venerdì 25 aprile 2025
Domani in piazza San Pietro ci saranno presidenti e leader di governo. Il prima e il dopo della guerra in Ucraina. Con le nuove accuse di "tradimento" alla Casa Bianca
Trump, Biden, Zelensky: l'ultimatum a Kiev sbarca a san Pietro

Ansa

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Domani a San Pietro ci saranno anche le paure di “Maidan”, la piazza ucraina che nel 2014 si batté per non tornare nella tenaglia del Cremlino e che oggi teme di venire definitivamente abbandonata ai piani di Putin. Che in Vaticano non ci sarà, ma che agli appelli per la pace lanciati da papa Francesco fino al giorno prima della morte, ha risposto chiedendo che l’esercito ucraino si ritiri dalle zone non ancora conquistate dai russi, ribadendo il concetto con un’altra strage di civili a Kiev.

Al funerale di Francesco in piazza San Pietro ci saranno Zelensky e Trump, e ci sarà anche Joe Biden. Il prima e il dopo della guerra in Ucraina, con il sostegno americano che fino al 2024 era «incrollabile» ma con l’avvento del tycoon è oramai agli sgoccioli. L’ultimo presidente democratico e il successore repubblicano dal momento del cambio della guardia alla Casa Bianca non si sono mai più parlati. Solo pochi giorni fa Trump aveva indicato il suo predecessore come il colpevole della guerra in Ucraina, chiedendo ora a Kiev una sostanziale resa alle condizioni poste dal Cremlino: abbandonare le quattro regioni dove si combatte e non del tutto conquistate dall’armata russa, riconoscere anche la Crimea come territorio di Mosca. Oltre a cedere agli Usa i profitti dal commercio delle terre rare ucraine.

A Kiev ieri sono state uccise 12 persone, secondo un bilancio ancora provvisorio, visti i 90’ feriti molti dei quali in fin di vita. Si è trattato del più grande attacco alla capitale quest’anno. Trump ha condannato il raid, definito «non necessario» e di «pessimo tempismo», in un certo senso «un’azione di disturbo» nel momento in cui si tenta di negoziare. «Vladimir, Stop! Muoiono 5000 soldati a settimana. Facciamo in modo che l’accordo di pace si concluda!». Lo scrive Donald Trump su Truth. Parole a cui non è seguito un coerente cambio di atteggiamento. Al contrario, “the Donald” ha detto di pensare che il presidente russo Vladimir Putin lo ascolterà riguardo alla cessazione degli attacchi.

Non solo, le parole del presidente degli Stati Uniti, secondo cui non si può discutere che la Crimea sia territorio russo, sono state giudicate «pienamente coerenti con la nostra comprensione e con quanto affermiamo da tempo», ha risposto Dmitrij Peskov, portavoce di Vladimir Putin. In precedenza, Trump aveva affermato che la posizione di Zelensky, secondo cui l’Ucraina non riconosce la Crimea come territorio russo, sono dannose per i negoziati, poiché «la Crimea é stata persa molti anni fa» e «non é nemmeno oggetto di discussione». Argomenti che mettono in dubbio un possibile colloquio fra Trump e Zelensky a Roma in occasione delle esequie in Vaticano. «La frustrazione degli americani», per un mancato accordo sul conflitto in Ucraina «deve essere rivolta solo contro una persona: il presidente Putin», ha reagito Emmanuel Macron dal Madagascar.

Ieri la Casa Bianca aveva parlato di «forte frustrazione» da parte di Donald Trump. Con i suoi bombardamenti la Russia cerca di «esercitare pressione sugli Stati Uniti», ha invece sostenuto il presidente ucraino commentando con i giornalisti a Pretoria l’ultimo raid su Kiev. E se Mosca può continuare a colpire, si deva alla mancanza di «una forte pressione sulla Russia». Un’accusa neanche troppo velata alle ambiguità diplomatiche dell’amministrazione americana. Che Putin abbia alzato la posta oramai è chiaro. E lo riconosce anche la Casa Bianca. Mentre fonti del Dipartimento di Stato hanno fatto sapere che Trump vorrebbe che il leader del Cremlino accettasse il diritto dell’Ucraina ad avere un proprio esercito e una propria industria per la difesa, come condizione per raggiungere un accordo di pace che ponga fine alla guerra. In altre parole, Putin ha chiesto che l’Ucraina, dopo un eventuale accordo, non sia in grado di difendersi. Qualcuno ha anche paragonato la situazione a quella della Germania dopo la sconfitta sul campo e la “pace di Versailes” del 1919. La questione verrà sollevata dall’inviato speciale degli Stati Uniti Steve Witkoff, che oggi arriverà a Mosca per la quarta volta, durante il programmato colloquio con il presidente russo.

I sentimenti dei media ucraini sono riassunti in un editoriale del Kyiv Post con una sola parola: «Tradimento». Gli Stati Uniti «si rifiutano di vendere all’Ucraina un sistema di difesa aerea Patriot da 50 miliardi di dollari, lasciando morire i civili sotto un cielo che Washington potrebbe contribuire a proteggere. Questa non è arte di governare, è un’abdicazione morale, un tradimento ammantato dalla retorica degli “accordi”».



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