giovedì 19 ottobre 2023
Un fascicolo sul tavolo del procuratore della Corte internazionale Karim Khan, che indaga sui potenziali crimini di guerra commessi da entrambe le parti
La sede della Corte penale internazionale all'Aja

La sede della Corte penale internazionale all'Aja - Archivio Ansa

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C’è un fascicolo sui fatti di Gaza sul tavolo del procuratore della Corte penale internazionale Karim Khan. E ci sono già i primi nomi di sospettati per crimini contro i diritti umani e crimini di guerra. Il conflitto esploso nella Striscia e che rischia di tracimare fuori dai confini di Israele e Palestina potrebbe presto doversi misurare con la richiesta di mandati di cattura, come avvenuto per Vladimir Putin nel conflitto in Ucraina. Fonti del Tribunale internazionale hanno spiegato ad Avvenire che la Corte ha pieni poteri di intervento perché «l'indagine dell'Ufficio del Procuratore della Cpi sulla situazione nello Stato di Palestina riguarda i crimini commessi nell'ambito della giurisdizione della Corte a partire dal 13 giugno 2014».

La Palestina, infatti, ha sottoscritto lo Statuto di Roma, l’atto costitutivo del Tribunale dell’Aja, e anche se Israele non ha mai aderito alla Corte penale il mandato della procura «è in corso e si applica ai crimini commessi nel contesto attuale», precisano dall’Aja.

L’inchiesta è aperta e «l'Ufficio sta continuamente raccogliendo informazioni a sostegno dell'indagine», ribadiscono le fonti. Da quanto trapela, la Corte ha suoi referenti sul campo perché «all'inizio del suo mandato nel 2021, il procuratore ha istituito un team dedicato per portare avanti le indagini in relazione alla situazione nello Stato di Palestina», spiega ancora un portavoce dell’Aja che ricorda come l’iniziativa del procuratore Karim Khan ha segnato «per la prima volta l'istituzione di un team con risorse complete in relazione a questa situazione nello Stato di Palestina». Al momento i principali sospettati sarebbero i leader di Hamas per i massacri compiuti in territorio israeliano. Sebbene Israele non rientri tra i Paesi sottoscrittori, «la Corte penale internazionale ha giurisdizione su potenziali crimini di guerra – ha spiegato il procuratore Karim Khan – commessi da militanti di Hamas in Israele e da israeliani nella Striscia di Gaza, anche se Israele non è uno Stato membro».

L’indagine non sarà breve né facile, poiché di ogni singolo crimine bisogna accertare chi l’abbia commesso, da chi ha ricevuto gli ordini e che genere di ordini ha ricevuto. In altre parole, i capi di Hamas o i militari israeliani, spiegano le fonti del Tribunale internazionale, potrebbero scaricare le responsabilità sui loro sottoposti. Ma sul tavolo ci sono le dichiarazioni pubbliche di entrambe le parti, comprese le parole di esponenti del governo israeliano che preannunciavano il «completo isolamento di Gaza», a cui far mancare «viveri, energia, carburante e aiuti essenziali», e che vengono interpretate come una sostanziale ammissione di responsabilità della linea di comando, dai vertici politici ai battaglioni sul terreno. Stessi parametri vengono adoperati per i fondamentalisti islamisti: «Se ci sono prove che i palestinesi, siano essi Hamas o le Brigate Al Quds o il braccio armato di Hamas o qualsiasi altra persona o qualsiasi altro cittadino di qualsiasi altro Stato parte, hanno commesso crimini, abbiamo giurisdizione ovunque siano stati commessi, anche sul territorio di Israele», ha ribadito Khan a chi gli chiedeva di precisare la cornice giuridica entro cui la procura può agire. A gennaio del 2015, il governo della Palestina aveva depositato una dichiarazione accettando la giurisdizione della Corte penale internazionale su presunti crimini commessi «nei Territori palestinesi occupati».

Il 15 febbraio 2021 una nota della Corte faceva sapere che il procuratore aveva sottoposto al tribunale un quesito riguardo alla delimitazione territoriale sulla quale la procura può esercitare la sua giurisdizione. I giudici dopo una riunione in camera di consiglio risposero che le indagini possono essere svolte nell’area che «comprende la Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est e Gaza».

Ma al momento, viene ribadito, "al di là di queste informazioni, l'Ufficio del Procuratore non è in grado di fornire ulteriori commenti, in particolare alla luce della riservatezza delle sue indagini".

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