La diplomazia del gas ha rafforzato l'asse Mosca-Pechino

Russia e Cina hanno firmato un memorandum per la costruzione del gasdotto Power of Siberia 2, che trasporterà gas naturale dai giacimenti russi della Siberia direttamente alla Cina
September 4, 2025
La diplomazia del gas ha rafforzato l'asse Mosca-Pechino
ANSA | Il presidente cinese Xi Jinping con il "collega" russo Vladimir Putin a Pechino
L’intenzione è chiara. Chiudere i rubinetti verso l’Europa. Reindirizzare i flussi di gas verso est. Vale a dire, verso la Cina. L’annuncio è arrivato - non a caso - durante i lavori della dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (Sco), che hanno preceduto la parata militare con la quale la Cina ha plasticamente rappresentato al mondo la sua temibile potenza economica e, insieme, la sua forza di attrazione politica. Russia e Cina hanno firmato un memorandum per la costruzione del gasdotto Power of Siberia 2, gigantesco progetto infrastrutturale che trasporterà gas naturale dai giacimenti russi della Siberia occidentale direttamente in Cina, attraverso la Mongolia.
La regia politica dell’evento militare, svoltosi a Pechino mercoledì, è stata trasparente. Al fianco di Xi Jinping, in versione mimetica e nelle vesti di nuovo Mao, tra gli altri, c’era Vladimir Putin. Vale a dire i due protagonisti della «diplomazia dei gasdotti», come la ha definita la Reuters, quell’intreccio, inestricabile, nel quale potenza politica (e militare) e risorse energetiche viaggiano all’unisono. Senza le seconde, la prima si sgonfia. Uno scossone che potrebbe «rimodellare le previsioni della domanda, le decisioni di investimento e le strategie contrattuali nei mercati globali del gas», come ha commentato il Financial Times.
Cosa prevede questo mastodontico progetto? A differenza del suo predecessore, il gasdotto Power of Siberia originale (entrato in funzione nel 2019), questa nuova rotta lunga circa 2.600 chilometri «collegherà - come sottolinea il sito Discovery Alert - direttamente le regioni occidentali della Russia, ricche di gas, ai centri industriali settentrionali della Cina, assetati di energia, creando un nuovo corridoio energetico attraverso il continente eurasiatico». Quando entrerà a regime, il gasdotto trasporterà fino a 50 miliardi di metri cubi di gas all'anno. Già oggi la Russia fornisce circa il 22% delle importazioni di gas della Cina, 38 miliardi di metri cubi. Le ricadute e i vantaggi per i due partner sono facilmente intuibili. Per Mosca si tratta di accelerare il riorientamento verso est delle esportazioni energetiche. Per Pechino è l’occasione di centrare uno degli obiettivi più sensibili: la sicurezza energetica, da guadagnare attraverso il ricorso a fonti di importazione diversificate.
Gli analisti non hanno dubbi. Il completamento del progetto consoliderà ulteriormente la posizione di Mosca come principale fornitore di gas naturale del gigante asiatico. Gli ingredienti geopolitici in gioco sono molteplici. La guerra in Ucraina ha disarticolato, fino a spezzarle, le relazioni tra la Russia e l’Europa, con quest’ultima che ha fissato il traguardo della dipendenza energetica da Mosca da raggiungere entro la fine del 2027. Per gli Stati Uniti e i loro alleati, questa crescente partnership energetica rappresenta uno sviluppo preoccupante che potrebbe minare l'efficacia delle politiche delle sanzioni.
L’asse energetica Pechino-Mosca è inarrestabile? In realtà non mancano le ombre. E le criticità del progetto. Come scrive ancora il Financial Times, «il memorandum russo-cinese formalizza le intenzioni sul Power of Siberia 2 ma rimanda la sostanza». Manca anche chiarezza sul prezzo del gas, con gli analisti che scommettono che Pechino, forte del suo peso, detterà le condizioni dell’accordo. Putin non sembra comunque fermarsi qui. Lo zar ha annunciato che la Russia svilupperà il «Corridoio di Trasporto Transartico». L’ambizione russa è unire l’Artico e l’Estremo Oriente.

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