lunedì 25 marzo 2024
Dal punto di vista pratico il passaggio dalla risoluzione all'applicazione è in salita, dal punto di vista politico ha invece un significato nuovo, come quello della prima volta in 5 mesi
La riunione del Consiglio di sicurezza

La riunione del Consiglio di sicurezza - Reuters

COMMENTA E CONDIVIDI

Oggi l’Onu ha fatto quello che doveva fare centosettanta giorni fa: ha chiesto il cessate il fuoco a Gaza e la liberazione degli ostaggi. Poco meno della Luna, poco più di un buffetto sulla guancia per Israele dal punto di vista pratico ma un macigno fatto rotolare su Benjamin Netanyahu dall’alleato d’ufficio d’Oltreoceano: Joe Biden.

Da settimane la sterzata politica del presidente uscente democratico, a caccia di consensi a “sinistra” come gli suggeriscono gli strateghi della sua campagna elettorale era sempre più palese. Ora lo è ufficialmente, nero su bianco. Con una soluzione a metà, che ha però un valore perentorio. Non ha posto il veto come avevano fatto sabato Russia e Cina alla sua proposta, ma si è astenuto su un documento quasi fotocopia presentato però da membri non permanenti del Consiglio di sicurezza e appoggiato da Russia e Cina, che hanno votato a favore. Un’astensione che ha spianato la strada a trasformare la bozza in un primo punto fermo in oltre cinque mesi di guerra.

L’applicazione non sarà sicuramente conseguente, l’entusiasmo di Hamas al momento dell’annuncio e la pronta disponibilità allo scambio “prigionieri ostaggi” (fermo restando il rifiuto poco prima alla stessa proposta avanzata dagli Usa, accettata da Israele e bocciata dai suoi negoziatori). Insomma, dalle intenzioni alla pratica ci sono oltre 32.333 morti palestinesi (dice Hamas) e oltre 1.200 israeliani.

La tregua tradotta in silenzio delle armi è per ora un’ipotesi, lo scambio ostaggi-prigionieri palestinesi lo è altrettanto. Di certo c’è però un ulteriore isolamento di Netanyahu, anche sul fronte interno. Un sussulto di forza americana da parte di Biden e una situazione che ormai è insostenibile. Da qualsiasi parte la si guardi. Prima di tutto da quella dei civili che a Gaza muoiono di fame e che in Israele chiedono ogni giorno che torni a casa chi è nascosto in qualche tunnel della Striscia. La politica è altro, lo si sa. Ma a volte (quando si vota o cade un governo) deve fare i conti anche con la realtà.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: