Missili, droni e propaganda: la tregua a Kiev resta un miraggio
Nelle ultime 24 ore la Russia ha effettuato 3 attacchi e 88 raid. L'Ucraina ha risposto danneggiando una centrale termoelettrica. La diplomazia è ferma e Washington mantiene l'irritazione con il Cremlino per le rigidità negoziali mostrate recentemente

Il presidente Trump stringe la mano all’omologo cinese, Xi Jinping e parla di pace. Ma in Ucraina di questa parola non si vede nemmeno l’ombra. Stando allo Stato maggiore di Kiev, in sole 24 ore sono stati registrati 132 scontri sul territorio nazionale. A questi, va aggiunta l’ormai consueta pioggia dal cielo che ogni giorno si riversa su obiettivi strategici, ma anche tanti edifici civili.
Le forze russe, fra mercoledì e giovedì notte, hanno lanciato 3 attacchi missilistici e 88 raid aerei, impiegando 66 missili e 168 bombe aeree guidate. Inoltre, hanno condotto 4.739 bombardamenti, di cui 122 con sistemi di lanciarazzi multipli, e utilizzato 6.725 droni kamikaze. Il bilancio è di almeno sei morti e diversi feriti. Le regioni più colpite sono quella di Kharkiv, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson. L’Ucraina cerca di rispondere come riesce e ieri ha dichiarato di avere danneggiato la centrale termoelettrica nell'oblast di Orel, in Russia.
L’impianto, in particolare, sarebbe stato colpito dai frammenti dei droni ucraini, intercettati dai russi, ma che sono riusciti a fare comunque danni. E, come avviene dal febbraio 2022, alla guerra sul campo si contrappone anche quella delle opposte versioni di Mosca e Kiev sull’andamento del conflitto. Il ministero della Difesa russo ha riferito che, nell’ultima settimana, le truppe del Cremlino hanno migliorato le proprie posizioni in diverse aree dell’”operazione militare speciale”, come chiamano in Russia la guerra. L’Ucraina minimizza e dice che il Paese invasore, solo fra mercoledì e giovedì, ha perso 970 uomini. Il presidente Volodymyr Zelensky in persona ha smentito la notizia secondo cui soldati ucraini sono stati circondati dai russi a Prokovsk, città chiave del Donbass. «La situazione è difficile, ma sotto controllo» ha detto.
Dal punto di vista diplomatico è tutto fermo e alcune indiscrezioni di stampa potrebbero rendere ancora più in salita i rapporti fra Russia e Stati Uniti. Stando ai media anglosassoni, da agosto la Russia ha lanciato sull’Ucraina 23 volte il missile da crociera 9M729, detto in codice Nato SSC-8. Si tratta di un missile da crociera capace di colpire obiettivi a oltre 1.500 chilometri di distanza. Può essere armato con una testata convenzionale o nucleare e viene lanciato da mezzi mobili del sistema Iskander, quindi, può spostarsi e sparare da diversi punti del territorio russo. Il suo sviluppo segreto spinse gli Stati Uniti ad abbandonare il Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio Inf nel 2019. Il loro utilizzo è stato confermato dal ministro degli Esteri, Andrii Sybiha. La notizia arriva proprio nei giorni della cancellazione del vertice a Budapest, che avrebbe dovuto rappresentare un seguito di quello in Alaska, lo scorso agosto. Stando al Financial Times, Trump ha deciso di annullare il vertice dopo una telefonata fra il segretario di Stato Usa, Marco Rubio e il ministro degli Esteri russo, Sergeij Lavrov, che è stata descritta come «molto tesa».
Mosca non ha confermato questo scambio particolarmente franco fra i capi delle due diplomazie. Sta di fatto che al termine della conversazione, avvenuta qualche giorno fa, Rubio ha informato Trump che la Russia non era veramente intenzionata a sottoscrivere un accordo. A irritare Washington è stata l’intransigenza con la quale Mosca ha imposto le sue condizioni, riguardanti soprattutto le concessioni territoriali, la riduzione delle forze armate ucraine e la richiesta di garanzie che Kiev non entrerà mai a far parte della Nato.
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