mercoledì 24 luglio 2019
Il primo ministro, nel suo discorso ai Comuni, ha dichiarato di voler eliminare la rete di protezione che mantiene il nord Irlanda legato alla Ue. Barnier ha definito la proposta "inaccettabile"
La Regina Elisabetta concede la prima udienza al neo premier Boris Johnson (Ansa)

La Regina Elisabetta concede la prima udienza al neo premier Boris Johnson (Ansa)

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E’ già scontro sul back stop – la rete di protezione che mantiene il nord Irlanda legato all’Unione Europea, nel caso in cui il Regno Unito lasci l’Europa senza un accordo - tra il neopremier Boris Johnson e il capo delle negoziazioni con il Regno Unito, Michel Barnier.

Su questa parte chiave del trattato, che regola l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa, firmato dalla ex premier Theresa May lo scorso novembre, i due hanno posizioni completamente opposte. Un nodo irrisolvibile, che potrebbe portare la Gran Bretagna verso il “no deal”, una rottura netta e irrimediabile con Bruxelles, il prossimo 31 ottobre.

Barnier, infatti, ha definito “inaccettabile” la proposta fatta dal neopremier Johnson, durante il suo primo discorso ai Comuni, di eliminare completamente il backstop. “Non rientra nel mandato del Consiglio Europeo”, ha aggiunto il diplomatico.

“Nessun paese, che dia valore alla propria indipendenza e abbia rispetto per se stesso, può acconsentire ad un accordo che regali ad altri la nostra indipendenza economica e la nostra autonomia, come succede con il “back stop””, ha dichiarato Johnson ai Comuni.“Mi impegno ad eliminarlo perché lo ritengo divisivo e antidemocratico”, ha aggiunto.

La risposta di Michel Barnier non si è fatta attendere. “La proposta di Boris Johnson di eliminare il “back stop” è inaccettabile”, ha detto il diplomatico. In una nota inviata ai leader europei il diplomatico aggiunge, tuttavia, che “benché vi sia un disaccordo sul back stop, l’Unione Europea è disposta a lavorare in modo costruttivo con la Gran Bretagna”. Ed ha aggiunto di essere disposto ad “analizzare qualunque idea che il Regno Unito abbia che sia compatibile con l’accordo esistente”.

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