Gli Stati Uniti stanno chiudendo sempre di più le porte a studenti e rifugiati
Revocato il visto a 6mila universitari stranieri e fissato a quota 40mila il tetto massimo di persone da accogliere nel Paese perché perseguitate. È il controllo dei confini ordinato da Trump

Visto revocato a 6mila studenti stranieri e dimezzato (se non di più) il numero di rifugiati ammessi negli Stati Uniti. La politica di controllo dei confini che orienta l’amministrazione di Donald Trump diventa sempre più dura fino a tradursi, di fatto, in vera e propria chiusura.
Il tycoon aveva annunciato la sospensione del programma di accoglienza dei rifugiati qualche ora dopo, il 20 gennaio scorso, il suo insediamento alla Casa Bianca perché non compatibile con «la disponibilità di risorse». Agli inizi di agosto, il Dipartimento per la Salute e i Servizi Umani ha ufficiosamente anticipato agli uffici territoriali il parziale ripristino del piano fissando a 40mila la soglia massima di persone autorizzate a trasferirsi negli Stati Uniti per fuggire alla persecuzione basata su razza, religione, nazionalità o appartenenza politica. Nel 2024, quando alla presidenza c’era il democratico Joe Biden, i rifugiati accolti e messi sotto la protezione degli Usa erano 100mila. Nel 1980 furono più di 200mila. Un portavoce della Casa Bianca ha sottolineato che la decisione non è definitiva e che la stretta così formulata è «pura speculazione». Intanto, però, l’Amministrazione è allertata. C’è un dettaglio dell’iniziativa che, se confermato, preoccupa gli addetti ai lavori: lo status di rifugiato verrà concesso in quota maggiore agli afrikaner, una minoranza del Sudafrica di origine olandese, quindi bianca, che secondo Trump subisce sistematica discriminazione. Motivo ricorrente nella retorica del Make America Great Again che rischia di bloccare gli aiuti per chi fugge dalle violenze di Paesi come Congo, Sudan e Somalia. Oltre agli afrikaner, The Donald potrebbe accogliere alcuni afgani che hanno assistito il governo statunitense durante il conflitto in Afghanistan e ucraini. I posti non assegnati verrebbero eventualmente destinati ad altre nazionalità.
Nel frattempo, il Dipartimento di Stato indurisce la stretta contro gli studenti stranieri annunciando la revoca del visto per motivi di studio a 6mila persone. La gran parte di queste, circa 4mila, dovrà lasciare il Paese perché residente oltre i limiti previsti o schedata. Nel mirino delle autorità, messo a fuoco grazie al controllo sui social media, ci sono ragazzi finiti nei guai per crimini come aggressione, furto con scasso o guida in stato di ebbrezza. Una piccola minoranza (200-300 casi) verrà invece allontanata per legami con organizzazioni terroristiche. Mossa, quest’ultima, che si colloca sulla scia delle manovre con cui Trump ha cercato di ripulire i campus americani dai filopalestinesi che, nel corso della guerra tra Israele e Hamas, hanno organizzato manifestazioni di solidarietà a favore di Gaza. Linea su cui si è consumata la frattura con alcune delle università più prestigiose del Paese additate come roccaforti dell’antisemitismo. Ai diplomatici statunitensi all’estero è stato chiesto di essere vigili nei confronti di chi chiede un lasciapassare per Washington avendo un trascorso di attivismo politico di orientamento contrario alla politica estera degli Stati Uniti. Secondo l’associazione Open Doors, gli studenti internazionali dell’anno accademico 2023-24, erano 1,1 milioni. Il trumpismo è arrivato anche al cuore l’agenzia statunitense per la cittadinanza e l’immigrazione (Uscis) che ha ordinato l’aggiunta di una nuova voce ai criteri in base a cui viene valutata la richiesta di diventare cittadino americano: «la buona condotta morale». Per gli addetti ai lavori si tratta chiaramente di una trovata per respingere le domande e scoraggiare i candidati dal presentare domanda.
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