venerdì 18 giugno 2021
Pechino studia di abbandonare ogni limite per provare a invertire il trend demografico
Culle vuote, Pechino pronta a cambiare ancora
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Dopo aver rimosso il limite del figlio unico nel 2015 e dei due bambini lo scorso giugno – consentendo a ogni coppia un massimo di tre figli –, la Cina starebbe già pensando a un’ulteriore accelerazione. Di più, a una vera e propria svolta: la rimozione di ogni limite. Una decisione che, se confermata, nascerebbe proprio dalla consapevolezza delle difficoltà esistenti per invertire la rotta demografica. Di fatto, l’inversione di tendenza non c’è stata: negli ultimi quattro anni le nascite sono diminuite. La Cina invecchia. E il “motore” della sua straordinaria crescita economica – la stessa crescita che ha fatto della Cina la seconda potenza mondiale – potrebbe adesso incepparsi.
A svelare le intenzioni di Pechino è stato il Wall Street Journal. Secondo il quotidiano Usa, la Cina sta studiando l’eliminazione di tutte le restrizioni sul controllo delle nascite entro il 2025, al termine dell’attuale piano quinquennale, il quattordicesimo, al via quest’anno. Più in particolare, il piano prevederebbe un’eliminazione graduale delle restrizioni a partire dalle province con il tasso di fertilità più basso prima dell’eliminazione dei limiti attuali su scala nazionale. Il quotidiano finanziario Usa cita come possibile area in cui testare le nuove linee le province del nord-est del Paese.
La nuova linea, voluta dal presidente cinese Xi Jinping in persona, servirà a “scuotere” il trend demografico del gigante asiatico? I dubbi non mancano. Per analisti e demografi “la politica del figlio unico” inaugurata nel 1980 per contenere la crescita del Paese – un gigantesco esperimento di ingegneria sociale fatto di aborti forzati, sterilizzazioni e controlli brutali – ha ferito profondamente la società cinese. Creando delle dinamiche che sarà difficile “riparare”.
Una cosa è certa: i numeri testimoniano la crisi demografica che la Cina sta attraversando. Nel 2020 il Paese ha mostrato un rallentamento delle nascite per il quarto anno consecutivo, a quota 12 milioni, con un calo del 22% rispetto ai 14,65 milioni di nuovi nati del 2019. Il tasso di fecondità, pari a 1,3 nascite per donna nel 2020, risulta essere molto al di sotto di quel 2,1 necessario per sostenere la crescita demografica.
I dati dell’ultimo censimento nazionale – il settimo – annunciati a inizio maggio, hanno certificato l’invecchiamento della popolazione cinese, oggi a quota 1,411 miliardi di persone: per la prima volta in assoluto, la Cina conta un numero di over 60 (264,02 milioni di persone) superiore a quello degli under 14 (253,38 milioni). Nel decennio preso in considerazione dall’ultimo censimento, la popolazione cinese è cresciuta del 5,38% (72,06 milioni di persone), a un tasso di crescita annuale dello 0,53%, al di sotto del già basso tasso di crescita dello 0,57% registrato tra il 2000 e il 2010. Il dato più sorprendente riguarda l’aumento della popolazione di età non superiore ai 14 anni rispetto al totale, che non contribuisce, però, ad attenuare le pressioni demografiche, con una contemporanea diminuzione della fascia di persone in età lavorativa e un aumento della popolazione anziana.
Gli under 14 costituiscono il 17,95% della popolazione – erano il 16,6% nel 2010 – mentre 894,38 milioni di persone, il 63,35% del totale, hanno oggi tra i 15 e i 59 anni, in calo del 6,79% rispetto al dato del 2010. Gli over 60 raggiungono quota 264,02 milioni, il 5,44% in più rispetto al 2010, e costituiscono il 18,7% della popolazione. Si attenuano, lievemente, gli squilibri di genere, lascito dalla pratica degli aborti selettivi dopo l’introduzione, nel 1979, della politica del figlio unico: in Cina, ci sono oggi 105,07 uomini ogni cento donne. Il rapporto era di 111,3 uomini per cento donne nel 2010.


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