«Liberate i leader cristiani detenuti in Eritrea»

La Ong Open doors, in occasione della giornata internazionale Onu delle vittime di atti di violenza basati sulla religione e sul credo, ricorda la persecuzione attuata da decenni dal regime di Isais
August 20, 2025
«Liberate i leader cristiani detenuti in Eritrea»
Vatican Media | In Eritrea i cristiani restano nel mirino del regime dittaroriale di Isais
Corea del Nord, Iraq, Nicaragua, Afghanistran, Sudan, Pakistan, India, Eritrea, solo per citarne alcuni. E in occasione della Giornata internazionale delle vittime di atti di violenza basati sulla religione e sul credo che si celebra domani, l’organizzazione Porte Aperte/Open Doors ha scelto l’Erirea come paradigma della situazione per lanciare un appello urgente per la liberazione di alcuni leader cristiani detenuti arbitrariamente all’Asmara, evidenziando una grave e persistente violazione dei diritti umani da parte del regime del dittatore Isais Afewerki al potere dal 1993.
Dal 2004, almeno sette pastori e sacerdoti appartenenti a diverse confessioni cristiane sono detenuti senza accusa formale ne processo nel Paese in cui la presenza cristiana è oltre il 50 per cento. Le loro famiglie non hanno potuto visitarli, e le condizioni di detenzione restano sconosciute, sebbene si ritenga che siano rinchiusi nel centro di massima sicurezza Wengel Mermera, noto anche come Karchele, ad Asmara. La loro condizione incarna alla perfezione la sofferenza di migliaia di prigionieri di coscienza attualmente detenuti senza accusa né processo in Eritrea. A questo si affianca la campagna contro le Chiese, in particolare quella cattolica con minacce a sacerdoti e religiosi, confisca di beni e chiusura di scuole destinate alle fasce più povere della popolazione.
Detenzioni arbitrarie e persecuzione religiosa
Il 23 maggio 2004, il reverendo Haile Naizge, presidente della Chiesa Full Gospel (Muluwengel), e Kuflu Gebremeskel, presidente dell’Alleanza Evangelica Eritrea e docente universitario, sono stati arrestati durante mirate irruzioni notturne nelle loro abitazioni. Le loro famiglie hanno subito gravi conseguenze: la madre del reverendo Naizge è morta senza poterlo rivedere, mentre sua moglie Rahel e i suoi tre figli, Shalom, Joel e Naher, sono stati costretti a fuggire all’estero.
Il 3 giugno 2004, il reverendo Million Gebreselassie, responsabile della Chiesa Evangelica Rhema di Massawa e medico anestesista presso l’ospedale di Massawa, è stato arrestato a un posto di blocco senza alcuna ragione e successivamente trasferito al carcere di Wengel Mermera.
Il 19 novembre 2004, tre sacerdoti ortodossi, Futsum Gebrenegus, rinomato psichiatra, il reverendo Tekleab Menghisteab, medico presso l’ospedale psichiatrico St. Mary di Asmara, e il reverendo Gebremedhin Gebregiorgis, teologo e promotore di programmi educativi contro l’Hiv, sono stati arrestati per il loro coinvolgimento nel movimento di rinnovamento della Chiesa Ortodossa. Il governo, ostile al movimento, ha ordinato la sua chiusura e l’espulsione dei membri, provocando anche la rimozione forzata del Patriarca Abune Antonios, che si oppose a tali misure.
Tutti e tre sono detenuti nel carcere di Wengel Mermera. Nel 2005 è emerso che il reverendo Menghisteab era stato portato in ospedale per problemi di salute non curati in carcere: anche durante questa emergenza, ai suoi familiari non è stato permesso di fargli visita e le notizie sul suo ricovero sono giunte alla famiglia solo attraverso il personale della prigione e dell'ospedale. La moglie Wubie Kahsay e le figlie Hana, Sesayit e Rediet sono fuggite dal Paese per garantire la propria sicurezza. La moglie e il padre del dottor Gebrenegus sono morti negli anni successivi alla sua incarcerazione. Nel giugno 2022, invece, la moglie del reverendo Gebregiorgis, Tsegeweyni Mekonnen Haile, è morta di cancro, lasciando il marito e tre figli.
Un ventennio di silenzio e sofferenza
Il 18 marzo 2005, reverendo Kidane Weldou, pastore senior della Chiesa di Asmara e membro del comitato esecutivo dei Gideons International, è stato arbitrariamente arrestato. Padre di quattro figlie, è anch’egli detenuto senza processo da oltre vent’anni.
Questi casi emblematici rappresentano solo una parte delle migliaia di prigionieri di coscienza attualmente detenuti in Eritrea. Porte Aperte/Open Doors chiede con forza alla comunità internazionale di intensificare la pressione sul governo eritreo affinché ponga fine a queste gravi violazioni dei diritti umani e rilasci immediatamente tutti questi detenuti.
L’Eritrea è da molti anni ai primi posti della World Watch List di Porte Aperte, la lista dei paesi dove più si perseguitano i cristiani al mondo: nell’ultimo rapporto 2005 ricopre la sesta posizione del ranking mondiale tra i Paesi in cui i cristiani sperimentano un livello estremo di persecuzione.

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