mercoledì 3 febbraio 2021
La Premio Nobel per la pace resterà in carcere fino al 15 febbraio. Il Consiglio di sicurezza dell'Onu non condanna il golpe dei militari
Proteste a Bangkok contro il golpe in Myanmar

Proteste a Bangkok contro il golpe in Myanmar - Ansa

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La leader del Myanmar, Aung San Suu Kyi, è stata formalmente accusata dalla polizia del suo Paese di aver violato le leggi riguardanti l'import-export. Arrestata tra domenica e lunedì durante il colpo di Stato da parte dell'esercito, Aung San Suu Kyi è stata adesso rimandata in carcere fino al 15 febbraio. Secondo l'agenzia Reuters, è stata in particolare accusata di avere in casa quattro radio walkie-talkie importate illegalmente e scoperte nel corso di una perquisizione.

Intanto la giunta militare della Birmania ha annunciato di avere in programma un'indagine sulle presunte frodi nelle elezioni dello scorso anno, precisando che tra le prime azioni del governo ci sarà la lotta contro il coronavirus e il rilancio dell'economia. Lo ha riferito il quotidiano di Stato Global New Light of Myanmar, precisando che il generale Min Aung Hlaing ne ha parlato alla prima riunione del suo nuovo governo tenuta martedì nella capitale. Secondo il quotidiano, il generale avrebbe detto ai membri del governo che una nuova Commissione elettorale dell'Unione, descritta come "indipendente e imparziale" esaminerà i dati di voto "per trovare i risultati corretti".

Nessuna condanna ufficiale al colpo di Stato militare è giunto da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. I Paesi membri dell'organismo, dopo due ore di riunione di emergenza online, ieri, non sono riusciti a trovare un accordo su una proposta di dichiarazione congiunta redatta dalla Gran Bretagna.

Decisivo, stando a quanto comunicato da una fonte del Consiglio alla stampa, il ruolo di Russia e Cina, che hanno chiesto "più tempo" per elaborare una presa di posizione. Pechino è ritenuta un'alleata dell'esercito birmano e ha diritto di veto al Consiglio di sicurezza in quanto uno dei cinque membri permanenti.

Lunedì il Tamtadaw, il nome con cui sono note in Myanmar le forze armate, ha arrestato la presidente de facto Aung San Suu Kyi e diversi dirigenti del suo partito, la National League for Democracy (Nld), trasferendo i poteri al comandante in capo Min Aung Hlaing e dichiarando uno stato di emergenza dalla durata prevista di un anno.

Nella dichiarazione discussa ieri dal Consiglio, composto da cinque Stati membri permanenti e dieci non permanenti, l'inviata speciale dell'Onu in Myanmar Christine Schraner Burgener esprimeva la propria condanna per "i recenti passi intrapresi dai militari" e invitava i Paesi membri a "inviare collettivamente un chiaro segnale di supporto alla democrazia". Burgener ribadiva inoltre nel documento la legittimità della vittoria dell'Nld alle elezioni di novembre, avvertendo che l'invito a votare nuovamente avanzato dall'esercito "dovrebbe essere scoraggiato".

Oltre alla condanna di numerosi Paesi stranieri, i golpisti devono affrontare l'opposizione interna: secondo Sky News, lo staff di 70 ospedali e centri sanitari in 30 città ha incrociato le braccia in segno di protesta. Un comunicato del neonato 'Movimento di disobbedienza civile' accusa "i militari" di aver "messo i loro interessi al di sopra della popolazione vulnerabile" nel mezzo della pandemia di coronavirus. "Ci rifiutiamo di obbedire a qualsiasi ordine del regime militare illegittimo - si legge nel testo rilanciato da Sky News - che ha dimostrato di non avere alcun rispetto per i nostri poveri pazienti".

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