venerdì 3 gennaio 2020
Con un attacco mirato, condotto con drone, gli Usa hanno ucciso a Baghdad un generale iraniano. Teheran: "Ci vendicheremo". Altri 3.500 soldati Usa in Medioriente
Migliaia di manifestanti in piazza a Teheran per protestare contro l'uccisione da parte degli Usa di un generale iraniano a Baghdad

Migliaia di manifestanti in piazza a Teheran per protestare contro l'uccisione da parte degli Usa di un generale iraniano a Baghdad - Ansa

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Le forze americane hanno ucciso a Baghdad il generale iraniano Qassem Soleimani, una delle figure chiave dell'Iran, molto vicino alla Guida suprema, l'ayatollah Ali Khamenei, e considerato da alcuni il potenziale futuro leader del Paese. Un raid, quello statunitense, condotto - secondo indiscrezioni - con un drone e ordinato da Donald Trump. E che rischia di far salire la già alta tensione fra Stati Uniti e Iran, ma anche in tutto il Medio Oriente.

La reazione iraniana è immediata, con Teheran che parla di "atto di terrorismo" e fa sapere che ci saranno ritorsioni.

Gli Stati Uniti hanno deciso di inviare altri 3.500 soldati in Medio Oriente. Lo hanno riferito tre funzionari della Difesa e un ufficiale militare a Nbc News. Le nuove truppe saranno dispiegate in Iraq, Kuwait e altre parti della regione.

Migliaia in piazza contro gli Usa nelle città iraniane

Manifestazioni di protesta contro gli Usa si sono tenute in diverse città iraniane. A Teheran decine di migliaia di persone hanno sfilato con le foto di Soleimani, gridando "morte all'America"; manifestazioni simili si sono svolte ad Arak, Bojnourd, Hamedan, Hormozgan, Sanandaj, Semnan, Shiraz e Yazd. Un fiume di gente vestita di nero ha manifestato in una sorta di corteo funebre nella città natale di Soleimani, Kerman; la guida della preghiera locale, Hassan Alidadi, ha affermato che l'uccisione di Soleimani porterà alla "fine della presenza militare Usa nella regione e alla vittoria finale del fronte della resistenza su Israele". I media iraniani mostrano donne vestite a lutto, che piangono per le strade di Tabriz.

Il Nunzio in Iran: abbassare la tensione

È importante in questo momento "abbassare la tensione, chiamare tutti al negoziato e credere al dialogo sapendo, come la storia ci ha sempre insegnato, che la guerra e le armi non sono le soluzioni ai problemi che affliggono il mondo di oggi. Bisogna credere nel negoziato. Si deve credere nel dialogo. Bisogna rinunciare al conflitto e si deve 'armarsi' con le altre armi che sono quelle della giustizia e della buona volontà". Così il Nunzio apostolico in Iran, monsignor Leo Boccardi, raggiunto telefonicamente a Teheran da Vatican News. Per monsignor Boccardi, occorre "continuare a prodigarsi e a portare all'attenzione della comunità internazionale la situazione del Medio Oriente. Una situazione che deve essere risolta e si devono chiamare tutti alla responsabilità diretta che abbiamo. Pacta sunt servanda, dice una regola importante della diplomazia. E le regole del diritto devono essere rispettate da tutti".

Teheran: dagli Usa una folle escalation

"Il lavoro e il cammino del generale Qassem Soleimani non si fermeranno e una dura vendetta attende i criminali, le cui mani nefaste sono insanguinate con il sangue di Soleimani e altri martiri dell'attacco della notte scorsa", ha detto la guida suprema iraniana Ali Khamenei.

Da parte sua, il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif, ha commentato: "L'atto di terrorismo internazionale degli Stati Uniti con l'assassinio del generale Soleimani, la forza più efficace nel combattere il Daesh, Al Nusrah e al-Qaeda, è estremamente pericoloso e una folle escalation". E poi: "Gli Stati Uniti si assumeranno la responsabilità di questo avventurismo disonesto".

Washington: Soleimani era responsabile degli attacchi all'ambasciata

"Il generale Soleimani stava mettendo a punto attacchi contro diplomatici americani e personale in servizio in Iraq e nell'area", afferma il Pentagono confermano il raid e assumendosene la responsabilità. "Il generale Soleimani e le sue forze Quds sono responsabili della morte di centinaia di americani e del ferimento di altri migliaia", aggiunge il Pentagono, precisando che il generale iraniano è stato anche il responsabile degli "attacchi contro l'ambasciata americana a Baghdad negli ultimi giorni". Il raid punta a essere un "deterrente per futuri piani di attacco dell'Iran. Gli Stati Uniti continueranno a prendere tutte le azioni necessarie per tutelare la nostra gente e i nostri interessi del mondo", mette in evidenza il Dipartimento della Difesa.

L'attacco americano segue l'avvertimento lanciato dal ministro della Difesa, Mark Esper, dopo le tensioni degli ultimi giorni con ore e ore di guerriglia e diversi tentativi di penetrare il compound che ospita la sede diplomatica Usa nella capitale irachena, la cui torretta all'ingresso principale è stata data alle fiamme. La dichiarazione del Pentagono arriva dopo ore di confusione, fra voci che si rincorrevano e nessuna rivendicazione della responsabilità. Trump, avvolto nel silenzio, si è limitato a twittare una foto della bandiera americana prima che il ministero della Difesa uscisse alla scoperto.

