L'appello dei sacerdoti: «Basta violenza dei coloni»

I preti cristiani di Taybeh denunciano la grave violazione dei diritti della popolazione locale, con una lettera diffusa dall'ex- Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton
July 7, 2025
L'appello dei sacerdoti: «Basta violenza dei coloni»
Una veduta di Taybeh
«Noi, sacerdoti delle tre chiese di Taybeh, la Chiesa greco-ortodossa, la Chiesa latina e la Chiesa greco-melchita cattolica, alziamo la voce, a nome della popolazione della nostra città e dei nostri parrocchiani, per condannare con la massima fermezza la serie di gravi e ripetuti attacchi contro la nostra città, che ne minacciano la sicurezza e la stabilità e colpiscono la dignità dei suoi residenti e i suoi luoghi santi». Comincia con queste parole la lettera-appello dei tre presbiteri cristiani diffusa attraverso l'agenzia Ansa da padre Francesco Patton, ex Custode di Terra Santa. Taybeh è una cittadina di poco più di 1.300 abitanti, a circa 50 chilometri da Gerusalemme ed è l'unica comunità completamente cristiana in Palestina. Gia nel recente passato, la comunità cristiana aveva lanciato un appello simile.
«Martedì 8 luglio 2025 - si legge - i coloni hanno appiccato deliberatamente incendi nei pressi del cimitero cittadino e dell'antica chiesa di Al-Khader, risalente al V secolo, minacciando uno dei più antichi luoghi di interesse religioso della Palestina. Se non fosse stato per la vigilanza dei residenti e l'intervento dei vigili del fuoco - prosegue la nota - si sarebbe verificata una catastrofe ancora più grave. In una scena quotidiana provocatoria, i coloni continuano a far pascolare le loro mucche sui terreni agricoli di Taybeh, nel cuore dei campi di proprietà delle famiglie della città e persino vicino alle loro case, senza alcuna deterrenza o intervento da parte delle autorità competenti. Queste violazioni non si limitano alle sole provocazioni; danneggiano direttamente anche gli ulivi, che costituiscono la principale fonte di sostentamento per i residenti della città, e impediscono agli agricoltori di accedere e lavorare le loro terre».
«La parte orientale di Taybeh - continua la lettera dei sacerdoti - che comprende oltre la metà del territorio cittadino e ospita la maggior parte delle sue attività agricole, è diventata un bersaglio aperto per gli avamposti di insediamenti illegali che si espandono silenziosamente sotto la protezione dell'esercito e fungono da trampolino di lancio per ulteriori attacchi alla terra e alle persone. Come sacerdoti, abbiamo una responsabilità pastorale e umanitaria nei confronti della nostra comunità - aggiungono i religiosi - e non possiamo rimanere in silenzio di fronte a questi continui attacchi che minacciano la nostra esistenza nella nostra terra. Taybeh, conosciuta nella Bibbia come "Aphram", il luogo in cui Gesù si rifugiò prima della sua passione e crocifissione, è l'unica città cristiana rimasta in Cisgiordania, e la sua popolazione interamente cristiana costituisce una caratteristica unica di questo paesaggio geografico e religioso».
Dopo la denuncia delle violenze, i tre sacerdoiti lanciano il loro appello al mondo: «Invitiamo gli enti locali e internazionali in particolare consoli, ambasciatori e rappresentanti della Chiesa in tutto il mondo, a aprire un'indagine immediata e trasparente sugli incendi dolosi e sui continui attacchi a proprietà, terreni agricoli e luoghi santi e a esercitare pressioni sulle autorità occupanti affinché fermino le pratiche dei coloni e impediscano loro di entrare nei terreni della città o di farvi pascolare il bestiame». I sacerdoti chiedono inoltre di «inviare missioni internazionali e ecclesiastiche sul campo per documentare i danni alle terre e ai luoghi sacri e analizzare il deterioramento della situazione».

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