Haiti si è qualificata ai mondiali di calcio. È stata un'impresa
Nel Paese le gang armate controllano il territorio e la violenza è dilagante. In un contesto distopico, il calcio riesce ancora a unire le persone.

Da anni non accadeva che centinaia di persone si riversassero per le strade di Port-au-Prince, la capitale di Haiti, semplicemente per festeggiare. Cori, tifoserie, slogan. Si celebra il calcio: Haiti si è qualificata ai campionati mondiali di calcio per la prima volta dopo più 50 anni. Gli haitiani parlano della partita che ha assicurato la qualificazione, giocata contro il Nicaragua e vinta 2 a 0, come di un risultato storico. E di un'impresa. Basti pensare alle condizioni di vita attuali dell'isola: il Paese è in mano alle gang armate, la violenza è dilagante, le Istituzioni statali non ci sono più. È una delle crisi umanitarie più gravi del nostro tempo, quasi mai sotto ai riflettori.
Senza stadio e con un allenatore all'estero. Anche lo sport ne paga le conseguenze: la nazionale di calcio, ad esempio, non ha più uno stadio dove giocare. La struttura c’è, ma è anch'essa in mano alle bande armate. Le partite “in casa” si giocano in altri Stati caraibici, spesso a Curaçao, un’isola a largo della costa del Venezuela. Anche l'allenatore della squadra lavora fuori dai confini del Paese: è il francese Sébastien Migne, che ad Haiti non ha mai potuto mettere piede. «È troppo pericoloso - ha raccontato al France Football magazine - Io di solito vivo nei Paesi che alleno, ma questa volta non è possibile. Non ci sono più nemmeno i voli di linea. Ho praticamente sempre allenato il team a distanza». Migne è stato chiamato a guidare la squadra nel 2024, in contemporanea al picco della violenza delle gang. La condizione dell'allenatore è simile a quella della maggior parte dei giocatori che indossano la maglia della nazionale. «La squadra è composta soprattutto da figli della diaspora» scrive il The haitian Tribune, «durante l'anno giocano in squadre americane o europee».
La gioia nel Paese. Da Haiti, Falou, un insegnante che vive e lavora a Port-au-Prince, conferma le grandi manifestazioni di piazza per la qualificazione. «Siamo tutti molto felici, per noi è un evento storico. Abbiamo aspettato insieme la fine della partita, anche se era già notte, e poi siamo scesi in strada». Poche ore prima del match, l’insegnante aveva raccontato alcuni rapimenti avvenuti in quartieri vicini ai suoi: «Ci sono state numerose sparatorie per strada per un duro scontro tra gang e polizia - spiegava - Poi i banditi hanno rapito almeno sei persone, tra cui due ragazze molto giovani. Chiederanno un riscatto». Proprio sulle gang, Falou racconta che «anche loro hanno festeggiato per la qualificazione ai mondiali, sono scesi in strada con le persone. È uno dei tanti paradossi che viviamo».
La Chiesa locale ha commentato i risultati della squadra nazionale: il presidente della Conferenza episcopale haitiana e arcivescovo di Port-au-Prince, mons. Max Leroy Mésidor, ha espresso gratitudine per la squadra: «Avete dimostrato coraggio, valore e capacità di adattamento, da uno stadio all'altro - scrive in una nota -. E siete riusciti a offrire a una nazione imprigionata nella tempesta una tregua, una boccata d'ossigeno. La Chiesa cattolica vi ringrazia di cuore per questa impresa storica».
La partecipazione del 1974. Soltanto un'altra volta nella storia, Haiti si è qualificata ai Campionati mondiali di calcio. Era il 1974, in quegli anni le partite si giocavano allo stadio di Port-au-Prince, e Haiti ebbe accesso al Campionato battendo la squadra di Trinidad & Tobago. Giocò la prima partita ufficiale contro l'Italia, perdendo 3 - 1 e arrivò poi ultima nel suo girone. La speranza degli haitiani è che, 52 anni dopo, la squadra possa avere una storia diversa. E portare all'attenzione del mondo anche la situazione attuale del Paese.
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