L'esercito spara: colpi di mortaio sui profughi Rohingya in fuga
Dopo i 90 morti di venerdì, rappresaglie dell'esercito birmano sui civili al confine con il Bangladeh: le milizie della minoranza musulmana hanno infatti ripreso l'offensiva nello Stato di Rakhine

Gli attacchi di venerdì: 90 i morti
Venerdì, almeno 90 persone, tra cui 12 uomini delle forze di sicurezza, erano invece morte negli scontri a fuoco seguiti, per le autorità birmane all’attacco di ribelli di etnia Rohingya nel Rakhine, Myanmar occidentale, affacciato sul Golfo del Bengala e confinante con il Bangladesh.

Gli eventi di venerdì rappresentano un’escalation nel conflitto a bassa intensità che si è andato sviluppando dallo scorso ottobre, quando un’incursione simile contro avamposti della polizia di frontiera ha aperto una nuova fase della crisi che vede al centro i Rohingya, minoranza etnica di fede musulmana senza diritto di cittadinanza in Myanmar. A rivendicare la responsabilità delle azioni contro le forze governative è stato l’Esercito per la salvezza dei Rohingya dell’Arakan (Rakhine) gruppo che è evoluzione di bande armate
poco attive fino allo scorso autunno, che ha annunciato nuove iniziative
. A conferma che la situazione va deteriorandosi in concomitanza con i nuovi rastrellamenti avviati a inizio mese dalle forze governative.
Sarebbero
24 finora le postazioni frontaliere della polizia finite sotto attacco, a segnalare che l’offensiva militare che ha costretto alla fuga oltreconfine in Bangladesh 87mila Rohingya
tra violenze e devastazioni ampiamente denunciate anche all’estero, ha avuto come risultato di esacerbare la situazione.
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