sabato 16 gennaio 2016
Si apre una nuova stagione economica per l'Iran, dopo decenni di pesanti sanzioni. Primi segni di distensione: liberati 4 prigionieri con doppio passaporto.
COMMENTA E CONDIVIDI
Giornata storica per l'Iran e per i rapporti tra questo Paese e gran parte delle altre nazioni. Finisce l'embargo che dura da quasi quattro decenni. Oggi l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea)renderà pubblico il rapporto con cui si certifica l'adempimento da parte iraniana delle clausole previste dall'accordo sul nucleare siglato la scorsa estate. Con questo atto scatterà la fine progressiva delle sanzioni. Come primo segno di distensione l'Iran ha annunciato che quattro cittadini iraniani con la doppia nazionalità  irano-americana sono stati scarcerati nell'ambito di uno scambio di prigionieri. Tra loro il giornalista del Washington Post, Jason Rezaian. Si apre una nuova stagione economica per l'Iran. Il paese fa i conti con le sanzioni economiche dalla fine degli anni Settanta, quando furono introdotte dopo la rivoluzione khomeinista, per poi essere rinnovate nei decenni successivi, sulla scia delle violazioni dei diritti umani e per lo sviluppo delle tecnologie nucleari. Nell'arco di questi anni l'Iran ha dovuto fare a meno di gran parte delle sue entrate petrolifere e di ingenti investimenti di capitali esteri. Inoltre, per procurarsi i prodotti dall'estero ed eludere il blocco commerciale, ha fatto massicciamente ricorso al contrabbando. Solo nel 2014 si stima che le importazioni illegali siano ammontate a 25 miliardi di dollari, contro un mercato legale dell'import intorno ai 60 miliardi di dollari. A rifornire il paese durante le sanzioni sono state soprattutto Cina e Russia, ma ora la situazione e' destinata a cambiare, seppure gradualmente, visto che la fine delle sanzioni, che inizia da oggi, sara' di fatto un processo piuttosto complesso. Secondo un recente studio della Sace la fine delle sanzioni a Teheran, a seguito dell'accordo sul nucleare, potrebbe portare a un incremento dell'export italiano nel Paese di quasi 3 miliardi di euro nel quadriennio 2015-2018, con le migliori opportunita' nei comparti della meccanica strumentale, dell'oil and gas e dei trasporti. Dal 2006 l'Italia ha perso molte posizioni, pur rimanendo il nono Paese esportatore nei confronti dell'Iran. Il primo obiettivo di Teheran e' ovviamente quello di tornare a esportare petrolio. Il suo potenziale e' enorme. Nel 1979, prima della rivoluzione islamica, era arrivato a estrarre 6 milioni di barili al giorno, di cui solo 500 mila destinati al consumo interno. Poi la rivoluzione, la guerra con l'Iraq, le sanzioni e l'isolamento internazionale hanno affossato la produzione, che nel 2011 e' scesa a 2,6 milioni di barili e nel 2015 si e' ulteriormente dimezzata, calando a 1,4 milioni d barili al giorno. L'altro problema e' la carenza di tecnologie, l'Iran in questi oltre 30 anni non si e' potuta dotare del know how necessario per sfruttare adeguatamente i suoi immensi giacimenti, i secondi al mondo dopo quelli dell'Arabia Saudita, che contengono l'11,4% delle riserve mondiali provate, pari a quasi 140 miliardi di barili. Il livello tecnologico di gran parte dei suoi siti di estrazione risale ai tempi dello Scia' e va dunque ampiamente modernizzato. Da tempo Teheran sta negoziando, non solo con le società petrolifere ma anche con quelle fornitrici di servizi oil e gas, accordi per rimodernare impianti e reti e per far ripartire i giacimenti. Le società Usa per un po' dovranno stare alla finestra, poiche' saranno le piu' penalizzate in vista della fine delle sanzioni. L'obiettivo del governo iraniano e' quello di produrre 3,6 milioni di barili entro sei mesi, superare i 4 in un anno e toccare i 5,5 in 5 anni. La prospettiva di un forte afflusso di petrolio dall'Iran e' stato uno dei motivi che in questi giorni ha contribuito a far calare il prezzo del greggio sotto i 30 dollari al barile. La riapertura degli scambi potrebbe pertanto ridare fiato alle finanze del paese, anche se il basso prezzo del greggio e la sovrabbondanza attuale di petrolio sul pianeta non consentono previsioni particolarmente incoraggianti in termini di offerta aggiuntiva. Anche i recenti scontri con l'Arabia Saudita, dopo che Riad ha giustiziato il leader sciita Nimr Baqer al Nimr, allontana la possibilita' di arrivare in tempi brevi a un'intesa a livello Opec per ridurre le forniture globali di greggio e far risalire i prezzi. Tuttavia l'obiettivo di aumentare, entro la prima meta' del 2016, di almeno un milione di barili al giorno l'esportazione di petrolio appare credibile. Il secondo settore di opportunita' per Teheran e' l'automotive. L'Iran era un mercato da 1,5 milioni di immatricolazioni di veicoli all'anno nel periodo pre-inasprimento sanzioni del 2011, ora ci si attende un ritorno sopra i 2 milioni di unita' all'anno. Questo soprattutto per la necessita' di rinnovare un parco circolante (14 milioni di unita') molto vecchio. In prima linea ci sono le francesi PSA e Renault, gia' presenti con joint venture nel paese. Anche i trasporti offriranno buone prospettive di domanda. Le sanzioni hanno vietato all'Iran di acquistare aerei occidentali fin dagli anni '70, contribuendo a creare una flotta aerea antiquata e di scarsa qualita'. L'Iran ha annunciato che una volta tolte le sanzioni comincera' il rinnovo della flotta con l'acquisto di 400 aerei. Stesso discorso vale per i treni e le ferrovie. Numerosi costruttori inglesi e francesi sono alla porta per l'ampliamento e il rinnovo della rete ferroviaria iraniana.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: