Milioni di dollari contro l'Onu: chi alimenta la faida di Gaza?

La sparizione della Gaza Humanitarian Foundation e il ruolo delle bande criminali nei piani per la nuova Striscia in contrapposizione ad Hamas
October 27, 2025
Milioni di dollari contro l'Onu: chi alimenta la faida di Gaza?
Yasser Abu Shabab, uno dei capi delle bande dedite al saccheggio e ora sostenute da Israele contro Hamas
Uno dei misteri nella Striscia è la sparizione della “Gaza Humanitarian foundation” (Ghf). Era stata indicata come l’alternativa alle Nazioni Unite, accusate di essersi lasciate infiltrare da Hamas. Con sede legale in Svizzera, la Ghf è una fondazione con zero esperienza nelle aree di crisi, ufficialmente costituita da Usa e Israele per mitigare gli effetti del blocco degli aiuti alimentari.
Per settimane nei pressi dei quattro siti di distribuzione della Ghf c’erano state sparatorie e almeno 2.165 civili uccisi. Israele e Hamas si sono scambiati le accuse, senza che mai da Tel Aviv venissero forniti ai media quantomeno le immagini riprese dai droni israeliani e che avrebbero potuto definitivamente scagionare sia i mercenari arruolati dalla Ghf sia le forze armate israeliane. Le forze armate israeliane hanno promesso inchieste interne per sciogliere i dubbi. Ma come per la maggior parte degli “incidenti” che hanno coinvolto i civili, nessun esito è stato comunicato.
Da giorni nessuno sa più che fine abbiano fatto gli operatori della fondazione. Si sa solo che le attività sono state temporaneamente fermate. «Ghf è stata invitata a sospendere le operazioni durante la fase di rilascio degli ostaggi, ancora in corso», risponde un portavoce della con una nota ad “Avvenire. «Mentre la situazione sul campo rimane instabile - spiega -, Ghf ha ricevuto istruzioni di tenersi pronta a riprendere le attività». Il paradosso è che ora gli ex militari arruolati per distribuire cibo e aiuti, sono finiti nella stessa situazione delle agenzie Onu: magazzini pieni, ma divieto di accesso a Gaza. «Ghf dispone di camion carichi di aiuti umanitari pronti a riprendere la distribuzione diretta al popolo palestinese, comprese donne, bambini e anziani», conclude la nota con la promessa di tornare a farsi vivi a breve termine.
Quando gli operatori hanno dovuto chiudere i centri e allontanarsi in fretta su ordine israeliano, diversi testimoni hanno filmato i resti di bossoli sul terreno. Segno che dalle «postazioni umanitarie» erano stati sparati dei colpi. L’assenza sul terreno di giornalisti internazionali non ha però permesso di esaminare da vicino le munizioni e come siano arrivate fino a lì. Mentre ieri Hamas ha restituito, attraverso la Croce Rossa Internazionale, altri due corpi di ostaggi dei 13 che ancora detiene.
L’estromissione delle agenzie Onu non è stata a costo zero. Il 26 giugno gli Stati Uniti hanno approvato un primo finanziamento diretto di 30 milioni di dollari per la Ghf​. Il Dipartimento di Stato aveva inoltre annunciato la possibilità di destinare fino a 500 milioni di dollari tramite Usaid, l’agenzia americana per la cooperazione, che ha chiuso quasi tutti i finanziamenti alle agenzie umanitarie Onu. Israele ha sempre mantenuto il segreto sul bilancio della Ghf, tuttavia diverse fonti giornalistiche locali mai smentite riferiscono di un primo stanziamento di circa di quasi 180 milioni di euro.​
Secondo le stime interne della Ghf, per fornire pasti a 1,2 milioni di persone a 1,30 dollari per pasto, il solo preventivo mensile supererebbe i 143 milioni di dollari, esclusi i costi logistici.​ Con la differenza che l’Onu poteva contare su decine di centri di distribuzione, ripartendo i costi tra decine di Stati donatori. Al contrario della controversa fondazione che è riuscita a malapena ad aprire quattro siti nei quali vi sono stati centinaia di morti tra i civili. A distanza di tempo, la Ghf ci tiene ad assicurare di non aver mai voluto soppiantare la filiera umanitaria internazionale. «Il lavoro della Ghf integra, non sostituisce, quello dell’Onu e delle organizzazioni umanitarie tradizionali - viene precisato -. Infatti, prima ancora di avviare le operazioni a Gaza, la Ghf ha ottenuto da Israele l’impegno a consentire l’ingresso degli aiuti a Gaza secondo i meccanismi esistenti, compresa l’Onu». A cui però i governi che hanno creato la stessa “Gaza humanitarian foundation” hanno impedito di operare sul terreno.
Da quando gli “operatori umanitari” che fornivano pasti con i mitra sulle spalle sono spariti, altri soggetti armati stanno prendendosi la scena. Alcune bande palestinesi note per il saccheggi degli aiuti Onu, senza mai prendere di mira i camion destinati alla “Ghf”, stanno prendendo la scena. Nelle ultime settimane, diverse milizie tribali hanno dichiarato fedeltà a Yasser Abu Shabab, il capo di una banda di saccheggiatori che ora si fa chiamare “Forze Popolari” e che si sta proponendo come attore armato per un futuro governo di Gaza in alternativa ad Hamas. In passato Shabab aveva risposto ad “Avvenire” sostenendo di essere interessato solo al bene della sua gente. Il consiglio degli anziani del clan aveva poi inviato una lettera al nostro giornale annunciando di avere “diseredato” il giovane Yasser, perché messosi al servizio di Israele. Un’inchiesta giornalistica di “Sky” ha scoperto che la sua milizia riceve cibo proprio dalla “Gaza Humanitarian Foundation”. Uno dei comandanti delle “Forze popolari” e un soldato israeliano, sotto anonimato hanno spiegato come Israele permetterebbe loro di introdurre clandestinamente denaro, armi e automobili a Gaza per rafforzare i gruppi concorrenti di Hamas.
Hossam al Astal, a capo di una delle milizie anti-Hamas ha dichiarato a Sky News che Israele sta sostenendo quattro gruppi armati che operano nella “terra di nessuno”, al di là della “linea gialla” entro cui si sono ritirate le forze israeliane. Da Tel Aviv non arriva alcun commento. Specie dopo che gli Usa hanno attribuito ad Hamas il compito di continuare a svolgere attività di polizia, finora espressa nella giustizia sommaria contro gli oppositori interni.
Il gruppo di esperti Onu dell’Alto Commissario per i Diritti Umani aveva messo in guardia già ad agosto. «La Ghf un’organizzazione non governativa creata da Israele nel febbraio 2025, con il sostegno degli Stati Uniti, per presumibilmente distribuire aiuti a Gaza, è un esempio assolutamente inquietante di come gli aiuti umanitari possano essere sfruttati per scopi militari e geopolitici segreti, in grave violazione del diritto internazionale». In particolare veniva segnalato «il coinvolgimento tra intelligence israeliana, contractor statunitensi e ambigue entità non governative». Perciò resta in sospeso la domanda principale, non che fine abbia fatto la “Ghf”, ma chi sia veramente e quale missione abbia oggi per Gaza.
© riproduzione riservata

© RIPRODUZIONE RISERVATA