martedì 16 marzo 2021
Estela Casanto Mauricio, del popolo Ashaninka, è la nona vittima dall'inizio della pandemia. Era stata più volte minacciata per un conflitto sulla terra
Attivisti sul luogo del ritrovamento del corpo

Attivisti sul luogo del ritrovamento del corpo - Miqueas Sanchoma (La Mula)

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Il suo corpo straziato è stato trovato in una grotta nascosta nella foresta. Quella selva cui difesa aveva dedicato la vita. Estela Casanto Mauricio, ambientalista del popolo Ashaninka, è la nona leader indigena assassinata in Perù dall'inizio della pandemia. A denunciare il crimine è stata la Centrale delle comunità native della selva centrale (Ceconsec): la donna, 55 anni, era una delle fondatrici della comunità di Shankivironi, nella regione amazzonica di Junín. E si batteva contro l'accaparramento di terre da parte dei cacciatori di risorse. Per questo, era stata più volte minacciata. Come spiegato dal Centro amazónico de antropología e aplicación practica (Caaap), sussiste un grave problema di tutela giuridica sui territori nativi. I procedimenti legali per ottenere il riconoscimento formale durano decenni e, nel frattempo, i latifondisti cercano di accaparrarseli per destinarli a colture intensive o commercio di legname e specie pregiate.
I primi sospetti dell'omicidio della leader Ashaninka si sono concentrati su un vicino che, da cinque anni, voleva incamerare il suo appezzamento. L'uomo è stato interrogato ma subito rilasciato. Ceconsec ha rivolto un appello alle autorità affinché «facciano un'indagine accurata e si possa ottenere giustizia. Mentre la Caritas della Selva ha rinnovato la richiesta di ratificare "l'accordo di Escazú" per la difesa degli ecologisti dell'America Latina, la regione più letale per chi protegge l'ambiente.

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