I servizi segreti ucraini e la “pace russa”: gli 007 non si fidano di Mosca

I dubbi e le strategie delle spie di Kiev: «La Russia ha bisogno di un cessate il fuoco per riprendere fiato». Il nodo delle regioni occupate: il rischio del consolidamento con un cessate il f
February 25, 2025
I servizi segreti ucraini e la “pace russa”: gli 007 non si fidano di Mosca
ANSA | Lancio di missili contro le postazioni russe
«La Russia ha bisogno di un cessate il fuoco per riprendere fiato, ripristinare l’economia, accumulare rifornimenti e preparare l’esercito». I servizi segreti ucraini ne sono certi. Così come sono sicuri che Mosca non offrirà subito una tregua, perché «nel modo di ragionare di Putin significherebbe mostrarsi deboli». Le parole dei capi dell’intelligence di Kiev vanno lette in controluce. Il vero significato, trattandosi di chi guida le spie, potrebbe essere quello opposto. In tre anni di conflitto non è quasi mai accaduto che si mostrassero l’uno accanto all’altro. Nei giorni scorsi lo hanno invece fatto e hanno risposto ai giornalisti.
Kyrylo Budanov, capo dell’agenzia nazionale di intelligence militare ucraina. Vasyl Malyuk, direttore del servizio di sicurezza nazionale ucraino, Sbu. Oleh Ivashchenko, comandante del controspionaggio estero, Svr. Il più considerato è il giovane e imperscrutabile Budanov, a cui i russi, incapaci di arrivare direttamente a lui, hanno tentato di uccidere la moglie. I tentativi di eliminarlo non sono mai cessati. A quanto se ne sa, avvelenamento compreso. La strategia degli agenti segreti di Kiev è in realtà nelle sue mani. Le operazioni condotte in territorio russo, gli omicidi mirati dei fedelissimi di Putin, perfino il sabotaggio di device elettronici acquistati dai russi sul mercato cinese, sono opera della sua “ingegneria spionistica”, spesso mutuata dalle trovate del Mossad israeliano. Parlano lasciando intendere di poter maneggiare una rete di informatori che arriva fino alla soglia del Cremlino.
Ieri un tribunale militare in Russia ha condannato un uomo a 16 anni di carcere per aver passato agli ucraini video e dati per la geolocalizzazione del sito militare di Podolsk, vicino Mosca, in preparazione di un attacco con i droni. La rappresaglia russa, come prevedibile, è arrivata dall’aria. L’aeronautica ucraina ieri ha dichiarato di aver abbattuto 133 droni russi su 213 e 6 dei 7 missili lanciati durante la notte. Da sabato sono più di 600 i droni kamikaze lanciati contro l’Ucraina. La Russia, da parte sua, ha affermato di aver preso di mira le «infrastrutture degli aeroporti militari» ucraini. «Il governo russo prevede nel 2025 di arruolare nell’esercito 100 mila uomini in meno rispetto al 2024», sostiene Budanov secondo cui «le unità di combattimento russe sono già cronicamente a corto di soldati e il taglio peggiorerà la capacità del Cremlino di inviare truppe sostitutive al fronte». E questo spiegherebbe il dispiegamento di militari nordcoreani.
Secondo Vasyl Malyuk, capo dell’intelligence interna Sbu, «l’industria energetica russa sta perdendo capacità». Per due ragioni: «La carenza di infrastrutture tecniche causata dalle sanzioni occidentali e le decine di attacchi di droni ucraini a lungo raggio contro le raffinerie di petrolio e i siti di stoccaggio». Kiev fatica a resistere, ma la sua è ormai una guerra per tenere il campo e ridurre il rischio di un improvviso crollo delle linee di difesa. Mosca, al contrario, ha necessità di avanzare prima di sedersi al tavolo negoziale.
Nei giorni scorsi il ministro degli Esteri russo Lavrov ha spiegato che la Russia dà per acquisite le quattro regioni del Donbass. Nessuna di queste, ad esclusione della Crimea, è però interamente in mano russa. L’oblast di Kherson, ad esempio, è letteralmente diviso a metà e il capoluogo è tornato in mano ucraina nel novembre del 2022. Perciò un cessate il fuoco unilaterale, che non sia accompagnato da un vistoso ritiro e dall’interposizione di forze internazionali, viene visto come un rischio troppo alto. Il timore, per Kiev, è che possa trattarsi di un’altra trappola.

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