venerdì 1 aprile 2022
I ladri ucraini denudati e legati a pali (no, non sono soldati russi torturati). Il falso russo del video dal drone "sull'ospedale di Mariupol" (non è lì). E i file audio difficili da verificare
Un soldato ucraino. La guerra non si combatte solo con le armi da fuoco, ma anche con quelle della propaganda tra video e audio sui social

Un soldato ucraino. La guerra non si combatte solo con le armi da fuoco, ma anche con quelle della propaganda tra video e audio sui social - Ansa

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Nei primi giorni di scontri Twitter aveva già bloccato 50mila post e 75mila account. Diffondevano notizie false sulla guerra in Ucraina. Un esercito di propalatori di “fake” finalizzate a disorientare le opinioni pubbliche, polarizzare il dibattito, e in gran parte sostenere le sedicenti “ragioni” dell’invasione. Per i reporter è diventato sempre più complicato separare il grano dal loglio. E così, non di rado, nelle redazioni ci si vede costretti a non diffondere alcune notizie difficili da verificare per il timore di cadere nella trappola delle “fake news”, messe in circolazione da entrambe le parti.

È il caso di alcune registrazioni telefoniche diffuse da ambienti ucraini nel corso delle quali dei soldati russi parlerebbero con le famiglie in patria durante i saccheggi commessi perfino su ordinazione: «Vuoi che porti via da questa casa un computer nuovo o un televisore?». In mancanza di precisazioni sulle caratteristiche di queste intercettazioni, la notizia difficilmente può andare in pagina. Nei giorni successivi sono poi arrivate le immagini a circuito chiuso dei saccheggi.

E sono terribilmente vere le immagini di ladruncoli ucraini o presunti renitenti al combattimento denudati e legati con lo scotch ai pali dell’illuminazione su alcune pubbliche vie da militanti armati di Kiev, accusati in altri filmati di torturare i combattenti filorussi.

Le cronache del conflitto si combattono anche su questo sdrucciolevole crinale. È accaduto con la strage di Donetsk, quando un missile cadde tra la gente uccidendo una trentina di persone. I resti dell’ordigno deponevano per una responsabilità di Kiev. Salvo poi scoprire da alcuni dettagli esaminati da vari esperti di armamenti che alcune particolari modifiche alla corazza del razzo sono state apportate esclusivamente per gli arsenali di Mosca. Il razzo era stato intercettato dalla contraerea di Kiev, che però ne deviò la rotta verso il centro abitato. Nonostante questo, sui social network dilaga ancora la versione errata.

Le “epurazioni” effettuate da Twitter sono state spiegate dal social network. Tra i primi 75.000 account chiusi per «comportamento non autentico», vi erano utenti coinvolti nella propaganda di guerra associati a #IStandWithPutin, diventato virale grazie ad una campagna coordinata che in Italia si chiama #IoStoConPutin. Per non dire dei vecchi filmati di guerra rilanciati come se fossero nuovi. Sempre su Twitter e Facebook era approdato un video ripreso da un drone russo che mostrava la presenza di milizie ucraine sull’ospedale di Mariupol bombardato e che, secondo Mosca, non aveva all’interno nessun civile. È stato Open, il giornale online fondato da Enrico Mentana, a dimostrare che il video è un falso: le postazioni militari ucraine erano reali, ma si trovavano in edifici dalla parte opposta della città.

L’ultima trovata arriva dal governatore ceceno Kadyrov, fedelissimo di Putin che da giorni millanta la sua presenza in Ucraina a fianco dei temibili combattenti ceceni. Sui social ha diffuso una foto nella quale mostra di avere catturato un mezzo militare ucraino. In lontananza si scorgono appena alcune cupole dorate. Quelle del suo palazzo. A Grozny, in Cecenia, quasi 1.800 chilometri da Kiev.

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