Grecia, scomunica ai deputati che votano le nozze gay

I vescovi ortodossi di Corfù: chi ha votato «non può considerarsi membro attivo della Chiesa». L'arcivescovo ortodosso di Atene, Ieronymus II propone un referendum. Tensione con il premier Mitsoka
March 6, 2024
Grecia, scomunica ai deputati che votano le nozze gay
Ansa | La sede del Parlamento greco, nel centro di Atene
Uno scontro preannunciato, ma in crescendo di tensione tra la Chiesa ortodossa e il governo del premier conservatore Kyriakos Mitsokatis. Il 15 febbraio scorso la Grecia – con un’amplissima maggioranza – era stato il primo Paese di tradizione ortodossa ad approvare le nozze gay.
Martedì la durissima presa di posizione da parte dei vescovi ortodossi di Corfù che, con un comunicato, hanno dichiarato che dopo quel voto due deputati locali, «non possono considerarsi membri attivi della Chiesa». La nuova legge è una decisione «demoniaca» da parte di deputati che hanno commesso «il più profondo errore spirituale e morale». Una scomunica a tutti gli effetti, a meno di un improbabile netto passo indietro. Se un vescovo di Corfù si era già fatto notare per le sue posizioni intransigenti durante il coronavirus, celebrando Messa nonostante il divieto delle autorità – è tutta l’ortodossia greca a mettersi di traverso rispetto a una legge degli evidenti risvolti antropologici.
Il primate della Grecia, l’arcivescovo di Atene Ieronymus II, considerato un moderato, ha suggerito di indire un referendum popolare sulla legge convinto che in Grecia l’uguaglianza dei matrimoni sia sostenuta solo da una minoranza. Anche il vescovo del Pireo, dopo l’approvazione della legge, ha deciso di estromettere dal rito della comunione coloro che «hanno votato contro la Legge divina». Una legge definita come un’iniziativa «vergognosa».
Il 25 marzo, Giorno dell’Indipendenza greca e la Pasqua greco-ortodossa che si celebrerà il 5 maggio saranno un ulteriore barometro dell’umore della Chiesa dopo l’approvazione della legge. Intanto, il Sinodo della Chiesa ortodossa ha deciso che la liturgia del 24 marzo, la “Domenica dell’Ortodossia”, uno dei giorni più importanti del calendario liturgico, non si terrà come da tradizione nella cattedrale di Atene, ma in una chiesa più piccola. Una decisione che secondo alcuni commenti della stampa locale, è un segnale di disaffezione verso il governo conservatore. Nel 2015, durante il governo di Alexis Tsipras, erano state approvate le unioni civili per le coppie omosessuali: riconoscimento che non offre le stesse garanzie giuridiche del matrimonio.

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