L'attacco mirato, all'aeroporto di Baghdad

La Guardia Rivoluzionaria iraniana, confermando la morte di Soleimani, afferma che il generale è stato ucciso da un attacco sferrato da un elicottero americano (si tratterebbe però di un drone). Secondo le ricostruzioni iniziali, Soleimani e Mohammed Ridha, il responsabile delle public relation delle forze pro-Iran in Iraq, erano da poco atterrati all'aeroporto internazionale di Baghdad ed entrati in una delle due auto che li attendeva quando l'attacco è stato sferrato. L'attacco è seguito al lancio di tre razzi all'aeroporto che non causato alcun ferito.

I parlamentari americani non sono stati avvertiti dell'attacco, ha reso noto in un comunicato il deputato democratico Eliot Engel. Il raid eseguito in Iraq contro l'iraniano Qassem Soleimani "ha avuto luogo senza alcuna notifica o consultazione con il Congresso", recita la nota: Soleimani era "la mente di una grande violenza" e ha "il sangue degli americani sulle sue mani". Tuttavia, ha proseguito, "intraprendere un'azione di questa gravità senza coinvolgere il Congresso solleva seri problemi legali ed è un affronto ai poteri del Congresso nella sua veste di ramo paritetico del governo".

Israele alza lo stato di allerta, l'Europa preoccupata

Intanto, Israele ha elevato lo stato di allerta dopo aver appreso dell'uccisione di Soleimani, considerato nello Stato ebraico come il principale artefice da molti anni della sistematica penetrazione militare dell'Iran in vari Paesi della Regione.

Preoccupazione. E inviti alla moderazione. Le reazioni alla morte del comandante iraniano, Qassem Soleimani, sono pressoché unanimi. Berlino, con la portavoce della cancelliera Ulrike Demmer, ha espresso "preoccupazione" per il "pericoloso momento di escalation" in cui ci si trova, e sollecita "oculatezza e moderazione, per contribuire alla distensione" nella regione.

La Gran Bretagna ha lanciato un appello alla calma. Il ministro degli Esteri, Dominic Raab, ha ribadito che Londra “ha sempre riconosciuto la minaccia aggressiva" rappresentata da Soleimani e dalla sua unità d'elite Forze Qods e ha aggiunto: "In seguito alla sua morte, sollecitiamo le parti alla de-escalation. Un ulteriore conflitto non è nel nostro interesse".

L'uccisione del comandante iraniano Qassem Soleimani ha reso il mondo "più pericoloso". Lo ha dichiarato il ministro francese per gli Affari Europei Amèlie de Montchalin. "Ci siamo svegliati in un mondo più pericoloso", ha detto Montchalin, aggiungendo che il presidente Emmanuel Macron avrà presto un confronto con "gli attori della regione". "Il nostro ruolo", ha concluso, "non è schierarci ma parlare con tutti".

La Russia ha avvertito che l'uccisione da parte degli Usa di Soleimani, a Baghdad, aumenterà le tensioni in Medio Oriente. "L'uccisione di Soleimani rappresenta un passo avventurista che aumenterà le tensioni nella regione", ha ammonito il ministero degli Esteri, commentando a Ria Novosti il raid Usa. "Soleimani serviva la causa della protezione degli interessi nazionali dell'Iran con devozione", ha aggiunto il dicastero, "esprimiamo le nostre sincere condoglianze al popolo iraniano".

Biden: Trump getta dinamite in una polveriera

"Nessun americano piangerà la morte di Qassem Soleimani, meritava di essere consegnato alla giustizia per i suoi crimini contro le truppe americane e contro migliaia di innocenti nella regione", ma col raid che lo ha ucciso a Baghdad, il presidente Donald Trump ha gettato dinamite in una polveriera". Così in una dichiarazione ufficiale il candidato alle primarie democratiche per la Casa Bianca, Joe Biden, sottolineando che ora Trump "deve al popolo americano una spiegazione sulla strategia e il piano per tenere al sicuro le truppe statunitensi e il personale dell'ambasciata, come pure i nostri interessi a casa e all'estero". "L'Iran risponderà sicuramente, potremmo essere sull'orlo di un grande conflitto in Medio Oriente", ha avvertito Biden, dicendo di temere che l'amministrazione Trump non abbia "la necessaria visione a lungo termine".

L'Iraq: gli Usa ci hanno attaccato, ci sarà guerra

Il primo ministro iracheno, Adel Abdel Mahdi, ha definito "un'aggressione" da parte degli Usa, il raid compiuto a Baghdad, avvertendo che questo "scatenerà una guerra devastante" in Iraq. "L'assassinio di un comandante militare iracheno, che occupa un ruolo ufficiale, è un'aggressione all'Iraq, al suo Stato, al suo governo e al suo popolo", ha denunciato il premier. Al-Muhandis era il numero due di Hashed, una coalizione di forze paramilitari filo-iraniena, integrate nelle forze governative irachene.

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