«Hamas è più forte di prima, ecco perché»

L'economista Loretta Napoleoni, autrice di "Economia canaglia": «Gaza rischia di diventare come Kabul: non c'è alternativa ai fondamentalisti»
October 25, 2025
«Hamas è più forte di prima, ecco perché»
Guerriglieri di Hamas durante la liberazione di uno degli ostaggi israeliani nei mesi scorsi
«Hamas è più forte di prima. E Gaza ora mi ricorda Kabul». Loretta Napoleoni, economista, esplora da anni il lato oscuro degli affari planetari. Con Economia canaglia (è appena uscita un’edizione aggiornata da Solferino) e Terrorismo spa ha tolto la maschera a tanti gruppi e organizzazioni che lucrano sui conflitti, celandosi dietro presunte buone cause. Saggi molto apprezzati e quanto mai attuali, in cui emerge la teoria dello Stato-guscio: un’entità che domina un territorio in virtù del monopolio della forza, o meglio della violenza, e che prospera sfruttando l’economia di guerra. Proprio come Hamas. «In questi scenari a perdere è sempre la popolazione, esattamente come accade a Gaza – sottolinea Napoleoni -. Hamas è addirittura andato oltre, trasformandosi in stato predatore del suo stesso territorio».
Hamas quindi nuoce a Gaza?
I miliziani in questi due anni di guerra hanno sempre mangiato, a differenza dei bambini... E come se non bastasse, ora l’organizzazione si è vista assegnare la gestione dell’ordine pubblico. Un paradosso, che assomiglia a quanto accaduto in Afghanistan.
Un parallelo suggestivo...
Dopo decenni di guerra l’Occidente ha lasciato che i taleban tornassero al potere. Ma di sicuro non sono diventati né buoni né democratici. Tante promesse, ma dopo 4 anni il nuovo regime è peggiore di prima. Temo che lo stesso accadrà con Hamas.
Difficile immaginare, in effetti, che gli autori del 7 ottobre si facciano da parte.
Ci vorrebbe un’alternativa politica, che però è del tutto assente. Hamas ha regnato per dieci anni, evitando elezioni. E ha goduto dei finanziamenti dell’Iran, dei Fratelli musulmani e del Qatar, oltre che di ricchi donatori privati, per preparare l’attacco a Israele. Ha accumulato non solo denaro e armi, ma anche scorte per resistere alla più che prevedibile reazione di Tel Aviv. Infine, ha prosperato imponendo una sorta di pizzo sul mercato nero. Tutto questo ha suscitato malcontento nella gente. Anche perché il movimento non si è mai preoccupato di garantire l’arrivo e la distribuzione di aiuti umanitari.
E questo non potrebbe risultare fatale ad Hamas?
No, perché ripeto: non ci sono altri soggetti in grado di governare. In più, l’ala militare del movimento ha nettamente prevalso sull’apparato amministrativo e caritatevole, che pure prima esisteva. Nella Striscia Hamas non è popolare, ma nessuno è in grado di prenderne il posto. Hamas resta insomma l’unico interlocutore in campo.
Anche chi avvierà la ricostruzione dovrà farci i conti?
Inevitabilmente il gruppo si siederà al tavolo delle trattative e pretenderà la sua fetta della torta. Partirà la giostra della corruzione. Ma non può che essere così, visto che gli è stato incredibilmente affidata la sicurezza pubblica. Questo nonostante le esecuzioni degli ultimi giorni, fatte più per pura vendetta che non per eliminare possibili rivali nella corsa al potere.
Dov’è l’errore?
Bisognava mandare a Gaza i caschi blu. Perché non è stato fatto? Evidentemente non li voleva nessuno, né Israele né Hamas. La debolezza dell’Onu in questo momento storico ha fatto il resto. Una vera vergogna, ma non mi stupisco. L’economia “canaglia” è quella del nostro tempo, è l’economia fondata sull’ambiguità.

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