venerdì 24 aprile 2020
L’arcivescovo Steiner: «Finora la distanza li ha protetti. Ma con l’incremento delle incursioni di trafficanti, il contagio può raggiungerli»
Un funerale collettivo a Manaus, nell'Amazzonia brasiliana

Un funerale collettivo a Manaus, nell'Amazzonia brasiliana - Ansa

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«La mia maggior preoccupazione è per gli abitanti che vivono nella sterminata periferia di Manaus, privi di assicurazione privata e con difficoltà d’accesso al sistema pubblico. Ma ho molto timore anche di quanto potrebbe accadere se il virus si diffondesse nei villaggi indigeni. Finora la distanza li ha protetti. Ma fino a quando?». Il neo-arcivescovo di Mamaus, dom Leonardo Ulrich Steiner, si trova a guidare la comunità in uno dei suoi momenti più drammatici. La metropoli amazzonica è l’epicentro brasiliano del Covid-19. «Se il numero di morti continua ad aumentare nelle prossime due settimane, sarà una catastrofe».

Qualcuno parla addirittura di rischio di genocidio per le comunità native. È un pericolo reale?

È il mio timore. Di certo, se il Covid le raggiungesse, sarebbe un disastro: molti popoli hanno 20, 40, 80 persone. Il virus rischia di spazzarli via, come accaduto in passato. Alcuni, poi, sono entrati in contatto di recente, altri sono incontattati, non hanno le difese immunitarie necessarie. Oltretutto, il continuo incremento della incursioni da parte di trafficanti di legname, di minerali, di cacciatori e pescatori di frodo non fanno che moltiplicare i rischi di contagio. Il grande problema è l’indifferenza del governo brasiliano, da sempre contro la cultura e lo stile di vita degli indigeni, mentre è favorevole allo sfruttamento delle terre native. In questo contesto, il rischio di genocidio è più che reale.

Com’è la situazione a Manaus?

Gli ospedali stanno esplodendo. I letti nelle terapie intensive sono tutti occupati. Proprio ieri abbiamo dovuto ricoverare uno dei nostri sacerdoti che aveva anche un’assicurazione privata integrativa ed è stata un’odissea. È dovuto restare un periodo in pronto soccorso, in attesa che si liberasse un posto. Se è difficile far internate una persona che ha un’assicurazione, che cosa accade agli altri?

Eppure i dati ufficiali non sono così allarmanti...

Il punto è che è difficile conoscere la causa di morte. Le cifre si riferiscono solo ai pazienti a cui è stato fatto il test. Ma, personalmente, so di molte persone che muoiono a casa, senza aver fatto alcun esame.

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