Negata una visita medica indipendente, preoccupazione per Mohammadi

La Premio Nobel è stata arrestata venerdì scorso in Iran e da allora non si hanno notizie certe. La preoccupazione dei familiari
December 16, 2025
Negata una visita medica indipendente, preoccupazione per Mohammadi
La conferenza stampa di Taghi Rahmani, marito di Narges Mohammadi, dell'avvocata Chirinne Ardakani, e di Jonathan Dagher, di Reporter senza frontiere (RSF), a Parigi / REUTERS/Abdul Saboor
Quattro giorni dopo il suo arresto, nessuno sa quali siano le condizioni di salute di Narges Mohammadi. La premio Nobel per la pace è stata arrestata venerdì a Mashhad, 900 chilometri a est di Teheran, mentre partecipava alla commemorazioni dell'avvocato Khosrow Alikordi, difensore di dissidenti e prigionieri politici, morto in circostanze sospette. Oggi il fratello e il legale della donna, che ha 59 anni e si trovava in una sorta di libertà condizionata (la pena detentiva le era stata sospesa un anno fa per consentirle di curarsi), hanno confermato di non avere informazioni sulla sua sorte. «Siamo molto preoccupati», ha detto Hamid Mohammadi, che vive in Norvegia, ai giornalisti. Lunedì sera un altro fratello, che vive in Iran, è riuscito a parlare con lei, che ha confermato di essere stata picchiata con i manganelli al volto, alla testa e al collo e di aspettarsi di essere accusata di "cospirazione contro la Repubblica".  L'uomo ha chiesto una perizia medica indipendente, ma gli è stata negata. Domenica sera, al telefono per pochissimi istanti con la famiglia, ha aggiunto la Fondazione Narges Mohammadi, la donna avrebbe detto di essere stata portata due volte in pronto soccorso.
Il procuratore di Mashhad, Hasan Hematifar, ha giustificato l'arresto della premio Nobel e di altri attivisti - sarebbero addirittura 39 - con il fatto che lei e il fratello di Alikordi hanno fatto commenti provocatori durante la commemorazione, incoraggiando “slogan che violano le norme” e “disturbando la quiete pubblica”. L'avvocato francese di Mohammadi, Chirinne Ardakani, ha detto che le autorità probabilmente riattiveranno le pene sospese e la porteranno presto davanti a un giudice. «Non hanno commesso alcun crimine se non quello di aver esercitato la libertà di espressione», ha detto Ardakani, aggiungendo che presenterà il caso alla Corte penale internazionale come prova della repressione dell'Iran nei confronti degli attivisti.
Mohammadi ha dedicato gran parte della sua vita alla difesa dei diritti umani e della libertà delle donne e alla lotta contro la pena di morte. E con queste motivazioni le è stato assegnato il premio Nobel per la Pace nel 2023, mentre era dietro le sbarre. È stata arrestata 13 volte e condannata a oltre 36 anni di reclusione e a 154 frustate.  A difesa di Mohammadi si è subito schierato Jafar Panahi: il regista iraniano, che ha vinto la Palma d'oro a Cannes col film "Un semplice incidente" ed è una voce molto critica nei confronti del governo di Teheran, ha chiesto "il rilascio immediato e incondizionato" di tutte le persone arrestate venerdì. E lo stesso ha fatto nei giorni scorsi il Comitato per il Nobel dicendosi "profondamente preoccupato per il brutale arresto". Teheran sostiene che gli arrestati siano in totale 39. E, secondo la Fondazione Narges, Mohammadi ha chiesto alla sua famiglia di "presentare immediatamente e senza indugio una denuncia formale contro l'organismo di sicurezza che l'ha detenuta e contro il modo violento in cui è stata arrestata". Ma allo stesso tempo, riporta il New York Times, l'attivista "ha sottolineato di non sapere nemmeno quale autorità di sicurezza la stia attualmente trattenendo" e che "non le è stata fornita alcuna spiegazione al riguardo". 

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