La ribellione dell'Africa, che è stata “ristretta” sulle mappe

Per quattro secoli i planisferi hanno dilatato le terre vicine ai Poli e rimpicciolito quelle all’Equatore. Una campagna sostenuta anche dall’Unione Africana chiede che sia resa giustizia
September 12, 2025
La ribellione dell'Africa, che è stata “ristretta” sulle mappe
Reuters | Un venditore di mappe dell'Africa
Se una mattina d’inverno un viaggiatore si mettesse in cammino per attraversare tra est e ovest il continente africano, magari nella fascia tra i due tropici – idea bizzarra ma non per questo meno interessante –, si accorgerebbe che qualcosa non torna. Si sarebbe affidato a Google Maps sullo smartphone e, per maggior sicurezza – mettendo in conto di dover superare zone non coperte dal segnale Gps –, avrebbe portato con sé mappe cartacee. Finendo per scoprire che la distanza che dovrà percorrere è di gran lunga superiore a quanto si sarebbe aspettato. Eppure, a guardarla sul cellulare o sull’atlante, l’Africa non gli era sembrata così larga. A percorrerla lungo i meridiani, dal Cairo a Città del Capo o viceversa, è evidente che non arrivi più. Ma dai paralleli non sembrava. Il Continente è un triangolo rovesciato: molto alto e, dalla cartina, stretto. Davvero? La fake news ante litteram ha un nome e cognome: Gerardus Mercator, cartografo fiammingo del XVI secolo, autore nel 1599 della proiezione intitolata a lui, tuttora la più utilizzata nei planisferi e nelle carte geografiche.
Ideale per tracciare le rotte nautiche di esploratori e commercianti tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, la mappa di Mercatore ha il difetto di distorcere le dimensioni delle terre emerse, allargando quelle vicino ai Poli e restringendo quelle attorno all’Equatore. Difetto di cui per secoli non si sono curati geografi, mercanti e sovrani europei perché di scarso impatto sulle loro esistenze. Nel tempo, i cartografi hanno sperimentato soluzioni diverse – nessuna pienamente soddisfacente – al dilemma di rappresentare su una superficie piana il geoide Terra. Ma le mappe di Mercatore, nella loro semplice funzionalità, non ci hanno mai lasciato. Fino ad oggi. Quando gli africani hanno cominciato a rivendicare lo spazio che gli compete nel mondo. A cominciare dalle carte.
Con la proiezione Equal Earth, introdotta nel 2018 e progettata per rappresentare i continenti secondo le loro dimensioni reali, qualcosa era cambiato. L’hanno adottata la Banca mondiale e il Goddard institute for space studies della Nasa, tra gli altri. Anche Google Maps nella versione desktop. Eppure, dal cellulare ai libri di scuola, nelle nostre vite rimangono le proiezioni di Mercatore. «Le dimensioni attuali dell’Africa sulla mappa sono sbagliate, è la campagna di disinformazione più longeva al mondo e deve cessare» ha denunciato Moky Makura, direttore esecutivo di Africa No Filter, una delle due organizzazioni – l’altra è Speak Up Africa – che stanno portando avanti la campagna “Correct The Map” (correctthemap.org) per l’adozione in ogni sede delle proiezioni Equal Earth e la consegna definitiva di Mercatore ai libri di storia (e non più di geografia). Di recente, l’Unione Africana con i suoi 55 Stati membri ha sottoscritto la campagna, «per ripristinare il giusto posto dell’Africa sulla scena globale».
In gioco non c’è l’improbabile viaggio di un esploratore sprovveduto. Il peso dell’Africa sulla scena globale si misura anche in termini di immagine. Alzi la mano chi sapeva che il Continente è il secondo per superficie e che potrebbe contenere Stati Uniti, Cina, India, Giappone, Messico, Regno Unito, Spagna, Francia, Belgio, Germania, Italia ed Europa Orientale. A guardarla sulla cartina, sembra quasi più vasta la Groenlandia, che invece può essere contenuta nell’Africa più di quattordici volte. Stesso paradosso per Europa e Sud America, rimpicciolito anch’esso dalle proiezioni di Mercatore ma grande il doppio del Vecchio Continente. «Questa proiezione ha dato l’illusione che l’Africa sia marginale, invece ospita oltre un miliardo di persone e decine di Stati», rimarca Selma Malika Haddadi, vicepresidente della Commissione della Unione Africana.
Storicamente, le mappe hanno fatto grossi torti all’Africa. Il caso più eclatante, e dalle conseguenze più drammatiche, fu quello della Conferenza di Berlino. Quando le potenze europee, nel 1884, si sedettero a tavolino e, carta geografica di Mercatore alla mano, tracciarono linee lunghe e dritte. Spartendosi il Continente, frazionato in base a meridiani e paralleli. In spregio a popolazioni, lingue, etnie, confini naturali. Quel che ne è seguito, con la fine del colonialismo, è scritto nei libri di storia e ancora, tragicamente, nelle cronache quotidiane di giornale.

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