
La nuova era Trump riprende dalla vecchia. Il 7 luglio 2020, in piena pandemia, l’allora capo della Casa Bianca firmò l’ordine di ritiro dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a causa «della sua incapacità di realizzare un processo credibile di riforma». La successiva sconfitta elettorale interruppe il processo di uscita sei mesi dopo. Tornato alla guida del Paese, il presidente repubblicano ha cominciato il proprio mandato inviando un’analoga lettera d’addio al quartier generale di Ginevra dell’Agenzia Onu per la Sanità.
Di nuovo sotto accusa è la mancata trasformazione di procedure e assetti nonché i «costi sproporzionati » richiesti agli Stati Uniti, suo maggior contribuente. Nel 2022, hanno sborsato 679,6 milioni di euro, un terzo del totale dei fondi diretti degli Stati membri e un quinto delle risorse totali che includono, oltre ai pagamenti dei governi, le donazioni di entità private. Washington è in cima alla lista di entrambi con un miliardo di euro complessivi, secondo i dati della piattaforma dell’Oms, seguito dalla fondazione Bill e Melinda Gates e dall’Alleanza Gavi. Solo nell’ultimo biennio, gli States hanno coperto tre quarti delle spese del programma contro l’Aids e le altre malattie a trasmissione sessuale. Nonché oltre metà di quelle per combattere la tubercolosi. Farne a meno non sarà semplice per l’Organizzazione che, appena la settimana scorsa, ha lanciato un appello alla comunità internazionale per un sostegno extra da 1,5 miliardi di fronte al moltiplicarsi delle crisi sanitarie nel mondo. America inclusa, come ha sottolineato il portavoce Tarik Jasarevic. «Svolgiamo un ruolo cruciale per la sicurezza degli statunitensi», ha ribadito.
Proprio negli ultimi mesi è cresciuto il timore negli Usa per l’epidemia di influenza aviaria (H5N1) che ha infettato decine di persone e causato un decesso. Dalla fine del 2021, inoltre, gli Stati membri dell’Oms stanno negoziando il primo trattato sulla risposta alle pandemie: ora dovranno continua senza il “peso” degli Usa. Del resto, più volte, Elon Musk aveva avvertito sul «pericolo » dell’intesa in termini di cessione di sovranità. « La decisione di Trump – sostiene Tom Frieden, esperto di salute e collaboratore dell’Amministrazione Obama – aumenta il rischio di nuove emergenze e rende tutti meno sicuri». « Invece di essere i primi a ricevere i vaccini, saremo in fondo alla file», aggiunge Lawrence Gostin, docente di Sanità pubblica della Georgetown University.
La collaborazione con l’Oms consente agli Usa di contribuire a determinare la composizione annuale delle vaccinazioni per l’influenza e di avere un accesso rapido ai dati genetici sensibili conservati nelle banche di Ginevra, fondamentali nella produzione di vaccini e medicine. Trump, però, non sembra disposto a lasciarsi «truffare ancora», come ha affermato. Scelta che suscita profonda preoccupazione nell’Unione Europea (Ue). Secondo la portavoce, Eva Hrncirova, «se vogliamo essere resistenti alle minacce alla salute globale, dobbiamo essere resilienti. È fondamentale rafforzare gli impegni per avere finanziamenti prevedibili e flessibili. Con la pandemia abbiamo imparato la lezione: i virus non si fermano ai confini e abbiamo necessità di una cooperazione globale per affrontare le sfide comuni».
L’interrogativo è chi colmerà il vuoto lasciato dagli Usa quando il ritiro diventerà effettivo l’anno prossimo. «Lo spazio politico aperto dagli Stati Uniti può essere riempito solo dalla Cina», è convinto Ashish Jha, coordinatore della risposta al Covid durante la presidenza Biden. In effetti, le prime dichiarazioni di Pechino sembrano confermare la sua intuizione. «La Cina continuerà a sostenere l’Oms nell’assumere le sue responsabilità», ha subito detto Guo Jiakun, portavoce del ministero degli Esteri. « Il ruolo dell’Organizzazione dovrebbe essere rafforzato e non indebolito».