venerdì 22 dicembre 2017
Rouba, volontaria dei Maristi blu racconta la sua ferita di guerra. Così, grazie ai corsi dell'Associazione Francesco Realmonte, ha imparato la resilienza
Rouba, educatrice dei Maristi blu, mentre partecipa al corso "Tutori di resilienza" (Le foto sono dell'associazione Francesco Realmonte)

Rouba, educatrice dei Maristi blu, mentre partecipa al corso "Tutori di resilienza" (Le foto sono dell'associazione Francesco Realmonte)

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«Ero a casa e hanno cominciato a sparare, al sentire quel rumore sono subito corsa a chiudere la porta del terrazzo e proprio in quel momento, un proiettile mi ha sfiorato il fianco. Non riuscivo a crederci. In quel momento ho capito quanto sia sottile la linea tra la vita e la morte», racconta fra le lacrime Rouba, 35 anni di Aleppo, volontaria dei Maristi blu che ha partecipato al corso “Tutori di resilienza” svolto alcuni mesi fa in Libano dall’Associazione Francesco Realmonte a sostegno del progetto “Fratelli” promosso dalla Fondazione marista per per la solidarietà internazionale, parte del consorzio “Humanity”.

«Mi sono seduta per terra e ho iniziato a piangere. Ma quell'evento mi ha anche cambiata: da quel giorno dico sempre alla mia famiglia e ai miei amici quanto voglio loro bene e quanto siano importanti per me».

La ferita di guerra: «Stava succedendo l'inferno»

La "ferita di guerra", per questa giovane madre, è avvenuta una sera dell’aprile del 2015: «La prima bomba si sentì in lontananza, ma era normale, non ci siamo sorpresi e siamo andati a letto. Invece stava succedendo l'inferno. Due ore dopo iniziarono i bombardamenti, sempre più vicini a noi, sempre più forti. Ho preso i miei figli e, con mio marito, ci siamo rinchiusi in bagno, il luogo più sicuro, mentre una bomba cadeva proprio accanto al nostro terrazzo. Ricordo di aver acceso la musica, i bombardamenti sembravano meno forti così… eravamo in bagno, abbracciati, e siamo rimasti lì tutta la notte».

La resilienza dopo «la notte più lunga»

La “notte più lunga” di Rouba: la mattina dopo «il mio quartiere era distrutto e il suono dei vetri che venivano spazzati dalle persone, ce l'ho ancora nella mente». Un dolore che deve riemergere. Solo così «nasce la resilienza», spiega Veronica Hurtubia Toro. «Quando sei riuscita a raccontare il tuo passato, allora puoi adattarti, accettare un nuovo presente», spiega la psicologa dell’Associazione Realmonte. E' questo uno dei passaggi fondamentali per far nascere il processo di resilienza, ossia la capacità di superare traumi e ricostruire relazioni sociali positive. Il corso di formazione, proposto in contesti di crisi ad educatori e operatori sociali, utilizza una metodologia teorico-pratica per aggiornare o rinforzare le conoscenze teoriche e le competenze pratiche degli operatori, utili a creare una relazione positiva con bambini e adolescenti in difficoltà, aiutandoli a riprendere il percorso della vita.

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