La Polonia ha schierato 40mila soldati sul confine russo: «Pronti alla guerra»
Chiusi anche i cieli sulla frontiera. Ma da oggi Mosca e la Bielorussia simulano l’attacco al corridoio che collega a Kaliningrad

Il 10 settembre, una “linea rossa” violata che, ora, deve svegliare l’Europa. Lo sciame di droni che mercoledì, poco prima dell’alba, ha violato i cieli della Polonia è una sirena d’allarme per Varsavia ed alleati europei. L’obiettivo dei russi – mentre da terra gli artificieri raccolgono i resti dei velivoli intercettati – era un centro logistico per la fornitura di armi all'Ucraina. Lo si deduce dallo studio delle traiettorie, dicono i militari.
Provocazione assolutamente da non sottovalutare per Varsavia che chiude parzialmente le rotte aeree e annuncia in tv il «dispiegamento di 40mila soldati lungo il confine con Russia e Bielorussa». Il presidente polacco Karol Nawrocki, visitando ieri la base aerea di Poznan-Krzesiny auspica un futuro di pace per Polonia ed Europa, ma avverte che per prevenire i conflitti, «dobbiamo essere preparati alla guerra ogni giorno». Un «successo» la risposta di mercoledì all’incursione di droni, ma l’episodio deve risvegliare un «profondo senso di responsabilità» per essere preparati per «ciò che potrebbe accadere in futuro». Se l’obiettivo della «provocazione russa» era una messa alla prova dei meccanismi di reazione dell’Alleanza Atlantica, la risposta per Nawrocki è stata un «successo».
Un «test della Federazione russa sulla nostra unità nazionale. E noi lo abbiamo superato», esulta pure il ministro della Difesa Wladyslaw Kosiniak-Kamysz. La Polonia «non si lascerà intimidire», ha aggiunto il presidente Nawrocki ringraziando i piloti polacchi e della Nato entrati in azione. Il suo Paese, ha aggiunto, «non ha rinunciato alla propria anima dopo il 1945, nonostante quasi 50 anni di propaganda sovietica». Una “linea rossa” da non superare perché, come aveva già denunciato mercoledì il presidente italiano Sergio Mattarella a Lubiana, «ci si muove su di un crinale» e anche senza volerlo «si può scivolare in un baratro di violenza incontrollata».
Una situazione che per il presidente ricorda quando avvenne nel 1914 con lo scoppio della prima guerra mondiale. Parole riprese ieri dal segretario di Stato Pietro Parolin: «Credo di sì, siamo sull'orlo del baratro nel senso che c'è una escalation che fa paura» ha affermato il cardinale a margine di un convegno in Vaticano. Il rischio, ha concluso Parolin, è quello di una «guerra a largo raggio». L’allerta del presidente polacco Nawrocki è stata subito trasferita ai cieli lungo il confine: l’Agenzia polacca per la sicurezza del volo ha deciso restrizioni al traffico aereo nell'est del Paese «per garantire la sicurezza nazionale». Misura condivisa, per una settimana, pure dalla Lettonia che ha chiuso lo spazio aereo lungo il confine con la Russia e con la Bielorussia. Allo studio della Camera bassa di Riga pure a chiusura del confine terrestre durante le esercitazioni militari russo-bielorusse “Zapad-2025” in programma da oggi al 16 settembre in Bielorussia.
A sera la tv di Stato polacca Tvp annuncia poi, sempre in concomitanza dell’esercitazione “Zapad-2025”, lo schieramento di circa 40mila soldati sempre ai confini con Russie e Bielorussia. L’obiettivo delle esercitazione sarebbe quello di simulare un attacco al “corridoio Suwalki” sul confine tra Polonia e Lituania e che unisce potenzialmente la Bielorussia all’exclave russa di Kaliningrad.
Mosca prima replica con un semplice “no comment” alle accuse della Polonia bollate come «retorica tipicamente europea». E poi chiede a Varsavia di «riconsiderare» la sua decisone e riaprire il confine con la Bielorussia.
Mosca prima replica con un semplice “no comment” alle accuse della Polonia bollate come «retorica tipicamente europea». E poi chiede a Varsavia di «riconsiderare» la sua decisone e riaprire il confine con la Bielorussia.
La commissaria Ue Kaja Kallas, di fronte alle minacce alla «sovranità» europea prevede «almeno altri due anni di guerra in Ucraina». Intanto il leader britannico Starmer, il cancelliere tedesco Merz e il francese Macron, dopo un giro di consultazioni telefoniche chiedono di «rafforzare le difese della Nato». La Germania promette di rafforzare il suo impegno a Difesa dei cieli polacchi, Macron di inviare tre caccia. E il colosso dell’industria bellica tedesca Rheinmetall annuncia un piano per produrre munizioni di artiglieria da destinare all’Ucraina. Non ancora escalation, ma già braccio di ferro.
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