In Nigeria la piaga dei sequestri affamerà la popolazione

Lunedì sera un altro raid in una comunità agricola dello Stato di Kwara, lo stesso dell’assalto alla chiesa pentecostale. Il genitori dei rapiti: «Riportate a casa i nostri figli»
November 25, 2025
In Nigeria la piaga dei sequestri affamerà la popolazione
Papà, mamma e fratellini con la foto di Anthony Musa tra gli alunni rapiti / ANSA
Non solo paura. La serie di sequestri che sta sconvolgendo il nord della Nigeria – l’ultimo, lunedì sera, ha visto sparire dieci persone nella boscaglia dello Stato di Kwara – acuisce l’instabilità del Paese e, con questa, il rischio della fame. Piaga che potrebbe contagiare altri Stati della regione. L’allarme arriva dal Programma Alimentare Mondiale (Pam) delle Nazioni Unite secondo cui sono quasi 35 milioni le persone che potrebbero patire l’assenza di cibo nel 2026. Il numero più alto mai registrato. Scenario che rafforza l’appello di un’altra agenzia dell’Onu, l’Alto Commissariato per i diritti umani (Ohchr), rivolto alle autorità locali: «È necessario adottare tutte le misure possibili per porre fine a questi odiosi attacchi e assicurare i responsabili alla giustizia», ha sollecitato da Ginevra il portavoce Thameen Al-Kheetanil, aggiungendo: «Occorrono indagini rapide, imparziali ed efficaci sui rapimenti». 
Lunedì sera, questa è la dinamica dell’ultimo agguato, i banditi hanno fatto irruzione nella comunità agricola di Isapa, nell’area di Ekiti, e sequestrato dieci persone. L’attacco è avvenuto a 20 chilometri di distanza dalla chiesa pentecostale di Eruku, sempre nello Stato di Kwara, durante cui, il 18 novembre, sono state rapite (e poi rilasciate) 38 persone, compreso il parroco.
Il raid più pesante degli ultimi otto giorni è avvenuto venerdì scorso nella comunità di Papiri, nello Stato del Niger, quando un commando armato, a bordo di auto e motociclette, ha fatto irruzione nella scuola cattolica di Saint Mary e catturato più di 300 studenti portandoli via insieme a una dozzina di addetti al personale. Strazianti sono le testimonianze trapelate dopo l’assalto. Martha Mathiasz, moglie di uno dei docenti rapiti insieme agli studenti, ha raccontato: «Stavamo dormendo, sono entrati in casa e hanno costretto mio marito a uscire. Poi lo hanno legato. Il trambusto ha terrorizzato la nostra figlia più piccola che avendo visto il padre steso a terra ha iniziato a piangere. Allora le hanno messo la pistola in bocca intimandola di stare zitta». Njinkonye, la mamma di un bimbo di 10 anni che manca all’appello, implora: «Portate a casa i nostri figli».
Due giorni dopo, domenica, 50 ragazzi sono riusciti a tornare a casa. Secondo le autorità sono fuggiti (ma qualcuno sostiene che per loro sia stato pagato un riscatto). I rapimenti di massa a scopo di estorsione affliggono la Nigeria dal 2014 quando il gruppo jihadista Boko Haram prese in ostaggio 276 studentesse a Chibok, nello Stato di Borno. Le bande di criminali che oggi stanno battendo il nord della Nigeria prendono di mira le chiese e le scuole delle famiglie benestanti. Il 17 novembre, ancora, 25 bambine sono state portate via con la forza dal dormitorio di un collegio femminile di Maga, nello Stato di Kebbi, da vent’anni controllato dagli islamici. Oggi sono state quasi tutte rilasciate. Molti istituti, per precauzione, hanno chiuso i battenti mettendo in agitazione i sindacati degli insegnanti che chiedono, invece, più sicurezza al governo. Il presidente Bola Tinubu ha ordinato l’assunzione di 30mila nuovi agenti di polizia per rafforzarla. Nel frattempo l’instabilità paralizza la distribuzione degli aiuti alimentari che, dettaglio non secondario, diminuiscono sempre più per effetto dei tagli disposti dagli Usa nell’ambito dello «snellimento» trumpiano di Usaid.
La crisi è grave. Dispute territoriali e religiose, migrazioni climatiche e corruzione ne fanno una tempesta perfetta che rischia di affamare il Paese.

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