Odessa senza pace sotto il tiro dei droni. Trump: aiuti a Kiev con soldi Nato
di Nello Scavo
Le sirene hanno ripreso a suonare poco dopo le 8 del mattino. I radar avevano avvistato un gruppo di 8 droni in avvicinamento sulla costa, seminando il terrore in città, la corsa ai rifugi

«Non dite che non è morto nessuno», avverte Julia puntando i cronisti mentre un’ultima volta accarezza la criniera di Camelia, la cavalla bianca uccisa dal drone russo piombato sulla scuderia. «Cosa pensavano, che gli avremmo fatto la guerra con i pony?» reagisce al colmo della rabbia.
La prevedibile rappresaglia su Odessa, destinataria delle promesse di ricostruzione italiana, mentre a proprio Roma si stringevano i patti per il futuro dell’Ucraina, è avvenuta in pieno giorno, dopo il coprifuoco. E presto Kiev potrebbe avere le munizioni che la contraerea oggi deve caricare con parsimonia. Le forniranno gli americani, a cui di questo passo conviene che il conflitto non si esaurisca domani.
Dopo gli accordi per le terre rare e quelli imminenti su petrolio e gas, il presidente Donald Trump ha annunciato di aver raggiunto un accordo con la Nato, di cui gli Usa sono l’azionista di riferimento. I dettagli non sono ancora noti, ma secondo la versione di Washington - che da lunedì invierà nel Paese l’inviato Kellog - gli Stati Uniti spediranno munizionamento in Ucraina attraverso l’alleanza atlantica. Sarà poi la Nato a pagare le armi «al cento per cento», ha aggiunto il tycoon. Da subito «invieremo i Patriots alla Nato, e poi la Nato li distribuirà», ha aggiunto riferendosi alle batterie di contraerea insistentemente chiesta da Zelensky. Quella in parte mancata ieri a Odessa. Nel quartiere di Khadzhibey sono stati danneggiati 63 appartamenti in 21 edifici. Non ci sono state vittime perché dopo il sangue versato a Kiev nei giorni scorsi, la gente d’Ucraina è tornata a prendere sul serio le sirene, raggiungendo i rifugi o lasciando tra sé e l’esterno almeno due pareti, nella speranza di fermare almeno le schegge.
Lungo la strada che attraversa i gli estuari dei fiumi meridionali, si vedono le scie di razzi sparati dal lato ucraino in direzione della Crimea. E in territorio russo una base di caccia Mig sarebbe stata danneggiata da un raid dei droni ucraini. A Kherson l’artiglieria reagisce colpo su colpo ai lanci dal lato occupato. Secondo il governatore dell’amministrazione russa ad Aleshky dopo un attacco aereo ucraino un edificio di cinque piani è stato squarciato e diverse persone sarebbero rimaste sotto le macerie. Non è stato specificato se si tratta di militari e non c’è stato modo di verificare in modo indipendente questa notizia.
Ma è tornando a Odessa che si respira il tempo dell’attesa. Tra fatalismo e sfida si attende il prossimo attacco, mentre nel maneggio ridotto a fattoria diroccata un purosangue se ne sta ancora immobile e muto, con il fianco quasi sfondato dalle schegge, bendato dai veterinari accorsi a salvare le bestie ferite e coccolare quelle spaventate.
I droni spia che la notte precedente avevano annunciato il raid del mattino, stanno tornando sulla città, l’impossibile preda sul Mar Nero. Diversi osservatori locali davano per scontata una risposta russa alla Conferenza di Roma. A ogni colpo sale il bilancio delle vittime e lievitano i preventivi per la ricostruzione di cui si è fatta carico il governo italiano.
Dopo la pausa nel cuore della notte le sirene avevano ripreso a suonare poco dopo le 8 del mattino. I radar avevano avvistato un gruppo di 8 droni in avvicinamento sulla costa. Stavolta non erano velivoli di sorveglianza né le esche volanti lanciate per ingannare la contraerea, facendo sprecare colpi e individuando dall’alto le postazioni della difesa. Il rombo degli Shahed iraniani assemblati in Russia ha terrorizzato il centro città. Le sagome scure avvistate in controluce hanno provocato sono piombate tra edifici e negozi.
Trump annuncia intanto dichiarazioni clamorose contro la Russia entro lunedì.
Trump annuncia intanto dichiarazioni clamorose contro la Russia entro lunedì.
La gente per strada sorride alla sola idea, dopo che il tycoon ha dovuto fare un bagno di realtà e far finta di non aver mai detto che con lui alla Casa Bianca la guerra sarebbe finita in due giorni. E anche al Cremlino non sembrano molti intimoriti. Quella di ieri è stata una giornata di forsennati attacchi, da terra e dall’aria su tutta l’Ucraina. Segno che i colloqui tra Washington e Mosca, la Conferenza di Roma e le imminenti dichiarazioni del presidente americano, non vengono interpretati dalla leadership russa come una minaccia a cui prestare orecchio.
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