martedì 26 settembre 2023
Mediazione Ue: il 5 ottobre vertice a Granada tra i leader di Erevan e Baku. Il segretario Usa Blinken telefona al presidente azero
Profughi armeni in fuga dal Nagorno-Kharabakh: quasi 30mila hanno già lasciato l'enclave

Profughi armeni in fuga dal Nagorno-Kharabakh: quasi 30mila hanno già lasciato l'enclave - Ansa

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E' esodo forzato dal Nagorno-Kharabakh: una fiumana di macchine ha varcato per tutta la giornata la frontiera ora non più contesa. Code intermoinabili sono state segnalate lungo il corridoio di Lachin – che connette la regione contesa al territorio armeno – riaperto dall’Azerbaigian dopo un anno di chiusura. Intanto la contabilità del governo di Erevan si aggiorna di mezza giornata in mezza giornata: 13mila i profughi armeni dal Nagorno-Kharabath sino all’altra notte. Fra di loro pure una cinquantina di bambini, giunti dopo 24 ore di viaggio nel cassone di un ampio camion. E di ora in ora si aggiorna il bilancio e cresce l’allarme. «Per fronteggiare quest’emergenza avremo bisogno dell’aiuto dell’Europa», ha dichiarato il direttore della Caritas armena Gagik Tarasyan dal suo ufficio nella città di Gyumri.

A sera il nuovo annuncio in tv del vice primo ministro Tigran Khachatryan: «Sono 19mila persone sfollate con la forza hanno raggiunto l’Armenia dal Nagorno-Karabakh», su un totale di 120mila armeni nell’enclave, che fa temere l’emergenza umanitaria mentre la crisi, con le accuse di una possibile pulizia etnica dopo che il governo azero ha dichiarato di voler reintegrare i residenti della zona come «cittadini paritari», cerca una soluzione internazionale. Ma la decisione del premier armeno Nikol Pashinyan di voler evitare un nuovo conflitto, è fortemente contestata da chi lo accusa di aver sacrificato il Nagorno-Karabakh nella speranza di una pace illusoria con l’Azerbaigian.

Ieri a Bruxelles un primo contatto fra i rappresentanti di Baku ed Erevan grazie alla mediazione Ue con gli armeni che hanno chiesto sanzioni contro l’Azerbaigian come premessa ad ogni negoziato: il 5 ottobre a Granada il probabile incontro dei leader dei due Paesi nel quadro del Terzo Vertice della Comunità Politica europea. Intanto l’Ue ha già messo a disposizione 5 milioni di euro per i profughi e l’alto commissario Ue per la Joseph Borrell ha chiesto un «accesso umanitario internazionale e senza ostacoli» nell’enclave. Sono intanto saliti a 68 i morti per l'esplosione, avvenuta lunedì, di in deposito di carbutante nel Nagorno-Karabakh.

Una crisi che va internazionalizzandosi. Secondo la Francia, che ha rinnovato il suo «sostegno» all’Armenia, l’esodo dei civili avviene «sotto l’occhio complice della Russia» che ha dispiegato una forza di pace nella regione. Intanto il segretario di Stato Usa ha chiamato di nuovo il presidente azero Aliyev. Ieri la direttrice di Usaid (l’agenzia di cooperazione Usa) Samantha Power ha consegnato una lettera di sostegno del presidente Biden al premier armeno Pashinyan e ha chiesto all’Azerbaigian di «rispettare il cessate il fuoco e di fare passi concreti per proteggere i diritti dei civili in Nagorno-Kharabakh».

Il Cremlino, in quella che sembra già una sorta di veto, ha precisato che ogni missione internazionale non può che avvenire con il consenso dell’Azerbaigian. Sulla crisi del Nagorno-Kharabath, Vladimir Putin ha avuto «uno scambio di opinioni approfondito» con il presidente iraniano Ebrahim Raisi ieri in visita a Mosca.

Una crisi che sembra scappare di mano con l’Onu che denunciano l’emergenza umanitaria: «La protezione di tutti i civili deve essere una priorità assoluta. Le persone colpite devono avere accesso all’assistenza umanitaria» ha dichiarato l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk. Intanto i profughi continua ad arrivare. A sera tarda il governo di Erevan ne contava più di 28mila.

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