martedì 16 maggio 2023
Il dipartimento di Stato denuncia un «peggioramento» delle discriminazioni in base alla fede nel mondo. Sono 17 i Paesi ad alto rischio. Molti i volti dell'oppressione
Corteo a Ginevra in favore delle minoranze religiose cinesi

Corteo a Ginevra in favore delle minoranze religiose cinesi - Ansa

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«Assistiamo a un peggioramento di tendenze preoccupanti. I governi di molti Paesi continuano ad opprimere le minoranze religiose in diversi modi, inclusi tortura, pestaggi, sorveglianza illegale e reclusione nei cosiddetti campi di rieducazione. Non smettono, inoltre, di discriminare le persone in base alla fede in numerosi ambiti quali, per esempio, l’accesso a determinate professioni o l’obbligo di lavorare durante le festività religiose». Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha dipinto un panorama fosco della situazione della libertà religiosa nella presentazione al Congresso dell’ultimo rapporto elaborato dal dipartimento di Stato. I timori di Washington riguardano, in particolare, 17 Stati. Dodici di questi erano già segnati nel precedente studio: Arabia Saudita, Cina, Corea del Nord, Cuba, Eritrea, Iran, Myanmar, Nicaragua, Pakistan, Russia, Tagikistan e Turkmenistan. Sette, invece, sono “new entry”: Afghanistan, India, Nigeria, Siria e Vietnam. Non sfugge, anche ad una prima occhiata il carattere politico della lista. Le nazioni citate hanno hanno rapporti perlomeno turbolenti con gli Usa. Nel caso della Cina si tratta addirittura del principale rivale strategico. Mentre, dall’inizio della crisi ucraina, l’India si è progressivamente avvicinata prima a Mosca e poi a Pechino. Questo non significa, però, che nei 17 Paesi non si assista a gravi limitazioni della libertà religiosa. Gli esempi citati dal dipartimento di Stato sono eloquenti. Per la Cina, si indica soprattutto la repressione degli uighuri. Già in precedenza Washington aveva parlato di «genocidio» per la minoranza islamica. Nel corso dello scorso anno il numero di persone incarcerate a causa della propria fede a quota 10mila. Lo studio, inoltre, punta il dito sull’Iran che ha ulteriormente irrigidito le proprie politiche dalle proteste di settembre. Di New Delhi preoccupa l’enfasi del governo di Naarendra Modi sul nazionalismo indù e le norme approvate in molte Stati che proibiscono le conversioni ad altre fedi. I maggiori abusi perpetrati dalla Russia riguardano le zone occupate dell’Ucraina dove ai sacerdoti ortodossi fedeli a Kiev viene impedito di svolgere il proprio ministero e si assiste a cicliche epurazioni. Blinken, infine, ha voluto sottolineare gli arresti e le minacce nei confronti della Chiesa cattolica in Nicaragua. Il dipartimento di Stato, tuttavia, non si limita alla denuncia ma raccoglie anche le buone pratiche come il riconoscimento della minoranza buddista in Belgio, le garanzie giuridiche attribuite ai culti afro in Brasile e i progressi dell’Ue nella lotta all’islamofobia e all’antisemitismo.

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