giovedì 29 giugno 2017
In vigore da oggi: prevede lo stop temporaneo agli ingressi da sei Paesi a maggioranza musulmana, Iran, Somalia, Sudan, Yemen, Siria e Libia
Il bando sarà valido per 90 giorni per i cittadini dei sei Paesi e per 120 giorni per i richiedenti asilo (Ansa)

Il bando sarà valido per 90 giorni per i cittadini dei sei Paesi e per 120 giorni per i richiedenti asilo (Ansa)

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Entra in vigore da oggi, ma soltanto parzialmente, il cosiddetto "muslim ban", voluto dal
presidente americano Donald Trump, bocciato da due diversi tribunali e che prevede lo stop temporaneo agli ingressi da sei paesi a maggioranza musulmana, Iran, Somalia, Sudan, Yemen, Siria e Libia.

Il divieto è stato parzialmente riattivato dopo che la Corte Suprema ha dichiarato di volerne verificare la costituzionalità: . Nella sua versione azzoppata il muslim ban prevede che non possano entrare negli Stati Uniti coloro che "non hanno relazioni strette con persone o entità negli Usa".

I punti non chiariti dalla Corte Suprema

Ma ecco quali sono i punti che la Corte Suprema non ha chiarito e che potrebbero generare caos in queste settimane. Washington ha inviato delle linee guida alle sue ambasciate, secondo i media internazionali. Per esempio sul grado di parentela che viene ritenuto "stretto" abbastanza per giustificare l'ingresso negli
Usa, le nuove linee guida prevedono che la relazione tra figli e genitori, tra coniugi, tra suoceri e genero/nuora o tra fratelli sia valida. La relazione tra nonni e nipoti, tra zii e nipoti, tra cugini,
cognati o fidanzati, invece non è valida per consentire il superamento del muslim ban.
Inoltre non è definito cosa accade a coloro che hanno fatto richiesta per un permesso studio o di lavoro e non hanno ancora
ricevuto una risposta.
E non è chiaro se il divieto si applichi anche ai turisti o a coloro che sono in viaggio per un breve periodo per visitare i familiari o per coloro che si recano negli Usa per cure mediche.

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