venerdì 3 marzo 2023
Alla 56enne, condannata all'ergastolo nel 2008, i giudici hanno riconosciuto la pratica per «motivi di sofferenza psicologica irreversibile»
Uccise i cinque figli, donna ottiene l’eutanasia
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Gravi «sofferenze psicologiche irreversibili». È con questa motivazione che in Belgio una donna di 56 anni, Geneviève Lhermitte, ha chiesto e ottenuto l’eutanasia, al termine di una vicenda terribile. La donna, il 28 febbraio 2007, approfittando di un viaggio all’estero del marito, aveva sgozzato nella sua abitazione di Nivelles (una località in Vallonia a 50 chilometri a sud di Bruxelles) i suoi cinque figli di quindici, dodici, dieci, sette e tre anni nelle rispettive camerette, e poi cercato di suicidarsi, lasciando un biglietto di addio.

Nel 2008 era stata poi condannata all’ergastolo dalla corte di assise di Nivelles. All’epoca, il massacro fece molto clamore, sia per la straordinaria gravità, sia anche perché la donna aveva preannunciato al suo psicologo, pochi giorni prima della mattanza, i suoi piani di suicidarsi «portando con sé» i propri figli.

La donna era però invece stata giudicata dai periti psichiatrici, al momento del processo, capace di intendere e di volere. Solo successivamente questa versione fu ribaltata, portando alla scarcerazione nel 2019 con l’avvio di una terapia psichiatrica. Nel 2021 Lhermitte aveva nuovamente tentato il suicidio.

In Belgio l’eutanasia è stata depenalizzata nel 2002 e la sua possibilità di applicazione, tra grandi proteste anche internazionali, è stata estesa anche ai minori nel 2014. Può essere attuata in caso di gravi sofferenze irreversibili, fisiche o psicologiche. In vent’anni a sceglierla sono state 30.000 persone, solo l’1% per ragioni psichiatriche. La legge è da tempo sotto accusa, vista la sua applicazione considerata sempre più facile ed estesa.

È di pochi giorni fa la notizia del via libera al suicidio assistito di Nathalie Huygens, 50 anni, madre di due figli, in piena salute, che non si era mai ripresa dal trauma di uno stupro nel 2016 e le cui sofferenze psicologiche sono state giudicate «insopportabili» da un collegio costituito da un medico e due psichiatri.

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