Africa dei colpi di stato, ma negli ultimi mesi ha vacillato. Il ruolo di Dakar nel Piano Mattei e l'espansionismo dell'influenza russa in Africa
Un sostenitore del candidato antisistema Faye festeggia i primi risultati incoraggianti

Un sostenitore del candidato antisistema Faye festeggia i primi risultati incoraggianti - Reuters

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Sono andati in massa a votare, ieri, i senegalesi in una elezione presidenziale decisiva per il futuro del Paese considerato finora un'isola di stabilità e democrazia nell'Africa dei colpi di Stato. Negli ultimi mesi questa certezza ha vacillato, dopo che il presidente uscente Macky Sall ai primi di febbraio aveva spinto il Parlamento a rinviare a dicembre le elezioni fissate per il 25 dello stesso mese. L'approvazione era arrivata praticamente all'unanimità, dopo che i deputati dell'opposizione che gridavano al golpe erano stati estromessi con la forza. Erano seguiti centinaia di arresti, c'erano state anche 4 vittime. Sall era già al secondo mandato, presidente da 12 anni. A metà febbraio una sentenza del Consiglio costituzionale (la Corte suprema) ha annullato il rinvio e ha disposto che le elezioni si tenessero quanto prima. Sall ha dunque indetto il voto per ieri, domenica 24 marzo. E i senegalesi hanno risposto in massa. Una forte richiesta di democrazia dopo tre anni di disordini e crisi politiche, nel Senegal che nella sua breve storia di Paese indipendente ha sempre eletto regolarmente i suoi presidenti e non mai subito colpi di Stato.

Chi sono i due contendenti

Sall non si è ricandidato ma ha proposto il suo braccio destro Amadou Ba, primo ministro uscente. Non figura sulla scheda neanche il nome della leader dell'opposizione, l'ex premier Aminata Touré, attivista per i diritti umani, che ha passato un periodo in carcere e che formalmente risulta non candidabile. Al suo posto si è presentato il candidato antisistema Bassirou Diomaye Faye, che sarebbe in testa nello scrutinio e che si è detto «convinto» di vincere al primo turno. C'è infatti la possibilità che i due candidati presidenziali debbano riaffrontarsi al ballottaggio.

Il candidato antisistema Bassirou Diomaye Faye, che sarebbe in testa nello scrutinio

Il candidato antisistema Bassirou Diomaye Faye, che sarebbe in testa nello scrutinio - Ansa

Diomaye Faye ha votato nel suo villaggio di Ndiaganiao, nell'ovest. Ba ha invece votato nella capitale Dakar. Entrambi una volta erano ispettori fiscali, ma ora sembrano avere poco in comune. Amadou Ba, 62 anni, è espressione della continuità con i 12 anni di Sall mentre Diomaye Faye, 43 anni, promette una «rottura» e un panafricanismo di sinistra. Sulla scheda c'erano altri 15 nomi di candidati in campo, tra cui una sola donna. Gli elettori registrati sono circa 7,3 milioni.

Il candidato governativo Amadou Ba, primo ministro uscente

Il candidato governativo Amadou Ba, primo ministro uscente - Ansa

Gli oppositori festeggiano già la vittoria

Dopo lo spoglio di un terzo dei seggi, cinque dei candidati minori tra cui l'unica donna, Anta Babacar Ngom, hanno riconosciuto la vittoria di Diomaye Faye, congratulandosi con lui. I risultati pubblicati sezione per sezione sui media gli attribuiscono un netto vantaggio su Amadou Ba. Centinaia di sostenitori di Diomaye Faye festeggiano stamani al suono del tam-tam nella sede elettorale a Dakar, mentre sfilano i primi cortei di giovani in moto a suon di clacson. Ma al comitato elettorale di Amadou Ba si dicono «certi di andare, nel peggiore dei casi, al secondo turno» e accusano i sostenitori del candidato avversario di un tentativo di «manipolazione» dei voti. I risultati ufficiali arriveranno in settimana.

L'interesse dell'Occidente, la minaccia di Mosca e i soldi italiani

Le elezioni vengono seguite con molta attenzione dalle cancellerie occidentali, in particolare dall'ex potenza coloniale Francia, poiché Dakar mantiene forti relazioni con l'Occidente mentre la Russia rafforza le sue posizioni nei Paesi confinanti. La società civile, l'Unione africana, la Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale (Cedeao-Ecowas) e l'Unione Europea hanno inviato centinaia di osservatori.

Nel giugno dello scorso anno, e prima ancora nel marzo del 2021, si era temuto per la stabilità del Senegal quando ci furono disordini che causarono decine di morti e centinaia di arresti. L'Università di Dakar, centro storico della protesta, è chiusa da allora.

Va ricordato anche che il presidente uscente Sall era tra i capi di stato africani (alcuni molto discussi, tra cui il dittatore eritreo Isaias Afeworki) invitati da Palazzo Chigi al vertice Italia-Africa in preparazione del piano Mattei di fine gennaio. A febbraio, il governo Italiano e quello del Senegal hanno firmato un Programma di partenariato Senegal-Italia 2024-2026 per un importo complessivo di 105 milioni di euro.

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